Ivan Goncarov

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Ivan Goncarov


Ivan Aleksandrovic Goncarov nacque a Simbirsk nel 1812. Figlio di un facoltoso statale, dopo l'università entrò nella burocrazia imperiale: fu prima funzionario ministeriale poi censore. Conser vatore moderato, scapolo irriducibile, condusse una esistenza tranquilla monotona, interrotta solo una volta da un «eroico» viaggio per mare in Estremo Oriente. Morì a Pietroburgo nel 1891.
Del suo viaggio in Estremo Oriente diede la descrizione ne La fregata Pallada (1855-1857). Ma già prima aveva favorevolmente impressionato la critica realista con Una storia comune (1847), romanzo a tesi sulle delusioni e la finale sconfitta di un giova ne idealista di provincia.
Nel 1859 un nuovo romanzo, Oblomov , cui seguì dieci anni dopo Il burrone , lo fece entrare nel ristretto numero dei classici nazionali. Tipico di una certa inclinazione del romanzo russo, evidente per esempio in Turgenev, a svincolarsi dall'interesse spe cificatamente narrativo, "Oblomov" è la storia di un non-fatto, di una immobilità fisica e ambientale che i ritmi lenti, ossessi vi del racconto rendono con morbosa sottigliezza. Oblomov è un personaggio di non comuni qualità di cuore e intelligenza, ma vive nell'indolenza assoluta. Il suo amico Stol'c chiama il suo viver di rendita, sonnecchiare, contemplare, «oblomovismo». Per Stol'c il lavoro è vita e energia, per Oblomov un impaccio. Servito dal rozzo e fedele Zachàr, Oblomov vegeta e sogna: ogni specie di sogni. In essi domina Oblomovka, la proprietà dei suoi avi, che per pigrizia sta lasciando andare in rovina. Ama la giovane Ol'ga, si fidanza con lei, ma la lascia, atterrito dalla richiesta di lei di un radicale mutamento di vita, di una più attiva partecipazione alla gestione del patrimonio. Ol'ga sposerà Stol'c, mentre Oblomov sposa la sua padrona di casa, Aga fja Matveena, semplice e rozza ma brava massaia. Stol'c ammini strando Oblomovka l'ha fatta rifiorire e ha salvato Oblomov da una truffa che rischiava di rovinarlo, ma è troppo tardi per scuoterlo dal torpore in cui è caduto. Poco dopo Oblomov muore lasciando un figlio di cui si occuperà Stol'c, e un ricordo in cancellabile quanto conturbante della sua mitezza d'animo.
Il personaggio di Oblomov, incatenato all'inazione da una spe cie di paralisi spirituale, è l'emblema di un aspetto tragico e affascinante dello spirito umano: quella riluttanza a accettare i "tempi" della realtà, che ha emblemi vulgati nel fatalismo orien tale, nell'esaltazione del primato della contemplazione sull'a zione, propria delle società culturalmente e intellettualistica mente avanzate ma profondamente represse da un potere politico e sociale dominante. Una situazione che era (anche) quella della Russia imperiale del tempo. Di qui il successo del termine oblo movismo che, usato per la prima volta dal critico *Dobroljubov, entrò subito nell'uso comune. All'assoluto immobilismo di Oblomov è opposto, nel romanzo, l'attivismo di Stol'c, eroe tanto positivo quanto, nella sua schematicità, espressivamente mancato. Oblomov è così il fulcro del romanzo e di un intero mondo. E' anche un tipico esponente della piccola nobiltà russa, e molti critici radicali del tempo poterono leggere il romanzo in chiave strettamente realista, come un atto di accusa sociale.
Il nome di Goncarov è oggi legato unicamente a "Oblomov". Gli altri due romanzi, tolte le deliziose immagini di vita patriarca le de "Il burrone", sono di livello incomparabilmente inferiore. Considerato una delle opere più significative della produzione russa del secolo, "Oblomov" non ebbe, nonostante il suo immenso successo, influssi diretti sui successivi sviluppi letterari, non indicò linee di rinnovamento stilistico e di gusto. La sua irripetibilità, la sua non esemplarità, sono tutt'uno con la sua straordinaria e inflessibile suggestione: Goncarov riuscì a fissare una congerie di elementi preesistenti e di detriti trovati nella tradizione e nella moda contemporanea, in un organismo miracolosamente quasi compiuto, dotato di una infinita forza di irradiazione simbolica.



© Antenati - 1994-1997


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