Vasco Pratolini

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Vasco Pratolini

1) notizie biografiche

Nato a Firenze nel 1913, di famiglia operaia, dovette interrompere gli studi per svolgere diversi mestieri. Autodidatta, entrò in contatto con l'ambiente di artisti e scrittori che frequentavano la casa del pittore Ottone Rosai. Fu impiegato presso la direzione generale delle Belle Arti durante il fascismo, e poi docente di storia dell'arte negli istituti superiori fino al 1952. Collaborò con il periodico «Il Bargello», divenne redattore insieme a Alfonso Gatto nel 1938 della rivista «Campo di Marte». Tra la fine degli anni '40 e gli inizi degli anni '50 svolse una fortunata attività di sceneggiatore e soggettista cinematografico, collaborando con i registi Visconti, Rossellini, Bolognini, Zeffirelli, Emmer, Zurlini ecc.. Dal 1951 visse a Roma. Vicino alle posizioni della sinistra e del PCI, nel 1956 fu tra quanti si pronunciarono contro la repressione attuata in Ungheria, e per la destalinizzazione. Morì il 12 gennaio 1991, dopo un silenzio narrativo durato 25 anni.

2) opere

Pratolini esordì con alcune primissime prove, poi ripudiate, pubblicate su «Il Bivacco» di Perugia nel 1931. Nel 1938 il suo primo racconto su «Letteratura». Le sue cose più mature inizieranno a essere pubblicate dopo la guerra.
Le sue prime esperienze narrative ritraggono una fanciullezza patetica e picaresca, descritta con toni tra il realistico e il lirico: Il tappeto verde (1941), Via de' magazzini (1941), Le amiche (1943), Cronaca familiare (1947). Maturò in questo arco di tempo la sua prosa, vicina alla 'prosa d'arte' ma capace di costruire solidi impianti romanzeschi. Il quartiere (1943) è la storia corale della presa di coscienza politica del sottoproletariato urbano: sono temi che saranno riproposti, in un registro più lieve e satirico ne Le ragazze di San Frediano (1949), e con una più approfondita lettura psicologica in Cronache di poveri amanti (1947). Risalgono a quegli anni anche Diario sentimentale, Un eroe del nostro tempo ecc. Si dedicò , oltre che al cinema, al teatro, con i testi teatrali: La domenica della povera gente (1952), e Lungo viaggio di Natale (1954).
Nel 1955 pubblicò Metello, primo romanzo della trilogia "Una storia italiana", completata da Lo scialo (1960) e da Allegoria e derisione (1966). La vicenda di "Metello" si svolge in un arco di tempo che va dal 1875 al 1902. Metello Salani, rimasto orfani appena nato e allevato da una famiglia di contadini, si trasferisce giovanissimo a Firenze per lavorare in un cantiere edile. Si accosta alle idee socialiste, partecipa alle lotte sindacali, si lega ai compagni di fede politica. Sposa Ersilia, figlia di un anarchico morto in un incidente sul lavoro. Nel 1902 un lungo sciopero blocca i cantieri edili. Metello, pur partecipando alla lotta, è distratto dalla frivola Idina, di famiglia piccolo-borghese, che sembra allontanarlo dalla solidarietà con gli altri compagni. Arrestato per la partecipazione allo sciopero, in carcere matura una maggiore coscienza politica. Scontata la pena, troverà a attenderlo la fedele Ersilia con la figlia, a ribadire una definitiva scelta di vita. "Metello" provocò al suo apparire un lungo dibattito nella cultura italiana della sinistra. A *Carlo Salinari che riconosceva nel romanzo di Pratolini il passaggio dal neorealismo a un realismo più maturo, si oppose *Carlo Muscetta secondo cui "Metello" rivelava i limiti ideologici e formali della poetica neorealista. Minore l'impatto sulla critica degli altri due volumi della trilogia. Pratolini fece poi una seconda edizione de "Lo scialo", considerevolmente variata rispetto alla prima versione.
Alla città e al mondo dell'adolescenza sono dedicati il romanzo La costanza della ragione (1963), e le poesie raccolte ne La mia città ha trent'anni (1967). "La costanza della ragione" testimonia un ripiegamento dal progetto della "storia italiana"; gli sviluppi della politica di quegli anni non sono estranei a questo mutamento, che avrà conseguenze anche sui tempi d'uscita dei volumi successivi a "Metello".
Una raccolta di «cronache in versi e in prosa» sono il volume intitolato Il mannello di Natascia (1985). Postume sono apparse le 35 cartelle de Inizio di un vecchio romanzo che fa parte degli inediti del fondo pratoliniano. Dal punto di vista saggistico ha lasciato poco. Si ricordano le "Cronache fiorentine del XX secolo", indagine sugli umori di una città, destinata a «Les temps modernes» di Sartre, e che Vittorini pubblicò su «Il Politecnico» nel 1947.

