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Il governo italiano, con l'Operazione Arcobaleno, assiste i profughi in Albania e sostiene che i profughi non vogliono venire in Italia ma essere assistiti li' in loco. E' vero?
Stefano Kovac, responsabile dell'Ics (Consorzio Italiano di Solidarieta') per i campi in Albania, ha dichiarato: "Non e' affatto vero che i rifugiati vogliono rimanere qui in Albania. Moltissimi ci chiedono di andare in Germania, in Italia, in Svizzera e in tutti i paesi dove hanno loro parenti. Ma la indisponibilita' italiana, al momento, e' totale. Chi siede al tavolo delle trattative mi ha detto che il governo di accogliere i rifugiati in Italia non ne vuole sentir parlare". (Il Manifesto 18/4/99).
Il senatore Stefano Semenzato , che ha visitato i campi profughi, osserva: "Perche' una cosi' grande e pericolosa concentrazione di profughi? Non vogliono andarsene, dicono le fonti ufficiali largamente riprese dal governo e dall'opinione pubblica italiani. Vogliono rimanere a ridosso del confine per essere pronti a rientrare in Kosovo appena cesseranno le ostilita'. Ma e' proprio vera questa affermazione? Nei primi giorni il governo albanese aveva messo a disposizione degli autobus per permettere ai profughi di trasferirsi in altre zone. Ora questi autobus non ci sono piu', le uniche possibilita' rimangono i noleggi di costose Mercedes, mentre a Kukes per due stanze chiedono anche un milione di lire al mese." (Il Manifesto 18/4/99).
Quali rischi corrono i profughi ospitati in Albania?
A parte i rischi di epidemia e di carenze sanitarie intuibili (insufficienza di servizi igienici, sovraffollamento, ecc.), vi e' il rischio di un reclutamento piu' o meno forzato di uomini per le operazioni militari da parte della guerriglia dell'Uck. Questa e' una ragione per cui l'Ics ritiene utile una presenza di volontari per "smontare i pezzi sporchi" di questa guerra. Il senatore Stefano Semenzato ha dichiarato: "E' contro ogni criterio umanitario esporre tante persone alle malattie come e' contro ogni criterio umanitario esporre tanta gente ai rischi della guerra. I profughi di Kukes funzionano da retrovia e da base di reclutamento dell'Uck. Verso i profughi vengono agitate ragioni di vendetta verso i serbi, ma anche attuate azioni di reclutamento forzato e proposto il passaggio dalla miseria di profugo all'attivita' in formazioni paramilitari con divise nuove e lucide. Basta vedere le mappe della zona per capire come i profughi saranno imbottigliati fra la guerriglia dell'Uck, il fuoco degli elicotteri e le reazioni dei serbi." (Il Manifesto 18/4/99).