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C'e' stata una iniziativa pacifista per il Kossovo?
Si', da sei anni esiste una campagna pacifista di informazione e di sensibilizzazione per la tutela dei diritti umani dei kossovari. Essa ha avuto come scopo la risoluzione non violenta del conflitto in Kossovo e ha scelto la denominazione di "Campagna Kossovo" optando per la dizione "Kossovo" di origine italiana, differente sia dal serbo (Kosovo) sia dall'albanese (Kosova o Kosove). Il recapito della Campagna Kossovo e' presso: Casa per la Pace, casella postale aperta 8, Grottaglie, TA, tel./fax 099.5662252, e-mail: casapace@netfor.it oppure davac@tin.it oppure eccetera@tin.it). Questa campagna aveva aperto un proprio "ufficio diplomatico" a Pristina, capoluogo del Kossovo, per mantenere i contatti con la resistenza nonviolenta organizzata da Rugova e per favorire un dialogo con le autorita' locali che servisse a tutelare i diritti umani dei kossovari e a promuovere, con i fondi dell'obiezione fiscale alle spese militari, forme di risoluzione nonviolenta del conflitto.
Il problema del Kossovo era gia' noto al Parlamento italiano?
Il 10 ottobre 1997 la Campagna Kossovo aveva organizzato una manifestazione di fronte a Montecitorio a cui hanno partecipato centinaia di profughi e cittadini del Kossovo, insieme ai militanti pacifisti della "Campagna Kossovo". Ma ad incontrarli c'era solo un parlamentare, Paolo Cento (Verdi), ed era presente per la stampa solo Radio Radicale. Il 10 dicembre 1998, in occasione del cinquantenario della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, una delegazione di pacifisti italiani, rappresentanti di numerose associazioni, si e' recata a Pristina per esprimere solidarieta' al popolo del Kossovo e per sollevare, con questa iniziativa internazionale, il problema Kossovo prima dell'esplosione totale; tutto cio' e' avvenuto nell'indifferenza dei mass media e del governo italiano che tendeva a mantenere una sorta di equidistanza fra i kossovari e Belgrado, affermando, per bocca del ministro Dini, che "i torti non stanno solo da una parte".
Come mai tanta indifferenza in Italia verso le violazioni dei diritti umani in Kossovo?
Alcune aziende italiane avevano in corso trattative che hanno portato alla stipula di lucrosi contratti commerciali. Ad esempio il rifacimento delle linee telefoniche della Jugoslavia.
"La mia unica colpa e' quella di aver coltivato da tempo, e negli anni, un ottimo rapporto personale con il presidente serbo Milosevic", ha dichiarato Lamberto Dini, ministro degli esteri (fonte: Il Messaggero 27/3/99). La Campagna Kossovo nel suo documento del 27/3/99 denuncia il trattamento di favore, nonostante la decennale repressione dei kossovari, accordato alla Jugoslavia "dichiarata per giunta zona di mercato privilegiato, cosa che ha aperto la corsa agli affari a molte nazioni tra cui l'Italia che ne e' diventato il primo partner economico attraverso accordi stipulati con STET (telecomunicazioni), FIAT e altre societa'".
Le conferme a queste informazioni sono riportate nei contratti che nell'estate del 1997 portarono alla "quasi immediata cessione per un miliardo di dollari circa del 49% delle azioni della Telekom serba a Telecom Italia e alla consorella greca" (n.1/99 speciale di Limes). Le aziende italiane cercarono di farsi spazio mentre era attiva l'avanzata in avanscoperta nel 1995 del gigante delle telecomunicazioni francese Alcatel e della Siemens tedesca, scrive sempre Johan Peleman, sullo stesso numero di Limes. In questa gara commerciale non vi fu spazio per gli aspetti etici e per le verifiche preliminari dei diritti umani in Kosovo, chiesti dalle organizzazioni pacifiste. Nel 1995 la Campagna Kossovo, nel suo "Appello per la pace nei Balcani", aveva infatti chiesto che l'abrogazione delle sanzioni verso la Jugoslavia fosse vincolato al rispetto dei diritti umani in Kossovo. L'Appello fu ignorato e la ripresa degli affari con Belgrado mise la sordina a chi invocava il rispetto dei diritti umani: sui giornali e in TV il dramma del Kossovo fu reso "invisibile". A nulla valsero neppure le 10.000 cartoline inviate al ministro degli Esteri Dini. Gli affari italiani ebbero la prevalenza sui diritti umani dei kossovari.