"Tutto ormai noto", di Sebastiano Addamo

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"Tutto ormai noto", di Sebastiano Addamo

Tutto ormai noto: l'amore
e lo scempio, le ferite, il pane
e i vermi sinuosi come rimorsi,
i treni senza meta volubili per la
collina come lunatici, come soldati
perduti dietro il loro pallore.

Su e giù per corsie d'ospedali
fendere lo spazioso tempio
del crepuscolo senza luce
i paradigmi ossuti e l'oscura
mestizia della speranza.

Dal treno scendono gai cadaveri
con grida e bandiere ne cercano
altri sotto il cielo
rosso di rose rosse
nella festa di rose rosse
nella festa di tempie arrossate.

Sotto il vento rose tempie e bandiere
si tuffano tra l'erba bassa.

Si sognano genesi e parabole
in muti colloqui come preghiere.

E io per me.

Per me lascio i miei dèi inetti e testardi
brucio vecchie (e nuove) domande
mi ristendo sotto l'opaca quercia
della terra nella luna furiosa,
per ritrovar soltanto (ma è tutto)
un cane oscuro in cerca d'altri occhi.

(da: Alternative di memoria)


Sebastiano Addamo: biografia

 


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