Zanotelli: “Centinaia di preti in piazza contro Israele. È un salto di moralità pubblica”
Padre Alex: "Quello che sta accadendo nelle piazze è un buon segno per la nostra società civile". Intervista a cura di Giuseppe Acconcia (Nigrizia).
Il comboniano racconta la mobilitazione senza precedenti di una parte del clero italiano contro il conflitto a Gaza. Dall’iniziativa "Preti contro il genocidio" ai blocchi dei porti, al protagonismo giovanile e rilancia il boicottaggio contro le aziende israeliane, come già fatto contro l’apartheid sudafricano.
«È la prima volta che centinaia e centinaia di preti sono scesi insieme in piazza per una causa civile. Secondo noi, è chiaro che il genocidio a Gaza è un problema morale», ci ha spiegato padre Alex Zanotelli, in prima fila al corteo di Napoli del 3 ottobre e tra i sostenitori dell’iniziativa “Preti contro il genocidio”. «Non si può stare zitti di fronte a un popolo massacrato. Per cui direi che è stato un bel momento per noi preti e vogliamo continuare a impegnarci. Questa iniziativa non ha precedenti e perciò ha scioccato un po’ tutti».
Anche durante questo sciopero generale ci sono stati blocchi dei porti come avviene ormai da mesi, in solidarietà con la Flotilla e contro le forniture di armi a Israele, questa è un’altra novità del movimento contro la guerra a Gaza?
Il nostro corteo dello scorso sabato ha deviato dirigendosi verso il porto. Ci sarà sempre più attenzione sui porti. Ci hanno dato esempi straordinari su questo Genova e Ravenna. Non solo i lavoratori portuali si rifiutano di scaricare armi, c’è la gente che si mette davanti alle navi e dice “no”: un rifiuto popolare. Questa mi sembra una delle cose veramente belle che stanno succedendo. Direi che si tratta di un salto di moralità pubblica, perché quello che sta avvenendo a Gaza è davvero immorale. Per cui la gente sente che ha dei valori e deve reagire. È un buon segno per la nostra società civile.
Questo movimento è partito dalle università, quindi c’è un impegno dei giovani contro il genocidio che è davvero senza precedenti?
Due cose mi hanno colpito delle ultime manifestazioni per Gaza. La prima c’è stata una massiccia partecipazione popolare. Non è facile che a Napoli, per esempio, ci sia una manifestazione del genere. È stata veramente imponente. La seconda è la massiccia presenza di giovani. Questo è un bel segno. È estremamente importante. Ho visto tanti giovani per strada, molto animati, vedevo come cantavano: “Free Free Palestine!”, e hanno continuato per ore. Sono al fianco del popolo palestinese contro questo genocidio.
L’altro aspetto di queste mobilitazioni è il sostegno dei sindacati che ha accresciuto la partecipazione dei lavoratori unendo al genocidio rivendicazioni sociali?
Penso che questo sia altrettanto importante. Dobbiamo essere grati ai sindacati perché hanno stimolato varie volte alla mobilitazione e quindi è importante la partecipazione collettiva delle varie realtà sociali contro questo genocidio in atto.
Le proteste di questi giorni hanno incluso manifestazioni senza preavviso, flash-mob, blocchi di porti, tangenziali, stazioni, è uno dei movimenti più spontanei degli ultimi anni?
Esatto, questa è un’altra cosa molto bella. La gente dice: “dobbiamo muoverci” e trova tante maniere per poterlo fare. Questo è estremamente positivo. Abbiamo una società civile e le varie organizzazioni che sono attente e si mobilitano. Anche se altri non si muovono, sono tanti i gruppi che manifestano e vanno avanti. Spero che le università possano avere un grande peso in questo momento, tagliando i rapporti con Israele perché non è accettabile un genocidio del genere sotto gli occhi di tutti.
Io continuo a dire che non mi sento più di puntare il dito contro le generazioni fasciste, naziste che hanno compiuto quello che hanno fatto perché penso che molti a quel tempo non conoscessero quello che avveniva nei campi di concentramento. Ormai tutti sappiamo tutto ed è così difficile smuovere la gente. E oggi abbiamo avuto un bellissimo esempio perché la gente si è mossa. Questo ci fa sperare nel futuro.
Cosa possiamo fare concretamente per fermare questo genocidio, oltre a protestare?
Tantissimo, subito dopo la manifestazione del 3 ottobre abbiamo lanciato le iniziative della campagna Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds). È stato un momento molto bello. Ho partecipato alla conferenza stampa davanti all’ospedale Cardarelli. Questo aspetto è fondamentale. Una delle cose che abbiamo chiesto è di boicottare Teva, la grande casa farmaceutica israeliana. È uno dei tanti prodotti. Bisogna avere coraggio.
Una delle cose che ho ricordato è che già nel 2009 le chiese della Palestina avevano pubblicato il documento “Kairos Palestina”, rinnovato nel 2024, dopo un’analisi attenta di quello che avviene da parte di Israele contro i palestinesi. Quindi sono state le chiese palestinesi a chiedere alle chiese in Occidente di lanciare il Bds. Ho insistito molto su questo, ho fatto parte anch’io del grande movimento contro l’apartheid in Sud Africa e abbiamo vinto.
Se ci fossimo impegnati sin da quando è uscito quel documento, la situazione di Gaza non sarebbe arrivata a questo punto dov’è arrivata oggi. È uno strumento importante che viene offerto insieme alle grandi mobilitazioni.
Questa intervista di Giuseppe Acconcia è stata diffusa da Nigrizia, 6 ottobre 2025.
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