Girodivite - n° 51 / marzo 1999 - Lavoro, Politica
PER LA COSTRUZIONE DI UN PERCORSO DI LOTTA REALE
Documento di bilancio e prospettiva all' indomani della manifestazione del 16
gennaio 1999 a Napoli Su questo documento, e sulle proposte operative che esso
contiene, invitiamo tutte le situazioni ad esprimersi attraverso contributi, valutazioni,
commenti, proposte. Girodivite contro l'omologazione.
PER LA COSTRUZIONE DI UN PERCORSO REALE DI MOBILITAZIONE DI MASSA CONTRO PRECARIETA'
E DISOCCUPAZIONE Appunti di bilancio e prospettiva all' indomani della manifestazione
del 16 gennaio a Napoli.
Crediamo sia possibile, come situazioni di lotta napoletane che hanno promosso
la mobilitazione del 16 gennaio, tracciare un bilancio positivo di questa giornata
di lotta. Alla determinazione e alla radicalità con cui la manifestazione è
riuscita a trasmettere segnali precisi di antagonismo e opposizione alle politiche
neoliberiste del governo D' Alema-Bassolino, c'è da aggiungere anche e soprattutto
la maturità dei diversi spezzoni dei movimenti di lotta che, nell' assunzione
di questo pur parziale momento di mobilitazione, hanno mostrato la capacità
di rottura dei confini localistici e vertenziali - da troppo tempo gabbie soffocanti
in cui si autocensurano le potenzialità qualitative e quantitative dei movimenti
: rottura, o meglio, oltrepassamento quanto mai impellente per ridare fiato
e forza anche semplicemente alla propria battaglia e alla propria specificità,
ma soprattutto per rinsaldare e ricomporre una trama generale di interessi,
di resistenza, di interazione, di controffensiva sociale quanto mai urgente
e irrinviabile. Mai come oggi, infatti, nel momento in cui le politiche economiche
vanno ad "incastrarsi" nel fragile quadro d' interdipendenza dell' economia-mondo,
nel momento in cui si vanno ad azzerare gli (im)possibili margini di riformismo
e di mediazione, nel momento in cui la dimensione economico-rivendicativa si
con/fonde nello spessore della dimensione politica, nessuna battaglia particolare
può pensare di r-esistere e vincere se non ha la capacità di interconnetersi
con gli altri segmenti di classe su un livello più complessivo di lotta e rompere
il quadro delle compatibilità date. All' interno di una configurazione sempre
più complessa del modello produttivo, intelaiato tra informatica e lavoro nero,
tra just in time e schiavismo pre-moderno, tra mondializzazione e caporalato,
in un quadro di parcelizzazione estrema delle vecchie e nuove figure dello sfruttamento,
la battaglia per il salario garantito assume una centralità in quanto terreno
possibile della ricomposizione delle mille soggettività di classe e possibile
vettore di mobilitazione immediata e di massa dei soggetti sociali reali. Le
enormi potenzialità di aggregazione e di mobilitazione attorno a questa battaglia,
in ragione di una sempre più insostenibile diffusione di sfruttamento, precarietà,
disoccupazione, esclusione sociale, sono l' unica possibile leva per ridare
spazio ed agibilità a soggettività ed opzioni antagoniste, per rimettersi in
movimento, per ricostruire immaginario e pratiche di massa "altre" rispetto
la passivizzazione e la rassegnazione. In questo senso, la questione lavoro/non
lavoro deve diventare, al di là delle specificità, terreno prioritario per ogni
soggettività antagonista, pena la propria autoghetizzazione e marginalizzazione
sociale. Alla luce di queste considerazioni, vista la valenza antagonista che
può e deve assumere questa battaglia "epocale", riteniamo pericoloso e perdente
incanalarla nelle secche "istituzionali", andando a stimolare più illusioni
riformiste che percorsi di conflittualità sociale : proposte di legge, raccolte
