Demetra, di Carmelo Panebianco

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Demetra, di Carmelo Panebianco

Dorme sui gigli sui narcisi
scivola sui cigli assopiti.

Nel giardino delle Esperidi
assaporò l’ambrosia ricordò
impazzite falene sfidare
trascurati falò. Penetrò
col fiato cortecce trasmise
risvegli alla creta.

Volano alto i corvi
gli eucalipti.

Non la notte eclisserà
i tizzoni del roveto
mia Demetra
né l’impudicizia dello stagno.
Demetra, prezioso canneto
di ranocchi.

In quale profonda grotta
ti nascondi, Demetra?

Dovessi scorticarmi fronte
e inguine, io il klefta
ti scoverò tappeto radioso.
Dovessi cercarti cento
e mille anni coglierò
la fragola della tua selva
i datteri della tua bocca
Demetra, mio bouzouki.

In quale grotta profonda
ti nascondi, Demetra?

Colora il sangue
i vitigni.
La danza è fiato
rappreso del dio.

Dorme sui gigli sui narcisi
scivola sui cigli assopiti.

(da: Giardino celeste)(anticipata su: Girodivite 104/2003)

Contesto

Carmelo Panebianco

 


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