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Z-eyes: Murder is easy

Io vorrò sempre leggere le parole di chi ha avuto la mente, la passione e il coraggio di sceglierle.

di Federica Crescentini - venerdì 14 aprile 2023 - 1222 letture

Murder is Easy, scriveva Agatha Christie... e l’imperfetto è quantomai d’obbligo in questo momento.

In un mondo preda della vanitosa e dilagante moda di riscrivere gli autori, si può utilizzare il presente storico? È ancora possibile dire “Agatha scrive”?

A quanto pare no. I benpensanti, i falsi moralisti e perbenisti, hanno stabilito, non è ben chiaro a quale titolo, che la Duchessa della Morte, insieme ad altre geniali personalità (un esempio eclatante, Roald Dahl), debba essere cambiata, adattata alle nuove “sensibilità” (è il termine giusto? Mah!).

I difensori di questa pratica orripilante e irrispettosa spiegano che essa è utile, anzi, perfino migliorativa: un’occasione insomma per gustare scrittori del passato svecchiandoli, dando loro una nuova luce, funzionale alla lettura da parte del mondo odierno. Che cosa vuole il mondo attuale?

Agatha Christie

Apparentemente è talmente debole, superficiale e ottuso, da non essere più in grado di confrontarsi con realtà storiche; gli mancano la voglia di capire e contestualizzare ciò che si legge; da qui, la necessità di riformulare le parole scelte da autori che ormai, guarda caso, non possono più difendersi.

Altrimenti, posso solo immaginare cosa Roald Dahl, con il suo incipit pungente in Matilda (leggetelo senza censure, merita), direbbe a quei fanatici del politicamente corretto, che però di corretto non hanno niente. Rubare le parole a un morto è il precipizio verso il quale vorrebbero dirigerci, facendoci credere di andare verso qualcosa di migliore. Stile animali al mattatoio insomma, solo che si tratta delle nostre menti, della nostra voglia di guardare davvero, di capire, di ragionare su quello che leggiamo, senza prendere ogni termine come offensivo, estrapolandolo dal contesto e dal personaggio al quale viene fatto pronunciare.

Qualcosa non ci piace? Cancelliamolo. Fingiamo non sia mai esistito e un giorno, forse non esisterà l’offesa...peccato che questo cancellare, ad esempio, termini definiti offensivi (per chi poi, se non per chi li pronuncia?), non cancelli, ad esempio, l’odio tutt’oggi diffuso per chi è diverso, per chi non si conforma agli altri. Negare l’utilizzo di certi termini significa impedire la presa di coscienza, l’atto di osservare il passato, oggi più che mai presente. Stephen King, nel meraviglioso Carrie (volete censurare anche questo o di confrontarvi con King avete paura?) scriveva che quando si diventa più furbi non si smette di strappare ali, si cercano solo motivi migliori per farlo. Questo è lo scempio che viene attuato cercando di snaturare autori che nulla avevano di offensivo, se non l’amara colpa di riportare pensieri del loro tempo, anche al fine stesso di criticarli ed esporli nella loro viltà (avete letto almeno Dieci piccoli indiani? Avete capito il personaggio di Emily Brent? Se sì – ma ne dubito- di cosa state parlando?).

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Agatha Christie as a young woman

Agatha Christie scrisse ciò che conosceva: la sua società, le idee, i pregiudizi, gli sguardi di un’epoca a noi lontana ma in fondo, non così tanto. Poiché esiste ancora chi colpevolizza la vittima, chi è ipocritamente “religioso”, chi è vittima di violenza e purtroppo non viene aiutato, quindi non riesce a salvarsi. I termini usati sono il frutto di una scelta ben ponderata, studiata e soprattutto voluta dallo scrittore. Chi può arrogarsi il diritto di decidere che questi termini non vadano più bene? Che sono offensivi, fuori luogo, lontani da noi? Se i diritti sono di ognuno, allora qui si stanno ledendo i diritti di tutti gli autori che qualcuno vorrebbe codardamente ammutolire, nonché i diritti di chi, i termini scelti in originale, vuole conoscerli.

Le parole di Agatha, cambiate, riscritte, tagliate secondo altrui sedicente “sensibilità”, non sono più Agatha Christie. Non vi è nessuna gloria né merito nello snaturare uno scrittore, nel piegarlo alle proprie egoistiche volontà, alla rigidità con paraocchi delle proprie piccole menti, per poter dire cosa? Che finalmente il testo non offende nessuno? Vogliamo prendere ciò che non ci aggrada come un insulto o riflettere su cosa comunica, approfittando per sviluppare una reale sensibilità e non un comodo e vantaggioso “corretto per la nostra immagine” prima di tutto?

Ognuno di noi, volendo, può trovare motivi più o meno validi per offendersi e dare la colpa di questo a un’opera. Non è cambiandone la natura che faremo felici tutti ed è pura chimerica presunzione quella di credere, sul serio, di poter piegare, tagliare, asservire le parole altrui per far contento chi? Una fetta più ampia di pubblico? Tutte scuse.

Rita Levi Montalcini temeva la manipolazione culturale ed è qui che si sta giungendo... ancora prima un certo Nietzsche ci ricordava la necessità di sbarazzarsi del cattivo gusto di voler andare d’accordo con molti. Lasciate stare Agatha, Roald, il David di Michelangelo e chiunque altro offenda la vostra sedicente “sensibilità”, che altro non è che desiderio di controllo mascherato da perbenismo e (falso) altruismo.

Sono le parole che Agatha ha scelto ad avermi fatto innamorare di lei. Io non voglio, né vorrò mai, la versione altrui (di chi poi, non si sa) di Agatha Christie.


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