Girodivite - n° 50 / febbraio 1999 - Chiapas,
Nord/Sud, Politica
Non sono naufraghi del Novecento
intervista a Vázquez Montalbán. - Da Il Manifesto, 18 febbraio 1999.
Vázquez Montalbán: lo zapatismo prefigura una politica per il futuro
Lo scrittore e saggista spagnolo ha incontrato il subcomandante Marcos. "Gli
zapatisti sono assediati, ma sono loro ad assediare il potere, un po' come quella
volta che, in un vecchio film, Chaplin catturò da solo l'esercito del
kaiser"
- CÉSAR GÜEMES * - CITTA' DEL MESSICO
N on c'è luogo in cui posi il piede che non produca
un libro. Il suo recente viaggio a Cuba, per esempio, ha dato come risultato
le settecento pagine del suo nuovo lavoro, Y Dios entró en La Habana
(Aguilar editore). Di modo che non sarebbe strano che, dopo la sua visita in
Messico, il suo giro per il Chiapas e l'incontro con Marcos, lasci il tutto
consegnato per iscritto.
Manuel Vázquez Montalbán, narratore, poeta, giornalista, ha
lasciato per qualche giorno la sua casa di Barcellona ed è stato in Messico.
E' appena tornato dal Chiapas, don Manuel. Con che nazione si è incontrato?
Ha visto quel che sperava di vedere?
Ho una conoscenza del Messico derivata più da quel che ho letto che
da quel che conosco. Ho fatto diversi viaggi, ma poche volte sono riuscito a
andare oltre lo sguardo del turista, che è un livello di conoscenza che
quasi mai riesce a stabilire conoscenza o comunicazione autentiche. Mi interessa
il Chiapas come fenomeno messicano, ma anche come fenomeno universale, nel senso
che di lì viene una sfida, una proposta di cambiamento, una nuova maniera
di intendere la politica, e l'apparizione di un nuovo soggetto storico sul quale
non si contava, che è quello indigeno. E a proposito di ciò, mi
chiedo fino a che punto questo soggetto ha una esistenza reale, visto che è
anche una metafora. Parlo della mnetafora di quella parte di cittadini del mondo
i cui diritti devono essere riconosciuti. Tutta l'esperienza che ha girato intorno
al Chiapas mi è sembrata di interesse globale.
Lei ha mantenuto da tempo una corrispondenza con Marcos, parte della quale
pubblica nel suo più recente libro. Possiamo dire che è tornata
d'attualità la vicinanza che offre la comunicazione epistolare?
Forse corrispondenza è una parola eccessiva. Corrispondenza era quella
che tenevano Gide e Rilke, che sapevano scriversi. Però, sì, Marcos
e io ci siamo scambiati qualche lettera a proposito di certi libri miei che
lui ha letto più altri che gli ho mandato. E in effetti ho pubblicato
almeno una sua lettera e la mia risposta.
E' venuto apposta per incontrarsi con Marcos?
Uno si incontra con tanta gente che a momenti non sa chi ha visto. Per di
più, è molto difficile affermare che ci si è incontrati
con Marcos, perché con il passamontagna si somigliano tutti.
Sapere della sua presenza in un luogo equivale a pensare che prepara un nuovo
libro. Sta lavorando a un testo sul subcomandante Marcos?
No, perché credo che dovrebbe farlo un messicano. Quello che invece
mi azzerderei a fare è un opuscolo o un pamphlet, nella linea del Pamphlet
dal pianeta delle scimmie, un testo che, mi risulta, a Marcos piace. E non
si tratterebbe di mettermi su un terreno nel quale gli intellettuali messicani
si sentono più sicuri di me. Mi interessa molto Marcos come metafora
di una nuova modernità. Non mi pare che sia l'ultimo rantolo rivoluzionario
del XX secolo, ma l'annuncio di quel che può essere una attitudine rivoluzionaria
nel futuro, che è una rivendicazione etica della politica; in secondo
luogo, una chiamata alla società civile per un protagonismo critico e
controllore della condotta politica; più le convenzioni democratiche,
che in via di principio nel voto e per iscritto implicano uguaglianza per tutti.
In questo senso, Marcos o quel che significa il movimento zapatista è
di sommo interesse non solo per il Messico, ma per il fronte culturale che si
stabilirà tra globalizzatori e globalizzati.
Quanto direbbe che si sa, in Spagna, sugli avvenimenti politici nel sud-est
messicano?
L'informazione arriva filtrata, per prima cosa, attraverso i corrispondenti,
poi attraverso le sezioni internazionali di ciascun giornale, che a volte sono
anche più a destra dei corrispondenti. C'è stato un primo momento
di sbandamento, non si sapeva di che si trattasse, e allora si raccontò
assolutamente tutto e si creò una grande aspettativa.
Released online: September, 1999
