Artes del trivio e del quadrivio

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Artes del trivio e del quadrivio

Nel V secolo l'area culturale europea latinofila determina quelle che saranno chiamate "arti del trivio e del quadrivio". In un contesto fortomento compromesso della trasmissione della cultura e della scolarizzazione, la definizione del canone delle materie che costituiscono la base della cultura per intellettuali e funzionari, fu per secoli una zattera della cultura europea.
Fondamentale sistema culturale e asse gerarchico è la distinzione tra "arti liberali" (artes liberales) e "arti meccaniche" (artes mechanicos). E' un sistema che dominerà la cultura europea dal IV al XIV secolo. Il concetto di 'arti liberali' risale al mondo classico latino. Ars (arte, conoscenza tecnica) era essenzialmente un sistema di regole, di norme codificate, che diventavano oggetto di insegnamento. Le "arti liberali" rappresentavano il punto più alto dell'educazione, a cui accdevano un ristretto gruppo di scolari. Esse erano divise in sette settori: Grammatica e retorica riguardavano essenzialmente lo studio della lingua. La dialettica sull'uso del ragionamento. Le ultime cinque avevano alla base sostanzialmente i numeri.
Nel V secolo le prime tre costituirono le "arti del trivio" , le ultime quattro le "arti del quadrivio": La cultura cristiana assimilò questo schema, e lo vide come riflessione della realtà, proprio della natura delle cose.
Per la letteratura l'importanza principale è della Grammatica e della Retorica, ma non va dimenticata l'Aritmetica che influenzò profondamente molti poeti (ad esempio con le sequenze numeriche, le serie ripetitive dei numeri ecc.). La Grammatica era la base dell'insegnamento del bambino, la prima materia: comprendeva soprattutto l'insegnamento della lingua (al primo livello), e poi la lettura degli autori. La Retorica invece rappresenta un livello di maggiore consapevolezza e cultura e riguarda l'arte del 'dire bene', con logica e persuasione, superando la concezione grammaticale che insegna solo a parlare correttamente ("recte").
Le "arti meccaniche" furono considerate inferiori. Spesso il termine "mechanicus" aveva un significato negativo o almeno limitativo rispetto al livello illustre della poesia e dell'arte. Erano considerate proprie solo della vita pratica, del lavoro e delle tecniche.
La crisi che caratterizza nel lungo periodo (anche se con momentanei luoghi di ripresa e di resistenza locali) la società europea costringe a elaborare tutta una serie di strategie di economicizzazione delle risorse e del materiale. A ciò si aggiunge il processo di selezione che l'ideologia (la chiesa cristiana giunta al potere) opera su autori e idee. Nei confronti del patrimonio della cultura classica greca-latina, vi è da una parte l'ammirazione per i risultati raggiunti ma anche il bisogno di assorbire e piegare quella cultura alle esigenze del cristianesimo.
Viene perpetuato il concetto di canone per gli autori, cioè della serie degli esempi da imitare e da cui ricavare tutto l'insegnamento letterario, filosofico e retorico possibile. Gli stesssi termini rappresentano bene questi intenti: autore, dal latino "auctor" che proviene dal verbo "augere" (aumentare, aggiungere), indica proprio il ruolo dei grandi esempi ammessi nel canone, nella serie illustre perché 'aumentano' il patrimonio, la tradizione in cui sono inseriti. Gli "auctores" sono i modelli illustri da imitare. Lo stesso termine classico deriva da "classe", dalla scuola in cui i 'classici' venivano insegnati: nella classe l'autore era letto perché i discepoli lo copiassero e lo studiassero.



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