Girodivite - n° 55 / luglio-agosto 1999 - Pacifismo,
dossier Kossovo
Dodici bambini uccisi a Surdulica
di Tommaso Di Franceso - da: Il Manifesto, 29 aprile 1999 - La Nato ammette: siamo
stati noi. Belgrado ancora sotto tiro
La strage dei bombardieri della Nato a Surdulica è stata la risposta a tutte
le aperture disperate di questi ultimi due giorni, partite, in qualche modo,
da Belgrado. E ieri si è avuta tutta la drammatica dimensione degli effetti
dei missili dell'Alleanza atlantica sulla piccola cittadina del sud-est serbo,
quasi alla frontiera con la Bulgaria: 16 morti, tutti civili, e tra loro 12
bambini sotto i 12 anni. Ma è un bilancio più che provvisorio - alcune fonti
di Belgrado parlano di un centinaio di morti - perché le vittime finora sono
state estratte solo dalle macerie di 3 palazzi. I 4 missili lanciati sulla cittadina
(ma il sindaco di Surdulica parla di 12) hanno completamente raso al suolo 50
abitazioni civili e devastato o lesionato almeno altri 300, tutte residenze
a un piano o due. Ieri, squadre di operai e soccorritori hanno scavato tra le
macerie per tutta la giornata. Secondo il sindaco e il magistrato Mile Todorov,
i morti sono a decine. I missili si sono abbattuti su Surdulica alle 12 di martedì.
Alle 16.50 la gravità della strage veniva comunicata ai giornalisti dalla Vojska
Dom, il centro d'informazione dell'esercito, che invitava "in quindici minuti"
i giornalisti, per raggiungere il luogo che dista circa 350 chilometri da Belgrado.
Ma con gli autobus privilegiati per cameramen, tv e fotoreporter, difficile
trovare una macchina - la benzina è contingentatissima - e partire. Ieri al
centro stampa dell'esercito, proprio mentre la Nato ammetteva che "potevano
essere stati colpiti obiettivi civili a Surdulica", abbiamo visto con centinaia
di giornalisti il video girato dalla troupe dell'esercito, proprio quando andava
in onda in una tv laterale la trasmissione della Cnn sulla strage, censurata
da ogni immagine "cruda" sui corpi dei bambini squartati. E' stata una grande
mattanza, quasi una risposta alle aperture disperate lanciate in questi giorni
dall'"irregolare" vice-premier incaricato agli esteri, Vuk Draskovic. E forse
sotto quelle bombe, e sotto il bombardamento di ieri notte a Belgrado che, fatto
gravissimo per il regime, ha colpito con ben sette missili il Beli Dvor, il
Castello bianco dove ha sede la presidenza, c'è stato anche l'effetto collaterale
che ha portato alla destituzione di Draskovic a opera del premier federale Bulatovic
"per le sue dichiarazioni critiche verso altri dirigenti del paese". La devastazione
di Surdulica non verrà dimenticata facilmente. In un raggio di tre chilometri
le bombe hanno cancellato ogni cosa e aperto crateri larghi decine di metri.
Difficile riconoscere i vivi dai morti. Le poche ambulanze arrivate subito sul
posto hanno raccolto non corpi, ma brandelli, sulle lettighe sporche di sangue
con cui hanno raggiunto, inutilmente, gli ospedali. I resti sono stati disposti
in una sala laterale. Anche i corpicini dei dodici bambini. Quelli riconoscibili
erano tutti bruciati, calcinati e come ritirati, completamente a pezzi, altri
corpi pietosamente composti sui lenzuoli. Non c'erano in giro genitori a piangerli,
erano morti, squartati anche loro, o sotto le macerie, o feriti in ospedale.
Difficile identificare i cadaveri. Nel piccolo ospedale locale decine le persone
ricoverate, due in fin di vita, tante le donne anziane con le gambe amputate
o fratture ormai irrimediabili, spiegava il chirurgo militare intervistato.
Molte donne, ancora tremanti e incredule, avevano in mano i pezzi delle bombe
che le avevano ferite e che erano state estratte dai loro corpi nelle ore precedenti.
Tutto questo è stato censurato dalla propaganda della Nato, dalla Cnn e da tante
tv governative europee.La notizia e le scene di devastazione di Surdulica hanno
raggiunto Belgrado ieri con le prime immagini della tv jugoslava, avvelenando
il clima della città: per la prima volta da una settimana amici giornalisti
ci hanno pregato di non uscire da soli e stare attenti. Tutti si sono chiesti
il perché di questo bombardamento, mentre la Nato ripete il ritornello dell'errore
e dei missili "finiti fuori bersaglio". Effetto collaterale, insomma omicidio
colposo? Non pare proprio, se si valuta il fatto che la Nato ripete che voleva
colpire una caserma, che era invece a tre chilometri di distanza, ma vuota da
quando sono cominciati i raid: è possibile che nei "coraggiosi" comandi dell'Alleanza
non sappiano che da 35 giorni le caserme jugoslave sono completamente vuote?.
A meno che - fatto paradossale - non si sia voluto colpire il centro residenziale
di Surdulica perché magari molti uomini, come in tutta la Jugoslavia, sono richiamati
e vivono in uniforme. E allora altre stragi si preparano, il civile ormai drammaticamente
sconfina nel militare. No, ci troviamo di fronte a scelte predeterminate di
uccidere - tanto da meritare il tribunale dell'Aja per i crimini di guerra -
come nella strage del giorno precedente a sud di Urocevac, in Kosovo, nel piccolo
villaggio di Doganovic, quando, dopo un bombardamento che ha disperso sul territorio
le famigerate Cluster Bomb a frammentazione, alcuni bambini hanno raccolto le
"scatolette gialle", di fatto mine, per giocare: sono saltati in aria in cinque,
cinque bambini kosovaro-albanesi, Edon di 3 anni, Fisnik di 9, Osman di 13,
Burim di 14, Bajdet di 15, e due altri bambini sono stati ricoverati per gravi
ferite all'ospedale di Pristina. Sulle Cluster Bomb va ricordato che ogni jet
della Nato può portarne due container con 210 bombe l'uno, questo vuol dire
che in ogni bombardamento coprono un'area di 150 metri di larghezza e 1.000
di lunghezza con circa 420 bombe singole, concepite per attaccare truppe allo
scoperto oppure colonne di veicoli; non scoppiano tutte, ma il 20-30% restano
volutamente inesplose e quindi minano il territorio. La Nato sa che sono bombe
"non-intelligenti", per la vastità della zona che colpiscono e perché provocano
morti anche dopo un lungo periodo, chi rimane ferito ha il corpo devastato dai
micro-frammenti e dalle ustioni. Surdulica va ad aggiungersi alla strage del
quartiere di Aleksinac, dove morirono 20 civili, al bersaglio umano dei 70 profughi
kosovaro-albanesi di Djakovica, al massacro del treno di Grdelica, alla mattanza
di giornalisti assassinati mentre erano al lavoro nella tv di Belgrado. E' la
prova che la Nato non sta pacificando, né può pacificare questa terra, ma che
anzi si lascia dietro una scia di terrore e odio ormai insanabile.
Released online: September, 1999
