Il fumetto: dalle origini al Primo Novecento

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Il fumetto: dalle origini al Primo Novecento

Parliamo di una forma letteraria che utilizza l'immagine grafica e la scrittura, si avvale di "storie" che vengono narrate attraverso l'immagine, e trovano sulla pagina (di carta o schermo del computer) il supporto. Nel suo aspetto satirico, le "battute" o l'aforisma viene "rappresentato" attraverso l'uso dell'immagine (e della parola). Nel campo cinematografico, il cartoon è la messa in opera di tali immagini - generalmente disegnate a mano o avvalendosi (a partire dagli anni Settanta del Novecento in poi) di elaborazioni digitali e del computer.

Il "fumetto" è il termine italiano che indica tale forma. In lingua inglese si usa il termine comics, o strips. In francese bandes dessinées.

Le origini europee

Sono diverse le nazioni che rivendicano la primigenitura del fumetto. Così la Gran Bretagna (Charles Henry Ross con Ally Sloper, 1867), Francia (Georges Colomb con La famille Fenouillard, 1889), Germania (Wilhelm Busch con Max und Moritz, 1865), Svizzera (Rodolphe Topffer con Monsieur Jabot, 1833) e Stati Uniti (Richard Outcault con Yellow Kid, 1895, e James Swinnerton con Little Bears, 1892). Noi puntiamo l'attenzione su Rodolphe Topffer.

E' nel 1827 che il maestro di scuola svizzero Rodolphe Töpffer, inizia a realizzare "Sette racconti per immagini" riuniti poi in volumetti di formato oblungo (e stampati nel 1833). L'idea piace e viene seguita dai francesi che, a partire dal 1839, fanno uscire alcuni periodici illustrati ("Illustration" di Amédée de Noé, 1839).

Scrive Gianfranco Goria, uno dei maggiori studiosi di fumetto: "Circa le "origini" della Letteratura Disegnata e nello specifico del cosiddetto "fumetto moderno", la data convenzionale ufficiale è, da molti anni ormai (nonostante la "critica" italiana se ne sia accorta solo da pochi), spostata al 1827/1833, con la realizzazione (1827) e la stampa (1833) della prima delle storie dello svizzero Topffer. Su questo non c'è più nessuno che dubiti. La ricerca è stata affrontata scientificamente, con diverse ristampe dell'opera completa di Topffer, mentre il ruolo dell'americano Yellow Kid è stato definitivamente ridimensionato, grazie anche proprio alle ristampe dell'opera di Outcault: non è mai stato il primo personaggio a fumetti, ma solo quello scelto ad arte dallo storico Coulton Waugh per dimostrare, a posteriori (nell'interessante saggio The Comics, del 1947), che il fumetto era "un'arte autoctona statunitense" (come si fece per il Jazz). In realtà di fumetti moderni a pieno titolo ce n'erano, negli USA, già da molto tempo. Lo stesso Topffer era stato più volte pubblicato negli USA, pochi anni dopo la sua pubblicazione in Europa, attrverso ristampe delle edizioni Inglesi dei suoi lavori. Solo che erano realizzati da autori non americani, o per lo meno, non americani da almeno un paio di generazioni. Il fatto è che il fumetto moderno arriva negli USA insieme agli emigranti europei. Dalla Germania in particolare arrivano gli "eredi artistici" di Wilhelm Busch e dalla Francia quelli di Topffer, Cham ecc. La gente si portava i propri giornali, le proprie riviste, i propri libri, che contenevano illustrazioni e fumetti di vario genere. Tutti questi autori del passato sono peraltro presenti nel libro di Waugh, per cui l'autore dovette studiare una definizione di "fumetto" che si adattasse solo a quello scelto per poter dare la primogenitura americana.
In realtà la definizione "scientifica" di ciò che in Italia chiamiamo riduttivamente "fumetto", ha richiesto molti anni di lavoro (da notare quello svolto da Scott McCloud con il suo Capire il Fumetto), nonostante fosse stato proprio Topffer, nel suo saggio di fisiognomia, il primo saggio sul fumetto mai scritto, a dare una prima definizione di quell'originale mezzo di comunicazione delle idee che egli stava usando: "Fare letteratura per immagini non vuol dire servirsi di un mezzo per esprimere un'idea grottesca, ma non vuol dire neanche rappresentare una storiella o un motto. Significa invece l'invezione totale di un fatto per cui singole parti disegnate, messe una accanto all'altra, rappresentano un tutto" e nella prefazione a M. Jabot "I disegni senza il testo non avrebbero che un significato oscuro; il testo senza i disegni non significherebbe nulla".
Topffer ebbe successo, come diremmo oggi, di pubblico e di critica, ebbe una valanga di imitatori, tra cui Cham, che solo in seguito sviluppò uno stile personale, e diede la stura (aiutato dal suo "sponsor culturale", Goethe) alla comunicazione tramite Letteratura Disegnata o "storie fatte con immagini", come si diceva allora. Il fumetto si diffuse a macchia d'olio in Europa, riportando in auge un sistema di comunicazione che era stato invece normalmente utilizzato fino all'avvento della macchina da stampa, e straripò con naturalezza in America, col flusso degli emigranti. Diventò un fenomeno di massa negli USA". [*]