di firme ed altri strumenti tesi a stimolare la sensibilità del parlamento e
di una "presunta" società civile, non spostano e non sposteranno mai nulla in
termini di aggregazione, di percorsi reali, di internità sociale, restando quindi
inconcludenti anche dal punto di vista del risultato materiale. Mai infatti
nella storia recente e passata le istituzioni hanno deliberato a favore dei
subalterni, degli sfruttati senza che questi ultimi avessero impiantato rapporti
di forza capaci di imporre i loro interessi : l' obiettivo che dobbiamo proporci
oggi è appunto lavorare per quest' inversione di tendenza, recuperare internità,
ridare fiato alla conflittualità sociale, altrimenti non otterremo mai null'
altro che assegni di povertà e di sopravvivenza, imposti tanto dall' interesse
capitalistico a distruggere definitivamente il welfare quanto a salvaguardare
i principi della pietà cristiana e della pacificazione sociale. Più che lavorare
per costruirsi un (auto)rappresentazione astratta dei soggetti non garantiti,
più che costruire iniziative di lotta virtuali ed autoreferenziali, completamente
slegate dal corpo della classe, crediamo opportuno costruire e articolare percorsi
di radicamento sociale, organismi di lotta capaci di ridare forza al conflitto
di classe. DAL 16 GENNAIO IN POI....... Parlavamo del 16 come una positiva giornata
di lotta; questo potrebbe essere già molto, ma in verità è ben poca cosa rispetto
ai compiti che ci attendono in questa fase. Certamente la giornata del 16 gennaio
ha rappresentato un passaggio importante anche in prospettiva, nell' ottica
di dare slancio ad una battaglia per il salario garantito che travalichi quelli
che sono gli angusti confini in cui è ora relegata. Innanzitutto c'è da registrare
la riuscita, certamente parziale ma comunque significativa (visti i tempi che
corrono....) di un tentativo di ricompattamento di quella sinistra antagonista,
di quel variegato arcipelago dell' autorganizzazione sociale attorno un filo
conduttore su cui convergere e rinsaldarsi reciprocamente : contro disoccupazione
e precarietà, per la riduzione drastica della giornata lavorativa sociale, per
il lavoro e il salario garantito, per i servizi sociali gratuiti, si sono dimostrati
gli elementi adeguati di una piattaforma sociale in grado di "mettere in movimento"
i soggetti reali e non solo gli spezzoni già consapevoli ed organizzati. Ma
il risultato positivo, la concretezza reale di questa giornata di lotta si misurerà
unicamente attraverso la capacità che questa avrà, a partire dai soggetti coinvolti
e non solo, di darsi gambe materiali per svilupparsi, andando a valorizzare
i passaggi di lotta che negli ultimi anni, pur in modo discontinuo e frammentato,
siamo riusciti a mettere in piedi. La dimensione da cui partiamo è certamente
poliforme : esistono diversi segmenti di classe che hanno interagito nella costruzione
di questa giornata, dagli occupanti di case alle realtà autorganizzate di immigrati,
dai movimenti di lotta dei disoccupati, alle realtà studentesche, all' autorganizzazione
sindacale, dai centri sociali del nord agli Lsu del profondo sud e così via...
Ma questa poliformità, contestualizzata all' interno di una battaglia comune
per il salario garantito, può e deve diventare una ricchezza : il livello embrionale
di unità di classe che si è espresso nella piazza napoletana deve rappresentare
la prefigurazione possibile di un percorso di lotta che oltrepassi steccati
e muri divisori, alzati dai padroni ed introiettati finanche nei soggetti più
coscienti , per impregnare con dirompenza il tessuto sociale di istanze antagoniste.
