Peter Weiss

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Peter Weiss


Nato a Nowawes [Berlin] nel 1916, di famiglia ebraica, all'avvento del nazismo emigrò in Inghilterra, trasferendosi poi in Cecoslovacchia, Svizzera e Svezia. Prese la cittadinanza svedese. Sua moglie, Gunilla Palmstierna, fu la scenografa di tutti i suoi lavori teatrali (oltre che di Peter Brook e Ingmar Bergman). Morì a Stoccolma nel 1982.
Weiss si fece conoscere come grafico e come regista di films d'avanguardia. Poi pubblicò nel 1960 L'ombra del corpo del cocchiere (Der Schatten des Körpers des Kutschers), scritto nel 1952: si tratta di un breve romanzo la cui prosa analitica e ripetitiva rende assurda e frammentaria la realtà grazie all'accumulo di dati meticolosamente esatti. Un romanzo importante perché per la prima volta si usava una lingua pulita da qualsiasi contaminazione nazista. Lo stesso procedimento caratterizza il romanzo incompiuto Colloquio dei tre viandanti (Das Gespräch der drei Gehenden, 1963), pubblicato dopo due libri di struttura più convenzionale: Congedo dai genitori (Abschied von den Eltern, 1961) e Punto di fuga (Fluchtpunkt, 1962). "Congedo dai genitori" è un romanzo psicologico sul mondo dell'infanzia, negli anni '80-90 fu adottato nelle scuole tedesche come testo di lettura.
Con L'estetica della resistenza (Die Ästhetik des Widerstands, 1975 prima parte) Weiss si accosta al romanzo-saggio, trasformando la biografia di un operaio tedesco nella ricostruzione del suo sviluppo intellettuale. E' la sua ultima trilogia, dedicata al rapporto arte-cultura.
Di notevole rilievo i suoi lavori teatrali. La persecuzione e l'assassinio di Jean Paul Marat, rappresentato dai filodrammatici di Chareton sotto la guida del marchese de Sade (Die Verfolgung und Ermordung Jean Paul Marats, dargestellt durch die Schauspielgruppe des Hospizes zu Charenton unter Anleitung des Herrn de Sade, 1964) porta a estreme conseguenze alcuni suggerimenti del teatro epico di Brecht.
Dramma documentario è L'istruttoria : oratorio in 11 atti (Die Ermittlung : Oratorium in 11 GesÄngen, 1965). Basato sugli atti di un processo tenuto a Francoforte contro gli aguzzini di Auschwitz, Weiss sottolinea la collusione dell'apparato nazista con l'industria degli armamenti. Intenti polemici e mezzi tecnici analoghi si ritrovano anche nei drammi Cantata del fantoccio lusitano (Gesang vom lusitanischen Popanz, 1967) denuncia della politica coloniale portoghese, e Discorso sul Vietnam (Diskurs über Viet Nam, 1968). Più tradizionale è Hölderlin (1971), interpretazione politicizzata della biografia del poeta svevo.
Le opere di Weiss si inseriscono in un momento culturale irripetibile per la cultura tedesca. Da una parte le contrapposizioni ideologiche, il doppio dominio operato da USA e URSS; dall'altra il peso della storia recente (il nazismo) e l'ansia delle giovani generazioni di rinnovamento. Weiss scelse di vivere in Svezia, che allora rappresentava, tra i paesi occidentali, quello in cui maggiormente erano sviluppate le conquiste della socialdemocrazia. Il suo legame con la Germania rimase sempre strettissimo. E soprattutto il suo legame con Berlin. Le due Berlin. A Berlin ovest era il suo editore, Surkhampf; a Berlin est nacque, su iniziativa di Weiss e della moglie, una fondazione in cui tutto il suo lavoro fu raccolto. Era l'epoca in cui un berliense dell'est non poteva andare all'ovest e viceversa.
Sulla sua vita privata, ha lasciato testimonianze la moglie. Weiss teneva un quadernetto-diario in cui annotava di tutto. Scriveva con una vecchia Remington su fogli grandissimi, difficili da trovare. Quando correggeva, riscriveva e incollava con la tecnica dei collage.

Bibliografia: Peter Weiss

Der Schatten des Körpers des Kutschers (1960)
Abschied von den Eltern (1961)
Fluchtpunkt (1962)
Das GesprÄch der drei Gehenden (1963)
Die Verfolgung und Ermordung Jean Paul Marats, dargestellt durch die Schauspielgruppe des Hospizes zu Charenton unter Anleitung des Herrn de Sade (1964)
Die Ermittlung : Oratorium in 11 GesÄngen (1965)
Gesang vom lusitanischen Popanz (1967)
Diskurs über Viet Nam (1968)
Hölderlin (1971)
Die Ästhetik des Widerstands (1975)


© Antenati - 1994-1997


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