Il
cinema dopo il 1945: Il Western movie
Il cinema dopo il 1945: Il Western movie
Anche il genere western riceve una serie di notevoli adeguamenti,
e non solo a un "gusto" del pubblico quanto proprio offrendo prodotti
che variano il canone avventuroso e guerresco proprio del genere.
Se fino agli anni '50 è il film western classico hollywoodiano
(sul solco tagliato da John Ford e avente come attore-guida John
Wayne), con punte più psicologiche magari e/o paciose (si
pensi alle caratteristiche dei western interpretati dal tranquillo
Glenn Ford, o dello stesso Henry Fonda), negli anni '60 il genere
entra in crisi.
Dalla crisi si avvia una ripresa attraverso due strade: il western
politico, volto a mostrare "l'altra faccia" della conquista del
west nordamericano, con il massacro degli indigeni da parte dei
bianchi europei, la distruzione delle risorse alimentari e naturali
ecc. Il secondo filone emerge dalle produzioni periferiche: il western
così come viene interpretato dalle cinematografie povere,
che producono pellicole a basso costo e con scarsi mezzi tecnici.
Emerge quello che venne definito come euro-western, o western prodotto
in europa.
L'euro-western
In europa il genere western aveva fatto la sua comparsa già
all'inizio del secolo. Si ricordano alcuni films muti girati intorno
al 1908 dal Parisno Joe Hamman, che aveva fatto il cow-boy in un
ranch statunitense, e che aveva usato il nome di Arizona Bill. Nel
1930 c'era stata la versione italiana de "Il grande sentiero", diretto
da Raoul Walsh, e interpretato dagli italiani Franco Corsaro e Luisa
Caselotti (al posto di John Wayne e Margareth Churchill). Nel 1936
l'attore e regista tedesco Luis Trenker aveva realizzato "L'imperatore
della California". Dopo la guerra vi era stato il primo vero tentativo
di western all'italiana, un western comico: Macario girò
nel 1948 "Il fanciullo del West" per la regia di Giorgio Ferroni
(che negli anni '60 girerà western dignitosi, con lo pseudonimo
di Calvin Jackson Padget, come "Un dollaro bucato", e "Per pochi
dollari ancora"). Ma fu negli anni '60 che gli euro-western cominciano
a fare le prime timide apparizioni. Si tratta di ingenui ricalchi
dei modelli statunitensi, o di goffe rievocazioni storiche, co-
produzioni tra Italia, Spagna, Germania e occasionalmente Francia.
Western fotocopia che incassano poco e escono direttamente nelle
sale di seconda visione. Va di moda all'inizio il "crauti-western",
nome che designa il predominio iniziale dei tedeschi in questo mercato.
La saga dell'indiano Winnetou (Pierre Brice) e del suo amico bianco
dal fucile infallibile, personaggio interpretato da tre star nordamericane
in trasferta (Lex Barker, Stewart Granger, Rod Cameron) riscuote
un buon successo ovunque. Sono western avventurosi, per ragazzi,
tratti dai romanzi di Karl May, girati in Jugoslavia: imperniati
su fortini assediati, attacchi di indiani e immancabile 'arrivano
i nostri' finale. Il tesoro del lago d'argento (1962), con Lex Barker
e Pierre Brice, è il primo della serie dei quattro films
su Winnetou girati in Germania. Gli incassi di questi filmetti per
ragazzi permise la creazione di un mercato, e di una produzione
europea. Tanto più che Hollywood aveva diminuito sensibilmente
la produzione del genere, schiacciata dalla concorrenza della tv.
Alla fine degli anni '60 arrivano sul mercato i
western-spaghetti .
Il western torna in USA
Hollywood mostrò sempre il massimo disprezzo per il westernspaghetti.
Ma dati i successi di cassetta, produttori e registi statunitensi
non perdono tempo a riprendere il filone. La formula di Leone diventa
l'esempio da imitare. Musica, ritmo, cinismo, virtuosismi di regia
nelle scene di violenza: ingredienti che sembrano facili da imitare
ma che producono all'inizio una serie di film b-movie che somigliano
per qualità ai peggiori western pseudo- statunitensi che
si facevano in europa prima dell'arrivo di "Per un pugno di dollari".
Si ricorre a esterni in Spagna. E il regista statunitense Stanley
Praeger firma la regia di "Bang bang Kid" (1968) con lo pseudonimo
di Luciano Lelli.
Siamo nel campo delle imitazioni delle imitazioni. Si vedano film
come Viva Villa! (1968) regia di Buzz Kulik, Charro (1969) regia
di Charles Marquis Warren con Elvis Presley, Quattro per Cordoba
(1969) regia di Paul Wendkos, Barquero (1969) di Gordon Douglas,
El Condor (1970) di John Guillermin - questi ultimi due interpretati
da Lee Van Cleef.
Solo con Don Siegel e soprattutto con Clint Eastwood e
Sam Peckinpah , il western statunitense riconquista la preminenza
ideativa. E il nuovo western USA reca i segni indissolubili del
passaggio del western-spaghetti. Grandi autori come Richard Brooks
("I professionisti" 1967), Sidney Pollack ("Joe Bass l'implacabile"
1969), John Huston ("L'uomo dai sette capestri" 1975, scritto da
John Milius originariamente per Leone, e interpretato da Paul Newmann),
o come il visionario messicano Alejandro Jodorowski ("El Topo" 1971),
hanno tutti sicuramente imparato qualcosa da Sergio Leone.
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