Ippolito Nievo

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Ippolito Nievo

1) notizie biografiche

Nacque a Padova nel 1831, in una famiglia liberal. Studiò legge a Pavia e Padova. Affascinato dal mazzinismo, svolse una intensa attività politica indipendentista. Nel 1856 subì un processo per vi- lipendio alle guardie imperiali a causa di un racconto, l'Avvocatino. Partecipò alla campagna del 1859 tra i Cac- ciatori delle Alpi - era una delle Cento Guide a cavallo (in realtà no- nostante il nome pomposo si trattava di un gruppo di tremila uo- mini male armati e peggio equipaggiati) -, e seguì Garibaldi nella spedizione siciliana. Dopo Calatafimi e Palermo rimase nell'isola, come intendente con compiti politico- amministrativi. Morì in mare sulla rotta Palermo-Napoli, per il naufra- gio del vapore 'Ercole' su cui si era imbarcato, nel 1861.

2) opere

L'attività di Nievo iniziò a Padova, ed è raccolta nel giro di pochi anni. Nel 1851 scrisse il romanzo umoristico e satirico An tiafrosidiaco per l'amor platonico (pubbl.1956): scrittura parodistica-deformante, dialogo allusivo di derivazione sternia na, che fanno promettere un buon narratore.
Nievo era un romanticista, attento a una rappresentazione rea listica della vita del popolo. Nel 1854 scrisse l'opuscolo "Studi sulla poesia popolare e civile massimamente in Italia". Nel 1855- 1856 sono alcuni racconti sul mondo contadino e sul Friuli della sua infanzia, che entrarono a far parte del Novelliere cam pagnuolo. In esse Nievo cade a volte in toni paternalistici e in ritratti idilliaci di maniera. Ma proponeva anche alla borghesia liberale un esame di coscienza sulle condizioni delle plebi con tadine. Dei sette racconti che compongono la raccolta il più riu scito è Il Varmo (1856), in cui è una prefigurazione dei capitoli iniziali delle "Confessioni di un italiano": i personaggi di Fa vitta e dello Sgricciolo sono un antecedente di Pisana e Carlino.
Nel romanzo Angelo di bontà (1856) emerge la sensibilità ai problemi del rinnovamento civile. Ambientato in una Venezia set tecentesca in pieno disfacimento morale e politico, esso, come pure il romanzo Il conte pecoraio (1857), è orientato lin- guisticamente verso il modello manzoniano. Nel 1859 Nievo torna sul tema dei contadini e della loro educazione con il romanzo in- compiuto Il pescatore d'anime. Mentre ai modi stilistici dell'"Antiafrosidiaco" rinvia la divertita effrazione del lin guaggio letterario del racconto lungo Il barone di Nicastro (1859).
Di scarso rilievo la contemporanea produzione teatrale, com prendente alcune commedie, e le tragedie in versi I Capuani e Spartaco, contenenti chiare allusioni all'attualità. Più interessanti le poesie: nei Versi (1854-1855) confluiscono la tradizione settecentesca e gli echi romanticisti (da Giusti a Prati). Più matura la raccolta Lucciole (1858), e la breve raccolta Amori garibaldini (1860). Siamo sempre nel- l'ambito di una produzione minore, nel clima del romanticismo patriot- tico. Sono testi che hanno pregio di sincerità e buona fede. Poesie pa- triottiche scritte nel pieno dell'azione politica e militare; al con trario di quanto avverrà con la produzione successiva quando lo Stato unitario sarà formato e ci sarà bisogno di costruire miti fondativi di una nazione (di qui l'articifiosità retorica dei Carducci, D'Annunzio ecc., il loro rifugiarsi nei miti artificiosi dell'antica Roma ecc.). Nel complesso anche le poesie patriottiche di Nievo sono brutte, così come illegibili risultano quelle contemporanee degli altri poeti- patrioti, da Berchet a Mameli a Ongaro ecc. Si legga un testo come "Il generale Garibaldi", con tenuto negli "Amori garibaldini". Garibaldi è il puro eroe a ca vallo che galoppa tra i suoi in mezzo al fuoco delle artiglierie. Ma mentre altra poesia patriottarda tenta gli scivolosi picchi del sublime, Nievo tende all'ingenuo incanto del foglio volante, stampato in occasione di feste e sagre (su fogli di questo tipo fu diffusa gran parte della produzione poetica di Berchet). Mentre Bechet gremisce la sua poesia di fantasmi, ectoplastiche apparizioni che vorrebbero prefigurare in forme allegoriche l'idea della nazione ventura, la poesia di Nievo si ferma a una maggiore aderenza a ciò che accade, le sue so- no poesie-flash. Ciò non significa che Nievo non usi tutti gli ele- menti e il bagaglio tecnico della tradizione poetica: si leggano i versi in cui, nella stessa raccolta, registra con aulica pronuncia classi- cista, l'amara delusione per l'armistizio di Villafranca.
Da ricordare anche la sua opera di traduttore: soprattutto da Heine, di cui fu uno dei primi traduttori italici, e dai canti popolari greci.
Dall'esperienza della campagna militare del 1859 e dalla delu sione di Villafranca, nacquero due opuscoli politici, "Venezia e la libertà d'Italia" (1859) e l'importante "Frammento sulla rivo luzione nazionale" incompiuto, in cui il problema della rivolu zione nazionale è identificato con quello della partecipazione cosciente dei contadini e quindi con quello della riforma agra ria. Accanto a tutte queste opere sono gli scritti sparsi sulla stampa periodica, in cui Nievo precisò le sue idee in fatto di lingua (difese i dialetti), e a favore della letteratura impegnata civilmente. Interessante anche l'epistolario, e i diari del "Giornale della spedizione di Sicilia", e le "Lettere garibaldine".

