Aree extraeuropee nel - III secolo

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Aree extraeuropee nel - III secolo

Maggiore la distanza dai centri culturali maggiori dell'ellenismo, maggiori le tendenze, per i sistemi statali entrati a far parte dell'influsso ellenistico generale, a dare esiti nazionalistici e originari. Tipico il caso di Roma, ad esempio, o della Persia.

Persia | India | Cina


Persia

La Persia entrò nell'orbita dei regni assoggettati da Alexandros con la battaglia di Gaugamela (331-); le successive due dinastie regnanti, quella dei Seleucidi e degli Arsacidi furono dinastie ellenizzanti; con la dinastia dei Sasanidi invece fu promosso il ritorno a tradizioni iraniche, con una fitta produzione di opere religiose zoroastriane, giunteci nella difficile lingua letteraria medio-iranica detta "pehlevi".


India

In campo mondiale, fenomeno dimensionalmente della stessa portata dell'ellenismo, ma con esiti forse maggiori, è in India a partire dal IV secolo (-) l'avvio di una fase successiva, nell'ambito della letteratura sanscrita, a quella vedica. E' in questo nuovo periodo che si raccoglieranno i due grandi poemi epici Mahabharata (di cui parleremo nel momento della sua raccolta scritta, attribuita intorno al II secolo +) e Ramayana (I secolo - ?), tra i pił grandi monumenti della storia letteraria dell'umanità .


Cina

In Cina tra il 403- e il 221- è il periodo detto dei "Regni combattenti": nel clima di indebolimento politico dell'autorità dinastica dei Chou orientali, dalle lotte per la supremazia emergono sette stati: Yen, Ch'i, Chao, Wei, Han, Ch'u, Ch'in. Con una serie di guerre lo stato di Ch'i riesce man mano ad avere il sopravvento sugli altri finché nel 221- salirà al trono Ch'eng con il titolo di Ch'in "shih huang ti" (primo augusto imperatore Ch'in). Periodo di grandi conflitti ma si ha anche una straordinaria fioritura culturale. E' il periodo della filosofia classica, con le sue "cento" scuole di pensiero (500\250-).
Prosegue l'influenza di K'ung e si rafforza, con i suoi discepoli Meng-tzu e Hsün Tzu. Particolare importanza ha l'opera di Meng-tzu (372\289-), forse il maggior pensatore confuciano. Di lui resta un'opera che porta il suo nome, Il maestro Meng (Meng-tzu), entrata a far parte de "I quattro libri" (Ssu-shu) che sono alla base del pensiero confuciano, la pił organica tra i quattro testi canonici.


Taoista dopo Lao Tzu è Chuang Tzu. Egli (nato nel c.370-, morto nel 286-) è uno dei tre grandi del taoismo, insieme a Lao Tzu e a Lieh-tzu. La sua opera, che prende il suo nome (Il maestro Chuang, Chuang-tzu) è una lunga e appassionata esposizione del pensiero taoista: consiste in una serie di brevi trattati, aneddoti, apologhi, favole, in cui si avvicendano e prendono la parola personaggi reali e immaginari, mostri, animali, filosofi anti-taoisti, che espongono le tesi pił paradossali e si dilettano nei sofismi pił sottili. Ha uno stile brillante e una notevole vena fantastica, ciò che ne fa una delle opere pił vive della letteratura cinese. E' divisa in 33 capitoli, ma sono ritenuti autentici solo sette (la "sezione interna": i capitoli 16-22). Nell'VIII secolo (+), con la dinastia T'ang, fu elevata a classico e in alcuni periodi fu inclusa nel programma degli esami imperiali per il reclutamento dei funzionari. Dialettici (min chia) sono Hui Shih e Kung-sun Lung: essi ricordano un po' la sofistica greca, tentano di sviluppare ma in modo ancora confuso e frammentario metodi d'induzione e di deduzione.
Legisti Shang Yang e Han Fei. Di Han Fei sappiamo che fu consigliere del fondatore della dinastia Ch'in (221\207-), e che morì nel 233-. Lui è uno dei principali esponenti della scuola legista (fa chia), che si opponeva sia al confucianesimo che al taoismo: il legismo ammetteva la guerra e il governo esercitato tramite un sistema inflessibile di leggi e pene, la legge applicata come norma assoluta, senza distinzioni di classe e di persona e senza tener conto del Li, cioè dei riti e dei costumi tradizionali. Nell'opera Il maestro Han Fei, uno dei capolavori della letteratura cinese, enuncia i principi della scuola in modo molto vivido; la riflessione è arricchita da aneddoti, leggende, apologhi che danno squarci drammatici della situazione della Cina nell'epoca degli "stati combattenti".
Vi è anche un gruppo di cosmologi-scienziati, tra cui Tsou Yen. Interessante anche la scuola Yin-Yang, per cui la vita e il cosmo sono determinati dall'elemento yin (passivo, femminile) e dall'elemento yang (attivo, maschile).
E la scuola dei moisti (mo chia), fondata dal filosofo Mo Ti (o Mo Tzu), che propugna l'amore universale e l'eguaglianza fra tutti gli uomini in quanto "servi del Cielo". Il maestro Mo è il filosofo delle nuove classi in ascesa.

