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Wimbledon: non è uno slam per teste di serie

Un’ecatombe di grossi nomi, usciti già dopo i primi tre turni del torneo. I big del tennis mondiale snobbano Wimbledon o, forse, è necessario revisionare un po’ tutto?

di Piero Buscemi - venerdì 6 luglio 2018 - 4394 letture

La superficie in erba non è molto amata dai tennisti dell’epoca moderna. L’imprevedibilità del rimbalzo della palla, che alterna regolarità a schizzate velocissime sul manto verde, ancora di più se viene centrata una delle righe del campo, non collima con le giocate a bordo campo alle quali sono abituati gli atleti in questa versione moderna di uno dei più antichi sport praticati nel mondo.

Sull’erba occorre qualcosa in più. Quella tecnica e quella strategia di gioco, che consentono di anticipare le mosse dell’avversario, per non permettergli di chiudere i punti con ripetitive bordate verso i punti più estremi del fondocampo. Se parlassimo di scacchi, potremmo dire che, giocare sull’erba, è come affrontare una partita lampo.

Questa caratteristica è evidenziata dalla brevissima durata degli scambi che, nonostante Wimbledon si giochi sui 5 set, condiziona la durata delle partite che si prolungano fino al quinto, spesso concluse in poco più di tre ore. Impensabile durata se la confrontiamo con altre superfici.

Determinate strategie di gioco, tra tutte il Serve & Volley, diventano vincenti se applicate con una certa regolarità durante tutto l’incontro. Il servizio stesso merita un capitolo a parte. Un buon servitore - e oggi nel circuito è davvero difficile trovare giocatori con un lacunoso servizio, essendo uno dei colpi più allenati e perfezionati per poter competere a certi livelli - risolve e, talvolta, toglie dagli impacci durante le fasi di gioco in cui uno dei due contendenti si trovi sotto con il punteggio.

A farla breve, i giocatori del ranking di questi anni hanno abbandonato da tempo, tra i fondamentali acquisiti nelle scuole di tennis, certi colpi considerati un po’ vintage che, fortunatamente, riusciamo ancora ad apprezzare quando sul campo scendono dei giocatori con maggior tecnica sopraffina. Le occasioni in cui molti tennisti si rendono protagonisti di ingenuità ed errori madornali che sfiorano il ridicolo, quando la superficie richiede, appunto, una maggior sensibilità di polso e una creatività, ormai merce rara in questo sport, che sbrogli particolari matasse durante gli scambi.

Abbiamo assistito a giovani promettenti finire catturati dentro la rete di metà campo, rovinando a terra come dilettanti della domenica, solo nel tentativo di rispondere a una palla corta ben eseguita. Un’esperienza vissuta a giugno di un anno fa, quando un ispirato Federer ridicolizzò la potenza del giovane Zverev, in occasione del torneo di Halle. Per non parlare di tutte le volte che, proprio in risposta a una smorzata, abbiamo assistito a figuracce interpretate dalla Sharapova o dalla Pliskova che, incollate al loro rovescio bimane, hanno provato a reagire colpendo la palla, già interessata da un rimbalzo bassissimo e tagliato, con tutta la forza disponibile, rischiando spesso di colpire direttamente i giudici di fondocampo, quando sarebbe bastato intervenire con un rovescio a una sola mano, provando almeno a toccare la pallina sufficientemente per rimandarla dall’altra parte.

Con questi presupposti, auspicare che alle fasi finali del torneo di Wimbledon si possa vedere molti nomi tra i primi dieci del ranking mondiale, tra donne e uomini, diventa ogni anno sempre più difficile. Già nell’edizione 2017, in campo maschile, avevamo visto uscire di scena Murray, detentore del titolo 2016, Djokovic e Nadal tra i primissimi occupanti i posti più alti della classifica mondiale, senza dimenticare altri atleti di esperienza, quali Wawrinka, Tsonga o Nishikori. I vari nextgen, inoltre, praticamente scomparsi sin dai primi turni. In campo femminile non è andata molto diversamente. Halep, Kerber, Pliskova, Svitolina, Wozniacki hanno permesso alla matura Venus Williams di giocarsi, perdendola, la finale con la Muguruza.

Quest’anno la lista dei big si è subito ridotta, sin dalla prima giornata. In tre turni maschili, abbiamo assistito all’uscita di scena di Thiem, finalista contro Nadal a Parigi un mese fa, Dimitrov, eterna promessa del tennis moderno mai esplosa del tutto, Cilic, finalista sconfitto lo scorso anno contro Federer. Tra i primi venti della classifica mondiale, hanno salutato prematuramente il torneo Schwartzman, Carreno Busta, Sock. Lo stesso Coric, vittorioso a sorpresa nella finale di Halle contro Federer, qualche settimana fa, ha salutato Londra sin dal primo turno. In campo femminile, situazione ancora più drammatica: Wozniacki, Stephens, finalista sconfitta al Roland Garros quest’anno contro la Halep, Svitolina, Garcia, Muguruza (detentrice del titolo), Kvitova e Sharapova. Tutte già fuori dai giochi.

Le motivazioni, come abbiamo visto, sono riconducibili a diverse varianti. Si possono aggiungere alcuni particolari che complicano l’andamento del più antico torneo di tennis della storia di questo sport. L’interruzione serale delle partite in corso per la mancanza di impianti di illuminazione notturna, la mancanza di copertura antipioggia, negli anni prevista e sempre rinviata a causa delle variabili condizioni del manto erboso, condizionate dagli agenti atmosferici. La tradizione del middle sunday, che vieta assolutamente di giocare nella "domenica di mezzo" e raramente regola non rispettata. Forse, anche, l’obbligo dei giocatori di vestirsi rigidamente in bianco, dalla fascia per i capelli alle scarpe, pena sanzioni da parte dell’organizzazione.

Maliziosamente, verrebbe da pensare che un altro deterrente alla voglia di protagonismo dei più quotati tennisti a raggiungere le fasi finali, sia dettato dal protocollo di strette di mano, inchini regali e quant’altro previsto dalle ferree regole tradizionaliste della monarchia inglese che, durante le cerimonie di premiazione, costringono gli atleti a entrare in contatto con la nobiltà british.

Con la speranza di essere, sin dalla prossima edizione, smentiti da questa nostra personale sensazione di snobismo, da parte dei big del tennis mondiale verso lo Slam degli Slam, mentre scriviamo, è prevista la ripresa dell’incontro, interrotto ovviamente ieri sera per oscurità, tra il numero 3 del ranking, il tedesco Sasha Zverev e l’americano Fritz che, in linea con l’andamento del torneo, conduce 2 set a 1. A questo punto, da italiani, rivolgiamo le nostre attenzioni verso Fognini e Fabbiano che se la vedranno, rispettivamente, contro Vesely e Tsitsipas, lasciando ampio margine a un eventuale ottavo di finale Fognini-Nadal. Senza dimenticare la nostra Camila Giorgi che affronterà la Siniakova, che abbiamo visto in forma e determinata come, raramente, la talentuosa giocatrice italiana ha dimostrato di essere nella sua carriera.

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Wimbledon 2018 (Foto di Gennaro Gargiulo)
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Wimbledon 2018 (Foto di Gennaro Gargiulo)
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Wimbledon 2018 (Foto di Gennaro Gargiulo)
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Wimbledon 2018 (Foto di Gennaro Gargiulo)
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Wimbledon 2018 (Foto di Gennaro Gargiulo)
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Wimbledon 2018 (Foto di Gennaro Gargiulo)


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