A partire dal 1895, anno nel quale il fumetto diventa business sui giornali in USA, la storia del fumetto è la storia del progressivo affermarsi di questa forma di espressione, da un territorio marginale e "popolare" o relegato al mondo dell'infanzia, alla cultura dotta. E, nel momento in cui si afferma tale, il compito degli storici di ritrovare gli "antecedenti" storici del genere: risalendo alle incisioni rupreste di età neolitica, fino ai bassorilievi della colonna traiana a Roma, e i 70 metri di tessuto dell'arazzo di Bayeu che trasforma in cartoon la conquista normanna dell'Inghilterra. E alle "storie a episodi" dell'incisore inglese William Hogarth (1697-1764).

La produzione statunitense

Il padre del fumetto americano è considerato l'americano Richard Felton Outcault, che nel 1893 realizza per il supplemento domenicale del quotidiano New York World - di proprietà di Joseph Pulitzer -, il personaggio di Yellow Kid: un brutto ragazzotto rapato, con addosso un camicione giallo, inserito non in una striscia (come saranno i fumetti successivi) ma in una sola animatissima scena invasa da personaggi popolareschi della New York dei sobborghi. La tavola ha come titolo "Down Hogan's Alley". Non ci sono ancora i balloons, le scritte poste al di sopra dei personaggi e che esprimono (visivamente) ciò che essi dicono: le scritte figurano ancora sulla camicia del ragazzo, oltre che su cartelli, insegne, lanterne luminose. Il 16 febbraio 1896 Outcault decide di utilizzare i balloons, le nuvolette che racchiudono le parole e i pensieri dei personaggi. Nel 1896 l'errore di alcuni tipografi fa diventare il grembiule di colore giallo e da lì inizia l'ascesa di "The Yellow Kid". Così verrà, infatti, soprannominato ora il simpatico eroe, che, ben presto, approda al supplemento domenicale a colori del "New York Journal" riscuotendo grande successo e moltiplicando in breve la presenza dei personaggi e dei fumetti sulle pagine dei quotidiani americani. Nato come espediente per aumentare le vendite dei quotidiani, prende il posto del racconto d'appendice.

Scrive Gianfranco Goria: la produzione di massa del fumetto in USA nasce "casualmente nel periodo in cui la star era Yellow Kid di Outcault, al centro della dura guerra di conquista da parte dei due principali gruppi giornalistici degli Stati Uniti. Per cui il massimo del primato che si può assegnare a Yellow Kid è quello di essere stato il segnale dell'avvento del fumetto come fenomeno di massa (ma ci fosse stato un altro dei tanti personaggi di allora in quel momento, il primato sarebbe toccato a quello, giacché la "massificazione" fu dovuta all'opera incontenibile dei due grandi editori concorrenti Hearst e Pulitzer e non del fumettista), per quei pochi anni che Yellow Kid, di sicuro non l'opera milgiore di Outcault, fu in auge. Per la cronaca, tutte le motivazioni addotte artatamente da Waugh [nel saggio The Comics, del 1947] non hanno retto la critica storica: Yellow Kid non nasce come fumetto, ma come illustrazione a piena pagina; il testo vi viene usato in modo destrutturato; non è stato il primo personaggio ricorrente nemmno nella storia del fumetto statunitense... e via così. Oltre al fatto che, come si diceva, le motivazioni addotte non qualificano assolutamente la natura intrinseca del fumetto moderno. Insomma, come sostiene Harry Morgan in Principes des Litératuress Dessinées (2003), "l'attribuzione dell'invenzione del fumetto a Outcault è un buon esempio di interpretazione abusiva, fondata su criteri superficiali". [*]

Approfondimenti: Yellow Kid: dal colore al merchandising, di G. Goria
Origine e diversificazione dei generi: il viaggio nel fumetto, di Thierry Groensteen

Nel 1897 sono pubblicati i Katzenjammer Kids, di Rudolph Dirks. In Italia arriveranno con il nome di Bibì e Bibò. Dirks e Knerr portano per la prima volta i fumetti in tribunale: è il 1913 e ognuno dei due disegnatori si ritiene padre legittimo dei monelli. Il giudice, salomonicamente, autorizzò entrambi a produrre le strips.
Sono molti i personaggi di fumetti statunitensi che arrivano anche in Italia, in traduzione, e con modifica del nome. Tranne Yellow Kid che in pratica è stato conosciuto in Italia solo negli anni Sessanta dagli studiosi del fumetto.

