L'ombra della storia sulla Mennulara Come dare voce a chi non l'ha mai avuta? Simonetta
Agnello Hornby, al suo primo romanzo, c'è riuscita.
E lo ha fatto raccontandoci una storia che ha la suspence
del giallo, le atmosfere del romanzo storico, le emozioni
di una storia d'amore, personaggi indimenticabili. E ti lascia
l'amaro della riflessione e il senso di appagamento di un
sogno, come ogni romanzo deve fare. I richiami sono tanti: I Viceré
di De Roberto iniziano proprio con un funerale, rito particolarmente
significativo in Sicilia, forse ancora oggi; in Verga troviamo
diverse figure femminili che emanano lo stesso fascino della
mennulara; in Sciascia e Brancati le figure della borghesia
inetta degli anni cinquanta. Ma il ritmo, il linguaggio, la freschezza del
racconto sono inediti. Sono tutte storie incoffessabili, tutte rimaste
nell'ombra. Sono storie tristi, cupe come i tetri palazzi
della Catania di De Roberto e le campagne arroventate dal
sole di Verga, senza speranza, senza riscatto. Materia difficile
per un narratore. Simonetta Hornby riesce a evitare di fare
del personaggio della mennulara una vittima, e della sua storia
una storia triste e patetica, perché "il segno
- dice Aldo Busi in una memorabile recensione del libro nell'inserto
de La Stampa del 21 settembre 2002 - dell'autore che si insinua
nei cento personaggi di Roccacolomba evocanti la Mennulara,
un'arpia di fata buona, è impercettibile, di una leggerezza
che ha lasciato a terra tutte le scorie della subcultura etnica
e dello storicismo" e perché " il registro
dominante levita in un'ironia mai prevaricante e mai per fuggire
dai problemi narrativi". E' "il pugno di ferro dello stile" che consente a Simonetta Agnello Hornby di creare un personaggio al tempo stesso vero e grande, come difficilmente oggi se ne possono creare. Ma è proprio il suo sfuggire, il suo silenzio, la sua personalità risolta tutta nell'azione e nelle testimonianze frammentarie, a farne un personaggio dello spessore d'altri tempi, d'altri romanzi. Un personaggio che è difficile amare senza sentire una certa inquietudine. Dice ancora Aldo Busi "La Mennulara non è una umiliata e offesa soltanto, non è un cuore semplice, è la sua riscossa, e il cuore si fa complicato, lungimirante per rassegnazione al martirio dovuto: gettando scandalo in un intero paese che sembra dominare del tutto con l'imperio dei suoi occhi e della sua voce e tradendo e sfruttando a sangue la povera gente da cui trae le sue miserrime origini, arriverà a umiliare, a offendere lei, a forgiare destini secondo un suo imperscrutabile disegno, a incutere paura senza averne mai e, riscattata, a soccorrere poi con generosità e pietà immensa chi dimostra di sottostare al suo inspiegabile potere, economico, sì, ma sorto sulla crudeltà per sé di confidare solo nel potere dell'intelligenza e del sacrificio. Se la donna sembra mantenere una sua zona di amore inviolato e inviolabile è solo per trarvi l'energia per il suo odio verso chi deve odiare o deve far finta di non amare per non turbare equilibri antichi, intoccabili e, soprattutto, per non essere avvicinata e rivelata nella sua compromettente, per lei insopportabile, vergognosa vulnerabilità di bambina senza mai infanzia e senza più futuro, e un solo presente per lei raggiungibile e non opprimente: da morta". Articolo apparso su Girodivite 96, ottobre 2002 Contesto: Simonetta Agnello Hornby
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