Paolo Volponi

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Paolo Volponi

Nato a Urbino nel 1924. Ha partecipato al gruppo di lavoro messo sù da Adriano Olivetti nel dopoguerra che poneva un nuovo modo di produrre e vivere il lavoro industriale. E' stato vicino alle posizioni politiche della sinistra.
Esordì con libri di poesie: Il ramarro (1948), L'antica moneta (1955), Le porte dell'Appennino (1960). Sono poesie caratterizzate da un ritmo breve e secco, dal costante riferimento al paesaggio appenninico. Passò alla narrativa con Memoriale (1962). Protagonista del romanzo è Albino Saluggia, reduce da un campo di concentramento tedesco, che vive con la madre nel Canavese afflitto da «mali» contratti in prigione: un principio di tubercolosi a cui si aggiungono complicazioni psicosomatiche. Un piano di assistenza ai reduci lo destina al lavoro di fabbrica: Saluggia fa il suo incontro con la nuova realtà dell'industria metropolitana. I medici che rilevano le sue incerte condizioni fisiche gli appaiono come personaggi che vogliono attentare al suo inserimento nella nuova comunità operaia. La durezza dei turni di lavoro e le insalubri condizioni ambientali provocano accessi più forti della malattia. Albino comincia a far esperienza della complessità dei rapporti con i colleghi di lavoro, i capi, i sindacalisti. E' ricoverato in un sanatorio, ma la lontananza dalla fabbrica aumenta la sua mania di persecuzione. Dopo un altro ricovero torna in fabbrica con l'incarico di ripiego di sorvegliante esterno del muro di cinta. Durante uno sciopero di cui nulla sa e capisce, aiuta gli operai manifestanti, in una ricerca estrema e incontrollata di solidarietà umana. Le guardie di vigilanza della fabbrica lo fermano. Sarà licenziato. Il ritorno alla casa materna vuol dire per Albino cedere completamente ai propri "mali".
Si impegnò nella rappresentazione spontaneamente simbolica dei rapporti alienati tra individui e strutture produttive. Il discorso continuò, con uno scarto ironico e poetico, nella Macchina mondiale (1965), il cui protagonista è ossessionato dal progetto di costruire una macchina che sia in grado di rimettere in sesto un mondo travolto dalla generale pazzia.
La tematica dello scontro tra realtà fittizia e autenticità esistenziale è arricchita nelle opere successive di motivi psicoanalitici, lirico-meditativi e fantascientifici, che si sviluppano in più ambiziosi progetti narrativi. E' il caso soprattutto di Corporale (1974), dove la nevrosi del soggetto ribelle si dissolve, dopo complesse vicende, nel tentativo furibondo di fagocitare in solitudine il «reale» attraverso le «ventose della sua accesa corporalità».
Nei due romanzi successivi, Il sipario ducale (1975) e Il pianeta irritabile (1978), l'impulso di rivolta dell'io tende a smorzarsi e a perdersi tra le esplosioni del «tragico quotidiano» e gli allettamenti di un piccolo mondo provinciale ancorato alle sue tradizioni storiche come la Urbino di "Sipario ducale", tra visioni interplanetarie apocalittiche e il dilagare dell'organizzazione consumistica e tecnologica. Alla deviante educazione di un ragazzo in periodo fascista è dedicato Il lanciatore di giavellotto (1981).
Torna al tema industrialista e all'analisi del mondo capitalistico con Le mosche del capitale, in cui quel mondo è visto 'dall'interno', attraverso la storia tra il realismo e le incursioni esopiane, di un dirigente di una grande azienda del nord italico.

Bibliografia: Paolo Volponi

Il ramarro (1948)
L'antica moneta (1955)
Le porte dell'Appennino (1960)
Memoriale (1962)
Macchina mondiale (1965)
Corporale (1974)
Il sipario ducale (1975)
Il pianeta irritabile (1978)
Il lanciatore di giavellotto (1981)
Le mosche del capitale


© Antenati, 1995-6


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