Nel 1896 (o forse nel 1899, gli studiosi non sono concordi) nasce Happy Hooligan [Fortunello] di Frederick Burr Opper.
Nel 1902 Outcalt, stanco del suo Yellow Kid, dà vita a Buster Brown [Mimmo].
Nel 1904 nasce la famigliola Newlyweds: il papà brutto e stupidotto, la mamma bellina che anticipa le "svampite", il figlioletto peste [Cirillino]. Ne è autore Geo MacManus. E' lui nel 1913 l'autore anche di Jiggs e Maggie [Arcibaldo e Petronilla], con cui raggiunge l'apice della popolarità.
Nel 1905 è Little Nemo di Windsor McCay.

Nel 1914 Randolph Hearst fonda la King Featuares Sundicate (KFS). Scopo: commercializzare i comics in tutto il mondo.
Ovviamente la buona riuscita di questo grandioso progetto é condizionata dal voler aumentare la redditività della produzione. Per questo gli editori statunitensi mirano a rivolgersi ad un pubblico il più ampio possibile, privilegiando personaggi in cui tutti, o quasi, possono riconoscersi.
Si punta, quindi, ad una comicità di facile comprensione.

Il fumetto francese

Bécassine, creata da JP PinchonI "precedenti" del fumetto in Francia sono le "images d'épinal", gli educativi fogli volanti e illustrati pubblicati a partire dal 1820 dal tipografo Jean Charles Pellerin, a cui collaborarono molti disegnatori illustri come Caran D'Ache.

Il fumetto moderno però nasce quasi contemporaneamente agli Stati Uniti. Tra il 1889 e il 1896 il professore di scienze Georges Colomb usa lo pseudonimo di Cristophe per pubblicare su settimanali, e poi in volumi, le "histories en images" della famiglia Fenouillard, prototipo del gruppo borghese intontito e travolto dal mondo che sta cambiando. Sue anche le storie di cucina e di caserma del Sapeur Camember.

Nel 1905 J.P. Pinchon è l'autore, per La Semaine de Suzette, delle storie che hanno come protagonista Bécassine, la servetta bretone maldestra ma dal cuore d'oro.

Il 4 giugno 1908, sul settimanale L'Epatant, appre il trio dei Pieds Nickelés: un gruppo di imbroglioni ma simpatici, creati da Louis Forton, che continuerà a disegnarli fino al 1934: un totale di 1949 avventure - gli si affiancherà negli ultimi anni anche Bibi Fricotin.

Il fumetto in Italia

In Italia c'erano i cartelloni dei cantastorie, e quello dell' "opra" dei pupi siciliani. L'adozione del fumetto rientra nel quadro dell'adozione delle mode e dei modi della borghesia internazionale da parte dei ceti privilegiati italiani. Fa parte della "modernizzazione" in atto. Il fumetto in Italia trova il suo pubblico soprattutto nel mondo dei ragazzi. E due riviste principali: L'Illustrazione dei Piccoli, edito a Torino da Picco e Toselli, che fa conoscere soprattutto il fumetto francese. E il Corriere dei Piccoli che fa conoscere i cartoonist statunitensi.

Il primo numero del Corriere dei Piccoli viene pubblicato il 27 dicembre 1908. Ne è direttore e fondatore Silvio Spaventa Filippi, giornalista e scrittore - erano sue le traduzioni allora correnti di Charles Dickens. Il Corriere dei Piccoli ebbe questa particolarità: i balloons sono sostituiti da didascalie in ottonari, a piè di ogni vignetta. Altra caratteristica, i nomi dei personaggi originari vengono sistematicamente italianizzati, e adattati a quello che si ritiene essere il mondo (un po' lezioso) dei bambini cui ci si rivolge: così Buster Brown, la sorelina e il cane diventano Mimmo, Mammola e Medoro. Happy Hooligan diventa Fortunello, zio Si diventa Ciccio, la mula Maud diventa Checca. Jiggs e Maggie diverranno Arcibaldo e Petronilla.
Fin dal primo numero il "corrierino" (come verrà ben presto chiamato), invita pittori e illustratori italiani a cimentarsi nel nuovo racconto disegnato. E in quel primo numero appare il primo personaggio italiano "a fumetti", il negretto Bilbolbul di Attilio Mussino. Hanno la possibilità di debuttare in questo modo i primi cartoonist italiani: Attilio Mussino, l'unico a produrre delle tavole a puntate con racconto completo ("Il collegio La Delizia"). Forse il maggiore di questo primo periodo è Antonio Rubino, pittore scrittore e poeta, creatore dei personaggi di Pino e Pina (1909), e di Quadratino (1909).

Contesti

Indice: l'Europa nel primo Novecento: 1890-1917
Il fumetto tra le due guerre
Il fumetto dopo il 1945
Yellow Kid: dal colore al merchandising, di G. Goria
Origine e diversificazione dei generi: il viaggio nel fumetto, di Thierry Groensteen

* Le citazioni di Gianfranco Goria sono un contributo espressamente scritto per "Antenati" (6 gennaio 2004). Sul web rimandiamo ai siti: www.fumetti.org e www.afnews.info per notizie più approfondite.


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