Genovesi, dal punto di vista filosofico è vicino a idee sensiste: riconosce come principio motore, sia degli individui sia dei corpi politici, il desiderio di sfuggire al dolore che deriva dal bisogno inappagato e chiama tale desiderio interesse, considerandolo come ciò che sprona l'uomo, non solo alla sua attività economica, ma anche alla creazione delle arti, delle scienze e ad ogni virtù (Lez. di commercio, ediz. 1778, 1, p. 57). Altre opere filosofiche: Meditazioni filosofiche sulla religione e sulla morale (1758); Logica (1766); Scienze metafisiche (1766). Nelle Meditazioni egli rifà a suo modo il procedimento cartesiano; ma riconosce il primo principio non nel pensiero ma nel piacere di esistere. Questo indirizzo che sembra derivato da Helvétius non impedisce al Genovesi di difendere le tesi dello spiritualismo tradizionale: la spiritualità e l'immortalità dell'anima, il finalismo del mondo fisico e l'esistenza di Dio.
Nelle Lezioni di commercio (1765-67) attribuisce un ruolo fondamentale allo stato, per spostare il peso dell’istruzione verso le scienze utili, sottoporre a giusta tassazione le proprietà feudali ed ecclesiastiche, favorire la creazione di efficienti aziende agricole, migliorare le condizioni di vita della popolazione - in prevalenza assoluta costituita da contadini -, e dare vita a un ceto medio imprenditoriale. Attraverso i suoi scritti e le numerose traduzioni Genovesi ebbe un ruolo fondamentale nel creare una tradizione di studi economici e un atteggiamento di impegno civile.