Girodivite - n° 55 / luglio-agosto 1999 - Pacifismo,
dossier Kossovo
La voce flebile dei patriarchi
di Filippo Gentiloni. - Da: Il manifesto, 21 aprile 1999
Le chiese ci riprovano. Anche quella di Roma, nonostante i fallimenti precedenti
e pur sapendo che il suo credito a Belgrado è piuttosto scarso ha riaperto una
trattativa inviando un messaggio all'arcivescovo cattolico di Belgrado, Franc
Perko. Giovanni Paolo II: "Occorrerà ricordare a tutti i responsabili della
vita nazionale e internazionale che è sempre possibile la via del dialogo e
che tale via può sempre portare a trovare soluzioni onorevoli fra le parti,
nel rispetto degli uomini e donne di una stessa terra, figli tutti dello stesso
Padre". Ma la storia antica e recente parla a suo sfavore. La novità di ieri
è, invece, il viaggio a Belgrado di Alessio II, patriarca di Mosca, la chiesa
che di quella di Belgrado è come una sorella maggiore. Un incontro con tutti
i crismi della solennità e della sacralità. Barbe fluenti e cerimonie affascinanti;
mille candele accese e il profumo dell'incenso davanti alle icone. Preghiere
per la pace, ma per una pace che salvi e rinsaldi la grande anima slava. I patriarchi,
in fondo, plaudono al parlamento della federazione che ha solennemente rinnovato
la fratellanza della Serbia con la Russia e la Bielorussia. L'anima slava è
cristiana, sembra ripetere il patto: un cristianesimo antico e profondo, che
ha sempre combattuto sia contro Roma che contro l'Islam e che ha sempre visto
con una certa invidia il primato di Costantinopoli sull'ortodossia. In un'intervista,
Alessio II: "Le giustificazioni umanitarie addotte dagli occidentali sono una
ipocrisia bella e buona. Non si possono uccidere degli uomini, perfino civili
innocenti, per salvare altri uomini...". E aggiunge: "E' evidente che i serbi
non accetteranno mai il distacco del Kosovo dalla loro patria perché questo
territorio rimane il centro spirituale della Serbia. Ed è pure evidente che
gli albanesi hanno diritto di vivere in questa terra in condizioni dignitose,
senza le quali continuerà la guerra fratricida". Alessio II abbraccia sia il
patriarca di Belgrado Pavle, sia quella sorta di patriarca politico laico che
è, purtroppo, Milosevic. Riuscirà a convincerlo a fermare quella pulizia etnica
della quale a Belgrado non si parla nemmeno? E' molto difficile, come è difficile
che i cristiani della Nato, cattolici e protestanti, obbediscano al papa di
Roma. E' difficile per molte e gravi ragioni. Le voci religiose sono, sì, solenni,
ma dipendono fortemente da altre voci, quelle della politica e del potere. Non
si alzano più di tanto, per non perdere quei consensi che, ormai, dopo i decenni
della secolarizzazione, sono attaccati a un filo. E' difficile pensare che le
lacrime del vecchio patriarca di Mosca commuovano Milosevic più di quelle dei
vecchi, delle donne, dei bambini del Kosovo. Purtroppo, anche preti e pope fanno
ormai parte dell'apparato, del sistema: non osano contestarlo più di tanto.
Forse non arrivano più, come un tempo, a benedire missili e cannoni, ma non
provano neppure a scomunicare chi ne fa uso. Dopo i decenni dell'ateismo di
stato, i patriarchi hanno, sì, ripreso la parola, ma con voce flebile, per quanto
solenne. Una voce, sia la loro che quella di Roma, non in grado, purtroppo,
di fermare né i missili Nato né i massacri serbi. A meno di un miracolo, per
rimanere in argomento.
Released online: September, 1999