A partire da questa necessità di sperimentare e confrontare percorsi possibili,
che vadano a rafforzare le battaglie specifiche e settoriali ma si pongano allo
stesso tempo sul terreno qualitativamente più alto della messa in discussione
complessiva dell' attuale sistema di oppressione, crediamo quanto mai impellente
riannodare un circuito minimo di comunicazione e di mobilitazione attorno alla
piattaforma messa in campo nella giornata del 16 gennaio. Una piattaforma che
già vive costantemente nella quotidianità delle lotte, nelle mille forme di
opposizione e di resistenza presenti nei luoghi di lavoro, nei territori, nei
luoghi della formazione, in quel tutt' uno che oggi è la fabbrica, ossia la
società. Una piattaforma che deve trovare una sua sistematizzazione, un suo
possibile allargamento, una costante ridefinizione teorico-strategica, ma che
necessita soprattutto di darsi un articolazione materiale attorno alla quale
darci concretezza e costanza. Del resto, nessun soggetto individuale e collettivo
può divincolarsi dalla costruzione di un' intervento e di un radicamento sociale
attorno alla questione lavoro/non lavoro, punta di diamante delle contraddizioni
sociali esistenti: studenti, immigrati, operai, precari, disoccupati, le mille
figure intermedie tra lavoro e non lavoro, necessitano certamente di costruirsi
spazi di agibilità, di autonomia e di intervento rispetto la loro specifica
situazione, ma non possono esimersi da rintracciare coordinate comuni, di classe,
per passare dalla resistenza al contrattacco. In questo senso la battaglia per
il salario garantito o riusciamo a rilanciarla a partire dai nostri territori,
del nostro agire quotidiano, oppure resta materia di disquisizione teorica,
parola d' ordine vuota, buona da inserire in ogni piattaforma di lotta per evocare
a sé quei soggetti reali da cui progressivamente rischiamo di allontanarci.
Oggi, per questo, vogliamo socializzare in modo collettivo la responsabilità
politica di dare slancio progettuale alla giornata del 16 gennaio e alla battaglia
complessiva contro precarietà e disoccupazione : non ci interessa minimamente
riconvocare ulteriori mobilitazioni in quel di Napoli, semplicemente perché,
pur essendoci sul nostro territorio un soggetto sociale propenso a mobilitarsi
anche su parole d' ordine "avanzate", è indispensabile che al fianco dell' esperienza
storica dei disoccupati organizzati a Napoli si vadano ad intersecarsi altre
esperienze reali di lotta su questo terreno, altrimenti c' è il rischio, per
quanto forte e radicata sia questa esperienza, che anch' essa possa essere "risucchiata"
nella pacificazione imperante, nella concertazione diffusa. Diversi nelle forme,
modellati a seconda delle proprie peculiarità, territoriali e non, comunque
è necessario che percorsi reali di lotta si mettano in piedi, che quelli esistenti
si rafforzino : e la loro interconnessione è una delle condizioni necessarie
perché questo avvenga. Non partiamo da zero : esistono una serie di figure sociali
che già si attrezzano per difendere i propri interessi, pensiamo ai Lavoratori
Socialmente Utili le cui forme organizzate ormai si diffondono a macchia d'
olio su tutta la "provincia italiana", ai baluardi dell' autorganizzazione operaia
che, malgrado i feroci attacchi del capitale, ancora resistono e si pongono
come spina nel fianco nei disegni padronali, ai centri sociali che oggi più
che mai necessitano di una loro ridefinizione strategica per ricollocarsi sul
territorio come luogo di organizzazione del conflitto per i "non garantiti",
ai collettivi studenteschi consapevoli della necessità di uscire dallo "studentismo",
alle diverse esperienze di autorganizzazione di precari e disoccupati che troppo
spesso stentano a trovare una capacità di incunearsi nel cuore del proprio referente
sociale. Naturalmente nessuno potrà affrontare le difficoltà di un intervento
nel sociale se non gli stessi soggetti che lo promuovono. E' possibile però