3) la storia che passa dalla cronaca

Nella trilogia pratoliniana, la vita fiorentina, colta in personaggi emblematici del proletariato e della borghesia, diviene il microcosmo in cui analizzare lo svolgimento di dinamiche sentimentali e politico-sociali. Nei vent'anni successivi al terzo volume della trilogia, Pratolini tentò a quanto pare di scrivere una quarta parte, "Malattia infantile", di cui però non è rimasta traccia nel fondo documentario lasciato dallo scrittore.
Le cose migliori di Pratolini sono le cose scritte tra il 1943 e il 1963. A esse appartengono due dei romanzi della trilogia e le due "Cronache". Una delle caratteristiche di Pratolini è la convergenza della visuale storica attraverso lo sguardo della "cronaca" cioè di quella storia minore e familiare, intima, in cui le storie degli individui ma anche quelle dei rioni, dei quartieri, trovano espressione. In lui è l'urgenza di «parlare a nome degli uomini, di rivelare il loro presente dolore» attraverso la narrazione del suo «privato dolore». Con l'acquisizione della coralità, del 'noi' che sublima l''io', in una funzione di testimonialità affettiva ma anche critica. Rivelando in quel microcosmo di via del Corno e dintorni lo specchio di una realtà collettiva trascendente sé stessa, anche quando, come in "Cronaca familiare", sembra più chiusa in un dialogo tu-io con il fratello morto. Nell'immediato dopoguerra, il salto: nel 1947-1949 Pratolini vede il recupero entro la 'cronaca' ("Cronache di poveri amanti") di una macchina romanzesca non aliena all'etica. Con l'effetto-ponte costituito da "Un eroe del nostro tempo", romanzo diverso, che assume un presente e una realtà dai «sentimenti sempre più forti» che chiede di essere aggredita. La coralità cede all'individuo, una ideologia schematica si fa pressante. Un Pratolini nuovo ma anche con una continuità di fondo come testimoniano "Le ragazze di Sanfrediano": rimane l'ambiente, ma l'ottica è diversa. E in ogni caso costante è l'attaccamento alla sua terra. Nel 1947 progetterà una «Cronaca napoletana» che abbandonerà tre anni dopo, ritenendo di non conoscere bene quella città: «Io penso che non si possa partecipare agli altri, raccontare, trasmettere, ciò che non si conosce». Di fronte all'ingiustizia che presiede alla vicenda umana, Pratolini scelse di raccontare, in due modi: insistendo ossessivamente sui traumi, o rappresentando le forme della liberazione umana dalla propria condizione di infelicità. Gli restò preclusa la strada della enunciazione filosofica del male e quella della sua rappresentazione allegorica. Pratolini vedeva i mali del mondo ma non il mondo come male: secondo molti scrittori di quel periodo, credette nell'assoluto della liberazione, i suoi personaggi partono da posizioni svantaggiose ma hanno davanti a sé 'il sole dell'avvenire'.
Dal punto di vista letterario sono i legami vari: con l'ermetismo fiorentino, Mario Pratesi de "L'eredità", il ligure diventato fiorentino Jahier, Tozzi letto in chiave sociologica più che linguistica. E il filone francese dei romanzi di Alain-Fournier, Charles-Luois Philippe ecc.

Bibliografia: Vasco Pratolini

Il tappeto verde (1941)
Via de' magazzini (1941)
Le amiche (1943)
Il quartiere (1943)
Cronaca familiare (1947)
Cronache di poveri amanti (1947)
Diario sentimentale
Un eroe del nostro tempo
Le ragazze di San Frediano (1949)
La domenica della povera gente (1952)
Lungo viaggio di natale (1954)
Metello (1955)
Lo scialo (1960)
La costanza della ragione (1963)
Allegoria e derisione (1966)
La mia città ha trent'anni (1967)
Il mannello di Natascia (1985)
Inizio di un vecchio romanzo

Contesto

Narrativa italica dopo il 1945



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