Jerome D. Salinger

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Jerome D. Salinger

Jerome David Salinger è nato a New York l'1 gennaio 1919 (è morto a Cornish [New Hampshire, USA] il 28 gennaio 2010). Dopo gli studi universitari a New York, prese parte come sergente di fanteria alla seconda guerra mondiale. Dal 1965 si è chiuso in un volontario e rigoroso silenzio, che ha fatto aumentare il carattere mitico della sua figura.

A differenza di altri prosatori della sua generazione, Salinger non privilegiò l'esperienza bellica, ma la trasferì su un piano simbolico. Il romanzo che gli diede la notorietà fu Il giovane Holden (The catcher in the rye, 1951). Il titolo italiano del romanzo, che si deve a Franco Lucentini, aggira il problema del titolo incomprensibile per un non-statunitense: "catcher" è un ruolo di difesa del gioco del baseball, mentre "rye" fa riferimento alla segale dalla quale si ricava il whiskey ovvero alla segale che cresce spontanea in fondo al prato di un campo dove si gioca a baseball. L'ambiente del romanzo è quello medio-alto borghese, con i suoi codici di comportamento, il suo conformismo, l'assenza di valori. Protagonista è il giovane Holden Caulfield, figlio di ricchi ebrei newyorkesi, che sta per essere espulso dalla scuola Pencey. Decide così di fuggire: si presenterà a casa dopo alcuni giorni, con l'inizio ufficiale delle vacanze di natale. Giunto a New York finisce in uno squallido albergo dove Maurice, un cameriere, gli procura una ragazza. Umiliato per la sua timidezza e derubato dal ruffiano, si sente defraudato e ingannato. Deluso dal sesso ma anche dagli altri miti: il jazz, il teatro, e soprattutto il cinema: è tutto un'odiosa e inutile finzione. Neppure le amiche capiscono l'angoscia di Holden, affannato osservatore dell'esistenza umana che vanamente aspira a essere un adulto responsabile, un "salvatore". Nella mente di Holden le immagini di Allie, il fratello morto di leucemia, continuano a sovrapporsi alla realtà. Dopo un incontro segreto con la sorellina Phoebe, Holden va dal suo vecchio professore Antolini, ma temendo che egli voglia sedurlo, fugge. Alla fine Phoebe convince il fratello a tornare dai genitori che lo affideranno alle cure di uno psicoanalista. Se la coppia borghese tende a riprodursi a propria immagine e somiglianza, sarà l'adolescente a tentare di distaccarsi per una propria ricerca di identità, rifiutando, proprio come lo Huck Finn di Mark Twain, di "lasciarsi educare". Il successo del romanzo si deve alla esemplarità della figura di Holden, personaggio che costituisce anche il punto di vista narrativo, oltre che al linguaggio che è una trascrizione avvertita del cosiddetto college slang, e all'ironia, ricca di partecipazione, che rientra nel filone del grande umorismo esagerativo nordamericano.

Anche nei Nove racconti (Nine stories, 1953) i ragazzi e il loro linguaggio sono l'occhio critico, la struttura narrativa, il veicolo ideologico in un mondo che ricorda in parte, per sottigliezza inquietudine tenerezza quello di F.S. Fitzgerald, uno degli autori prediletti di Salinger. A interessi di tipo metafisico, in particolare per il buddhismo zen, molti attribuiscono alcuni squilibri di fondo e il manierismo che caratterizza le opere successive di Salinger, capitoli ideali di una saga familiare: Franny e Zooney (Franny and Zooney, 1961), Alzate l'architrave, carpentieri! (Raise high the roof beam, carpenters!, 1963), e Hapworth 16 (1964) apparso sul «New Yorker» nel 1965.

Letture

La donna che tradusse il giovane Hodel / Luca Sofri

Contesto

USA 1939-1989



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