Nel sud della Cina fiorisce una diversa poesia, di origine sciamanica raccolta ne I canti di Ch'u (Ch'u tz'u). Questa antologia fu compilata da Wang I nel II secolo (+). Comprende 17 testi: I testi della prima parte hanno una attribuzione controversa: la tradizione, messa in dubbio già all'epoca di Wang I, li voleva opera di Ch'ü Yüan.
Ch'u era uno degli "stati combattenti", situato nel medio bacino dello Yang- tzu, alla periferia meridionale della Cina antica. I "Canti" sono canti semibarbari, ricchi di pathos e di esuberante fantasia. Anche i metri si differenziano da quelli del nord: si tratta in maggioranza di sei piedi, pił la cesura segnata dalla particella "hsi". I poemetti pił famosi sono: "Questioni celesti" (T'ien wen), forse il pił antico, di argomento cosmologico; "Nove canti" (Chiu ko) ispirati all'invasamento e alle invocazioni degli sciamani.


Ch'ü Yüan

A questa area culturale appartiene il grande poeta Ch'ü Yüan (c.343- \c.277-. Altro nome con cui è indicato: Ch'ü P'ing), venerato come il primo grande poeta non anonimo, morto suicida per protesta contro la degenerazione della politica, diventato simbolo di incorruttibilità e di patriottismo: leale ministro della corte del re Huai di Ch'ü , Yü an fu esiliato a sud del Fiume Azzurro per aver contrastato con il poemetto "Li sao" la degenerazione dei signori feudali. Dieci anni tristi per lui, "l'imparziale". Dopo l'estremo appello, persa la speranza di poter tornare in patria, si lasciò morire nel fiume Mi-Lo. Da allora, da oltre duemila anni, una grande festa popolare si celebra in tutta la Cina, nel quinto giorno del quinto mese lunare: processioni di barche a forma di drago, una infinità di lanterne multicolori, uomini e donne cercano ancora nel giorno della sparizione il corpo del poeta, mangiano e gli recano in dono un riso speciale avvolto in foglie di bambł . Il Li sao (Lamento della lontananza, o: Incontro al dolore, o: Lamento per la discordia), che gli è attribuito, è la narrazione allegorica di un viaggio favoloso. Si tratta di uno dei poemetti pił famosi de "I canti di Ch'ü ". Si trova scritto nel "Grande appello" attribuito a Ch'ü Yü an:
«La terra vuota accoglie | la primavera verde. | Il sole bianco splende | e già Zefiro incita | ogni getto e bocciolo | a scoppiare e fiorire. | In quelle grotte buie, dove indugia | l'inverno, anima mia, non ti nascondere. | Anima mia, ritorna, - oh, non ti sperdere! || Anima mia, ritorna - non andare né a Levante, | né a Ponente, - né a Mezzogiorno né a Settentrione! [...]»
Il poeta dice perché la sua anima non deve scegliere una di quelle direzioni:
«Perché a Levante acque possenti affogano | quell'altra sponda della terra. | Impennato sulle onde | o per l'alta marea sospeso naviga | il Drago senza corna dell'Oceano. [...] || Anima, non andare a Mezzogiorno | dove per mille miglia | la terra si è bruciata, | dove serpenti velenosi guizzano | attraverso le fiamme, | per sentieri scoscesi | o nei boschi profondi | strisciano cauti tigri e leopardi, | e scorpioni insidiano | e il Re Pitone alza la testa enorme - | Anima, non andare a Mezzogiorno | dove la Tartaruga dai tre piedi | sputa veleno! || Anima mia, non andare a Ponente! | Là , deserti di sabbia sempre uguali | corrono all'infinito, | e imperversano dè moni | dalla testa di porco e il pelo irsuto | e i grandi occhi globosi, e là si sentono | risate folli e uno stridore di zanne. [...] || Anima, non andare a Settentrione, | alle cime ghiacciate | del Drago Zoppicante, | dove l'erba e gli arbusti | non osano spuntare | [...] e il cielo è bianco di neve, | e il freddo taglia e uccide [...]»
Invoca invece il poeta:
«Anima, torna alla tranquillità e alla pace. | Nella quiete goditi le terre | di Ching e di Ch'ü . | Là fai quel che ti piace | finché il dolore sia dimenticato | e gli anni scorrano lunghi e senza affanni. | O anima, torna | alle gioie indicibili! | Dove nel tempo della mietitura | sorge il barco del grano | alto ben trenta cubiti, | e si cuociono torte ampie di miglio | a granturco barbuto. | Gli ospiti già contemplano | le pentole fumanti | e fiutano pungenti aromi d'erbe | cotte ne pepe. | I cuochi astuti aggiungono | fettine d'uccelletti, | piccioni, aironi gialli e nere gru [...]».
[Traduzione del brano di Ch'ü Yü an, di Giorgia Valensin. Con piccole modifiche]
Al III secolo (-) è attribuito la composizione del "Tso-chuan" che, insieme al "Kung-yang chuan" e al "Ku-liang chuan", costituisce il corpus dei tre commenti all'opera cronologica rifatta da K'ung "Primavere e autunni". In particolare, rispetto agli altri due, "Tso-chuan" è ricco di vivaci narrazioni, e fu probabilmente prototipo sia per la storiografia che per la narrativa successiva. I commentari entrarono nel canone dei tredici testi classici ordinati dai neoconfuciani dell'epoca Sung (960\1279+).
La società cinese passa da una pluralità di stati feudali a un sistema di vasti stati; il processo si conclude con la fondazione di un impero da parte di Ch'in Shih huang-ti nel 221-; la breve dinastia Ch'in (221\207-) pone le basi economiche giuridiche e amministrative dell'impero a struttura accentrata; nel 213- Ch'in Shih huang-ti, nel suo quadro imperiale, fa bruciare tutti i libri, a eccezione degli Annali di Ch'in, e delle opere di medicina agricoltura e geomanzia.


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