3) le "Confessioni di un italiano"

L'opera maggiore di Nievo sono le Confessioni di un italiano, pubblicate postume nel 1867 con il titolo voluto dall'editore, di "Confessioni di un ottuagenario". esse furono scritte velocemente tra il dicembre 1857 e l'agosto 1858.
La vicenda si immagina narrata dal protagonista, quando è ormai più che ottuagenario. Carlo Altoviti, allevato dallo zio il conte di Fratta, si innamora adolescente della cugina, la Pisana. A Padova dove va a stu- diare, è infiammato da ardori patriottici e liberali. La Pisana, che ha sposato un nobile vecchio e ricchissimo, un po' perché malconsi- gliata e un po' per fare dispetto a Carlo, lo raggiunge. Bizzarra, volubi- le, appassionata, gli resta accanto a Napoli dove il giovane partecipa ai moti della Repubblica Partenopea; poi a Genova assediata, e a Bo- logna. Qui lo abbandona, ma torna da lui a Venezia, quando lui si ammala: lo cura con abnegazione. Caduto Napoleone, Carlo partecipa ai moti liberali ma viene arrestato. E' condannato ai lavori forzati, e nel carcere perde la vista. Commutata la pena nell'esilio, si reca a London accompagnato dalla Pisana, che arriva a mendicare per aiu tarlo. A London Carlo incontra un amico, valentissimo medico, che gli ridona la vista: ma la Pisana ormai gravemente ammalata, muo re.
Nella cornice del romanzo storico contemporaneo con il suo inevitabile apparato scenografico, Nievo rivive in una trasposi zione quasi fiabesca il proprio mondo infantile, alla luce di una raggiunta maturità e di una eticità di stampo foscoliano- mazziniana. Il proposito è quello di raffigurare, attraverso la maturazione e le vicende del protagonista Carlo Altoviti, il pro cesso di formazione dell'unità nazionalista italica, dal tramonto della repubblica di Venezia del 1856. La figura del protagonista occupa così il centro di un quadro di ampie dimensioni. Accanto a lui la cugina Pisana, ritratto femminile modernissimo per com plessità e spregiudicatezza.
Nonostante squilibri e diseguaglianze all'interno del racconto, il romanzo presenta una straordinaria vitalità e freschezza, rispetto ai contemporanei prodotti narrativi italici. La scrittura è scorrevole, intercalata da sussulti oratori e da inaspettate alternanze di registri sti- listici. Si tratta del migliore prodotto narrativo tra Manzoni e Verga.

Bibliografia: Ippolito Nievo

Antiafrosidiaco per l'amor platonico (1956)
Studi sulla poesia popolare e civile massimamente in Italia (1854)
L'avvocatino (1856)
Il Varmo (1856)
Angelo di bontà(1856)
Il conte pecoraio (1857)
Il pescatore d'anime
Il barone di Nicastro (1859)
I Capuani
Spartaco
Versi (1854-1855)
Lucciole (1858)
Amori garibaldini (1860)
Venezia e la libertà d'Italia (1859)
Frammento sulla rivoluzione nazionale
Giornale della spedizione di Sicilia
Lettere garibaldine
Epistolario
Confessioni di un italiano (1867)





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