Girodivite - n° 56 / settembre 1999 - India, ecologia
Una diga contro Narmada
comunicato diffuso dall'associazione Ya Basta!
APPELLO INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA’ ALLA LOTTA CONTRO LA COSTRUZIONE DELLE
DIGHE NELLA VALLE DEL NARMADA (INDIA)
300 attivisti arrestati! Lo scorso 20 settembre 300 persone sono state arrestate
a Domkedi dopo che la polizia ha fatto irruzione in questo villaggio del Maharashtra.
La polizia ha trascinato fuori dall’acqua Medha, Sitarambhai e Devram che fanno
parte della “Dedicated Squad” mentre stavano attuando un forma di lotta non
violenta (Satyagraha), restando immersi, immobili per 27 ore nelle acque del
fiume Narmada che sta salendo di livello nel bacino della mega diga “Sardar
Sarovar”.
La polizia ha usato violenza nei confronti di Medha che è sta presa a calci.
Centinaia di attivisti lungo le rive del fiume stanno attuando lo stesso tipo
di resistenza. L’acqua aveva inondato i campi e le case nel Maharashtra e nel
Madhya Pradesh sin dalla sera del 17 causando seri danni e sofferenze alle popolazioni
dei villaggi ma subito i tribali e la popolazione della valle, insieme agli
attivisti dell’Andolan (NBA) con Medha la loro leader, avevano deciso con fermezza
che non si sarebbero mossi a costo di morire.
La sfida contro l’allagamento della valle era ripresa il 28 giugno nel villaggio
Domkedi quando il vecchio attivista Siddharaj aveva ribadito la necessità di
lottare contro la distruzione delle risorse naturali del paese e la distruzione
dei diritti basilari in nome dello “sviluppo”. Gravi sono i problemi di coloro
che sono stati dislocati e forzati a vivere nelle aree di reinsediamento. Molte
delle tribù costrette a migrare hanno fatto ritorno nei villaggi di origine.
Il “SATYAGRAHA” è il punto cruciale di una lotta che dura da 14 anni e che
in ..”nessun caso permetterà l’avanzamento dei lavori della diga dal momento
che vi è stata resistenza al dislocamento forzato dei tribali e che i problemi
della diga restano insoluti. Una delegazione di “YA BASTA!“ alla fine di agosto
scorso ha portato la sua solidarietà alla lotta degli Adivasi (tribali ) ribadendo
la necessità di collegare le lotte a livello globale e a sua volta chiedendo
il supporto dei movimenti dal basso per le lotte che sta costruendo in Italia
e in Europa insieme a numerose altre forze.
EMIGRAZIONE INTERNA
Molti adivasi dislocati con la forza dall’area della diga vanno a confluire
negli slum periferici delle grandi città come New Delhi e Bombay dove vivono
nella povertà più estrema e dove per i loro comportamenti naturali (fare i propri
bisogni in strada ) corrono il rischio di essere colpiti a morte dalla polizia
come è successo un anno fa . E’ una situazione simile a quella europea dove
il sistema non tollera comportamenti sgradevoli (homeless che pisciano per strada)
degli indigenti e che tenta di far “quadrare il cerchio” con misure di polizia.
Recentemente tribali dislocati a causa della diga vendevano i loro bambini alle
agenzie straniere che trattano adozioni.
Molti tribali non hanno alcun titolo formale sulla terra su cui vivono da
generazioni e quindi sono facilmente ricattabili, non possono richiedere un
compenso ammesso che questa sia la soluzione del problema.In più hanno un rapporto
con il danaro paragonabile a quello che un giudice può avere con una busta di
ferilizzante! Certo non li stanno annullando o portando nelle camere a gas ma
le testimonianze assicurano che la qualità degli insediamenti è peggiore di
qualsiasi campo di concentramento del Terzo Reich… Per capire il problema basti
pensare che secondo uno studio dettagliato fatto solo su 54 grandi dighe delle
3300 in tutta l’India condotto dall’ Indian Institute of Public Admnistration,
la media delle persone dislocate per ogni grande diga India è di 44182.
La lotta contro le dighe ha assunto nel tempo caratteristiche peculiari; non
è certamente una lotta contro il fato, essa ha fatto risvegliare dubbi sull’
intero sistema politico. Il problema sollevato riguarda la vera natura del sistema
“democratico” indiano.Chi è il proprietario della terra? Chi il proprietario
dei fiumi ? Dei pesci che vi abitano? Delle Foreste? Domande importanti alle
quali le istituzioni rispondono solo con gli eserciti, la polizia, la burocrazia,
i tribunali. I leader politici dell’India si affannano a dire che bisogna testare
i missili nucleari per proteggersi dalla minaccia della Cina e del Pakistan.
Ma chi proteggerà gli indiani dagli indiani? Che tipo di paese è questo? Chi
lo possiede? Chi lo governa ? Cosa sta succedendo? Il mostro neoliberista (
vedi multinazionali) si aggira anche qui lungo il fiume per risucchiare profitti
dopo aver lasciato morte e distruzione. Ma gli adivasi e i movimenti contro
la diga l’hanno giurato:
SARA’ UNA LOTTA FINO ALLA MORTE POICHE’ PREFERIAMO MORIRE CON DIGNITA’ LOTTANDO
PER NON PERDERE LA NOSTRA TERRA E LA NOSTRA IDENTITA’ PIUTTOSTO CHE PERMETTERE
CHE ALTRI CI ANNIENTINO!
Invitiamo tutti gli interessati a contattare l’associazione Ya Basta! per
costruire iniziative in sostegno della lotta contro la diga e per la difesa
di tutti gli adivasi dell’India! Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli
e contro il neoliberismo. Milano, via Watteu 7, 20125. tel 02 6706474 fax 026705621
email yabasta@tin.it
Released online: September, 1999
