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Yafang Chang, una taiwanese in Italia

Intervista a Yafang Chang, una delle autrici di Un pianeta piccolo piccolo. Storie di culture incrociate (a cura di A. Calanchi, Ventura edizioni 2022)

di Erika Plamadeala - venerdì 7 ottobre 2022 - 1858 letture

Mi chiamo Erika Plamadeala, ho 12 anni e vivo nel Trentino-Alto Adige. Ero in vacanza a Pesaro dalla mia carissima zia Diana e siamo state invitate a un evento.

Nel pomeriggio del 6 settembre 2022, nel giardino della biblioteca San Giovanni di Pesaro, c’è stata la presentazione del libro Un pianeta piccolo piccolo. È una raccolta ideata da Alessandra Calanchi, che ha invitato a scrivere diverse persone di altre nazionalità residenti in Italia e italiani residenti all’estero. Sulla copertina ci sono disegnati degli uccelli migratori che volano verso altri paesi (che sono la metafora di questo importante tema).

Alla presentazione c’erano solo due degli autori del libro: Yafang Chang da Taiwan e Devon Ebah dalla Nigeria; quest’ultimo è un cantautore che ha pubblicato nel libro la sua canzone “One Nation”, una di quelle che ci ha cantato durante il pomeriggio. Ma non ha soltanto cantato questa canzone, infatti erano parecchie e una di queste l’ha dedicata a suo figlio piccolino lì presente. La moglie di Devon, mamma di Ethan, si chiama Giovanna Errede e ha presentato insieme ad Alessandra tutto l’evento.

Yafang, durante tutta la presentazione, è stata molto carina e gentile e, siccome aveva organizzato un aperitivo in cui aveva proposto del vino, diceva a tutti di andare a brindare; in tal modo ci ha resi molto intimi e ha creato un’atmosfera molto piacevole. Sembrava molto allegra ed emozionata per tutto il lavoro svolto.

Essendo io un’aspirante giornalista, mi sarebbe tanto piaciuto intervistarla per mettermi alla prova. Lei è stata talmente tanto gentile che ha proposto di vederci la mattina seguente, per porle le domande che le volevo fare. Ci siamo incontrate in un bar vicinissimo al mare e abbiamo cominciato a conversare.

Ecco a voi l’intervista. Buona lettura!

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Yafang Chang intervistata da Erika Plamadeala

Ti puoi presentare in poche parole?

Mi chiamo Yafang Chang, ho 49 anni, vengo da Taiwan e lavoro all’università di Urbino.

Cosa ti ha spinto a venire in Italia e come ti sei trovata?

Sono venuta in Italia nel 2003, perché volevo vedere un’altra parte del mondo. All’inizio volevo andare a Parigi, però ho deciso di venire qui perché mi hanno detto che la lingua francese era più difficile e mi piaceva la vostra cultura.

Mi sono trovata molto bene. All’inizio sono andata a Perugia per studiare l’italiano e qui studiavo molto ma parlavo poco, poi sono andata a convivere con due ragazze siciliane e grazie a loro ho capito che dovevo staccare un po’ dallo studio e andare di più in giro. Poi sono stata a Bologna e infine nelle Marche dove sto lavorando, infatti insegno lingua e cultura cinese a Urbino.

Com’è stata l’esperienza di scrivere in una lingua che non è la tua e che emozioni hai provato a partecipare a una raccolta con altri autori?

È stato molto complicato mettermi alla prova in questo modo (l’italiano e il cinese sono lingue completamente differenti), però mi sono divertita e mi è piaciuto condividere le mie esperienze scrivendo con gli altri. Infatti dopo mi sentivo molto soddisfatta del lavoro svolto.

Quali luoghi hai visitato in Italia e come ti è sembrata la sua cultura?

Ho visitato tutte le regioni tranne la Sardegna e la Calabria. Erano tutti posti meravigliosi, mi hanno affascinata parecchio e il cibo era eccellente. La cultura mi ha colpita molto però mi ha dato proprio fastidio la vostra burocrazia che mi ha fatto perdere molto tempo. Anche la scuola è un ambiente molto chiuso, non mi veniva riconosciuta la laurea e gli insegnanti sono pagati male.

Ti senti più italiana o taiwanese? Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Io mi sento come se avessi un’identità complicata, perché sono nata a Taiwan e lì mi sono formata, però molte esperienze le ho vissute qui. Quindi in Italia mi sento molto disinvolta e vivace.

Ho diversi progetti per la mia carriera: mi piacerebbe diventare giornalista e viaggiare molto, per vedere come ragionano le altre persone. Un mio grandissimo sogno è vedere il mio paese riconosciuto dalla comunità internazionale e realizzato.

Finite le domande, e anche la mia aranciata e il suo succo di mirtillo, ci siamo incamminate insieme per la via di casa.


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