Arturo Onofri

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Arturo Onofri


Nato a Roma nel 1885 (morto nel 1928), fu tra i fondatori di ĞLiricağ (1912), collaborò a ĞLa Voceğ nel 1914-17. Nei versi giovanili è l'influenza di Pascoli e D'Annunzio. Scrisse saggi pascoliani ("Letture poetiche del pascoli", 1953). Successivamente elabora una personale poetica sulla base, tra l'altro, della dottrina esoterica di R. Steiner. Compose versi di origine mallarmeiano, accostabili in parte all'ermetismo. La sua posizione teorica è annunciata in una 'guida' al "Tristano e Isotta" di Wagner (1924) e sintetizzata in "Nuovo rinascimento come arte dell'io" (1924). Pubblica un gran numero di raccolte tra il 1925 e il 1935, dove tenta di definire una poesia filosofica, capace di restituire la religiosità panica che caratterizza l'approccio con la natura e con l'esistenza. La difficoltà del linguaggio poetico tradizionale a esprimere questa materia speculativa non si risolve appieno nelle invenzioni lessicali e sintattiche di Onofri. La sua poesia si ravviva a tratti di purissi mi squarci lirici, dando vita a una singolare interpretazione del simbolismo in rapporti di immagini guizzanti, in frequenti e ar dite aperture analogiche.
Si ricordano: Liriche (1907), Poemi tragici (1908), Canti delle oasi (1909), Disamore (1912), Liriche (1914), Orchestrine (1917), Arioso (1921), Le trombe d'argento (1924), Terrestrità del sole (1927), Vincere il drago! (1928), Simili a melodie rapprese in mondo (1929), Zolla ritorna cosmo (1930), Suoni del graal (1932), Aprirsi fiore (1935).



[1997]


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