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E' appena uscito il nuovo romanzo di Stefano Benni,
"Spiriti" (Feltrinelli, 28 mila lire) e ha
già avuto l'onore di una stroncatura da parte
del maggior critico de "Il Sole 24 ore", Ermanno
Paccagnini. Non poteva essere altrimenti. La distanza
tra i difensori della società così come
è - il "migliore dei mondi possibili"
del Candide di Voltaire - e la lettura che ne
dà Benni è inconciliabile. Quello di Benni
non è solo un romanzo, ma è descrizione
di parte di ciò che siamo, la nostra società
occidentale dominata da tv e potere fine a se stesso.

Copertina di "Spiriti" di Benni. Accanto, foto di
Stefano Benni
L'arma utilizzata è la parola, nella forma della
satira, del grottesco, e della costruzione del mito.
Impietoso nell'analisi, Benni vuol dare tuttavia una
nota positiva - risparmiamo il finale a "sopresa"
- se non altro nell'affermazione che, nonostante tutto,
è ancora possibile la lotta contro le "forze
del male". Il manicheismo di Benni torce la parola
attraverso il rutilare linguistico, l'onomatopea, il
paradosso. Romanzo davvero "più vicino alla
fine del mondo che al suo inizio", che mette insieme
una mitologia del Passato contrapposta alla nuova micidiale
mitologia del Presente - il cantante rock, il militare,
il Presidente, il coreografo, l'impresario ecc. - perché
quelli che viviamo sono tempi speciali, tempi in cui
lo scontro sociale e culturale è davvero epocale,
tempi che prevedono che "ci sarà piangianza
e gran ridanza" (come dice uno dei riuscitissimi
personaggi concretizzati dalla scrittura di Benni).
Un libro da leggere, che diverte, da rileggere.
Spiriti umani contro spiriti guerrieriIl nuovo "visionario"
romanzo di Stefano Benni: "Spiriti" (Feltrinelli,
2000)Bancarella
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