sin da ora costruire circuiti minimi di comunicazione e coordinamento tra le
situazioni di lotta che si muovono in territori affini dal punto di vista socio-economico,
sulle stesse problematiche, con lo stesso soggetto di riferimento : oggi più
che mai è necessario organizzare, coinvolgendo innanzittutto le realtà autorganizzate
del meridione, un luogo di dibattito e di iniziativa che si ponga da riferimento
per tutta la rabbia e l' esasperazione sociale ogni giorno più montante. Ma
pensiamo anche possibile e necessario costruire campagne unitarie di lotta sul
terreno del salario garantito che permettano a questa battaglia, e alle sue
mille articolazioni, di assumere una visibilità unitaria, nazionale (se non
europea...) e che siano al tempo stesso una leva possibile per recuperare radicamento
sociale e superare i rischi della marginalizzazione in cui troppo spesso rischiano
di cadere le diverse espressioni dell' antagonismo sociale. Come compagni e
compagne di Napoli, sottoponiamo all' attenzione di tutti, la proposta di costruire
un periodo preciso di mobilitazione, durante il quale strutturare una successione
di iniziative coordinate, attraverso le quali che rivendicare in piazza, in
modo determinato, il diritto a campare, lavoro o non lavoro; far seguire a queste
manifestazioni momenti di riappropriazione diretta di quote di salario (occupazioni
di case, di servizi sociali,...); bloccare con l' azione diretta i luoghi del
lavoro nero legalizzato (agenzie interinali,...) , le forme selvagge dello sfruttamento
(gli straordinari,....) ; organizzare momenti per bloccare il paese (l' intero
sistema ferroviario,....) . Queste ed altre mille forme di lotta che l' intelligenza
collettiva dovrà avere la capacità di inventare, possono essere il primo passaggio
per verificare la fattibilità di un percorso collettivo sulla questione del
lavoro/non lavoro. L' assemblea del pomeriggio ad officina 99 è stata certamente
un passaggio in questa direzione, tuttavia i tempi stretti e le condizioni "oggettive"
post-corteo non hanno permesso in tale contesto di sviscerare a fondo le questioni
politiche e operative. Per questo motivo, attorno a questa proposta, pensiamo
utile costruire un ulteriore momento qualificante di confronto, che vada a tracciare
e concretizzare in modo dettagliato quest' esigenza , per capire i tempi e i
modi di una sua possibile attuazione. Non abbiamo alcuna intenzione tuttavia
di "forzare" i tempi e costruire castelli di sabbia: la consistenza di questa
proposta operativa è e resterà proporzionale al livello di assunzione che questa
avrà da parte delle realtà nazionali. Lanciamo, attraverso questo documento,
semplicemente un invito a cogliere la possibilità di costruire qualcosa oltre
la semplice giornata di lotta , per quanto partecipata e combattiva sia stata.
Nella misura in cui quest' invito si tradurrà in comunicazione, in contributi
al dibattito, in circolazione di proposte, in assunzione di responsabilità,
in progettualità, non avremo alcuna preoccupazione a spenderci dentro tutte
le nostre energie, il nostro patrimonio politico. In caso contrario, vorrà dire
che i processi di maturazione di un soggetto reale, capace di dare rivendicare
i propri interessi e dare battaglia su di essi, sono ancora troppo flebili per
concretizzare quel salto in avanti di cui tuttavia si individua, da più parti,
con sempre più forza, la necessità.
Napoli, 24 gennaio 1999
I promotori della manifestazione del 16 gennaio Csoa Officina 99: lab. occ.
SKA; Movimento disoccupati in lotta per il lavoro (Napoli)- Movimento disoccupati
in lotta per il lavoro e il salario garantito (Acerra) - Centro comunicazione
antagonista Acerra - Slai-Cobas Fiat Pomigliano
PER OGNI GENERE DI CONTRIBUTO E DI COMUNICAZIONE : laboratorio occupato SKA
tel/fax 081 - 5522399 e-mail : ska@ecn.org http://www.ecn.org/ska (si consiglia
anche l' utilizzo delle mailing-list)
Released: September, 1999
