Girodivite - n° 57 / ottobre 1999 - Ecologia,
antinucleare
Mai dire banzai
di EsseEffe
Il 30 settembre è la volta della centrale nucleare di Tokaimura in
Giappone. "Incidente nucleare, incubo in Giappone" titola il Corriere
della Sera l'1 ottobre. "Per ora nessun pericolo in Italia" ci tiene
a precisare il catenaccio, e già quel "per ora" risuona sinistro
nelle nostre teste più che essere rassicurante (del resto, quando succede
una qualche tragedia nel mondo, tipo un aereo che cade o similia, i giornali
e le televisioni ci rassicurano subito: "ma nessun italiano a bordo".
Come dire "è accaduto ma ce ne può fregare di meno").
Il giorno successivo i titoli dei maggiori giornali italiani recavano il titolo
trionfante sui tecnici giapponesi "samurai" che si sono immolati sfidando
la radioattività per salvare città e umanità dalla "sindrome
cinese" - la fusione del nocciolo e relativa perdita di qualsiasi capacità
di controllo su quello che potrebbe accadere in casi di questo genere.
La mattina del 2 mi trovo a parlare con un (vecchio) compagno. "Però,
questi giapponesi!", dice ammirato. Nella tragedia, l'eroismo umano, persone
che si sacrificano per il bene collettivo - gli eroi appunto. Mentre
me ne torno a casa mi ritornano in mente antiche frasi: "Beato quel paese
che non ha bisogno di eroi...", ricordo.
Cari Nicola, scusa per il "vecchio" di poco fa - tu hai una vitalità,
una capacità di indignazione e una coerenza invidiabili. Permettimi però
di dissentire sulla tua ammirazione. Io trovo che sia stata una tragedia nella
tragedia che si sia dovuti ricorrere all'olocausto di vite umane per la scellerataggine
di una centrale nucleare. Probabilmente non c'erano (non hanno trovato) altre
soluzioni. Ma che il nostro tecnologissimo Occidente (di cui il Giappone è
punta ben più avanzata della stessa Italia) non trovi altre soluzioni
per mettere a tacere una centrale nucleare io lo trovo un (ulteriore) segno
di allarme e di rabbia.
Rabbia perché si continuano a costruire e far funzionare le centrali
nucleari. Noi - e dico "Girodivite" e i gruppi di compagni che gravitano
attorno - proveniamo dalle lotte ecologiste. Alcuni anni fa siamo stati i promotori,
nella nostra città, del referendum che ha bloccato l'avventurismo italiano
in questo settore. Ricordate Chernobyl? Fino a poche settimane prima in Italia
era dominante una lobby - che legava FIAT e settori dell'industria pesante -
che voleva riempirci di centrali nucleari. Dovevamo uscire dalla "dipendenza
dal petrolio", si diceva, come se poi in Italia esistessero giacimenti
di uranio. Abbiamo vinto quel referendum - una delle poche vittorie della sinistra.
Appena un anno dopo il referendum la lobby era ripartita di nuovo, per premere
su un "ripensamento". Hanno tirato fuori dal cappello la storia (perché
di bugia si tratta) delle "centrali nucleari sicure". Una rivista
per altro rispettabile, "Le Scienze" edizione italiana di "Scientific
American" dà voce a questa lobby. (Io dal canto mio non ho più
rinnovato il mio abbonamento, per protesta). C'è un filo che lega FIAT
a General Elettric, e le 2-3 multinazionali americane che posseggono in esclusiva
i brevetti. "L'incidente di Chernobyl è accaduto perché le
centrali nucleari sovietiche sono vecchie e insicure" ci hanno assicurato
con cinica sicurezza: "Da noi non potrebbe mai accadere". E'
accaduto in Giappone.
Sullo stato delle centrali nucleari nell'opulento Occidente valgano i continui
"incidenti" accaduti e che accadono negli Stati Uniti. Alcuni anni
fa un'inchiesta in Germania rivelò come per la pulizia delle parti radioattive
delle centrali nucleari non venivano utilizzati costosi robot ma meno costosi
immigrati turchi. Su come vengono condotte le operazioni all'interno della centrale
giapponese di Tokaimura - l'assenza di qualsiasi piano d'emergenza, il pressapochismo
ecc. - ora i nostri divertiti giornali danno spazio grondando disapprovazione
filistea e ipocrita. Homer Simpson lavora in una centrale nucleare ma sembra
che stavolta (stavolta?) la realtà superi il grottesco.
No, caro Nicola. Non mi piacciono quei Paesi che inneggiano agli Eroi. La
sinistra nella crisi di questi anni si rifugia nei fantasmi di Che Guevara.
No, neppure questo mi piace. Persone che diventano simboli - Mussolini, Hitler,
Milosevic o Saddam Hussein... -. Non mi piace dover ammirare Pantani (quando
vinceva e non veniva scoperto dopato), non mi piace Stakanov - per chi troppo
giovane non sa, l'eroe dell'URSS, l'operaio che lavorava più di tutti
per il bene del socialismo e per la costruzione del "mondo nuovo"
-. Preferirei che non ci fosse bisogno di ammazzare degli uomini perché
la città continui a essere governata da mercanti e mandarini: non è
così che avviene la "purificazione". Il risanamento avviene
smantellando le centrali nucleari, e tutte le industrie inquinanti - noi di
"Girodivite" viviamo vicino a un posto che si chiama Priolo, su cui
sorge una serie di raffinerie di petrolio: se salta in aria Priolo, si dice,
salta in aria tutta la Sicilia orientale. Non esistono piani d'emergenza di
alcun tipo, e viviamo in una delle zone a più alto rischio sismico d'Italia.
Per me - continuo a pensare -, è una umanità ben triste quella
che ha bisogno di eroi.
Released online: October, 1999
