Vuoti di memoria, di Valerio Varesi
Vuoti di memoria : Un’indagine del commissario Soneri / Valerio Varesi. - Milano : Mondadori, 2024. - 368 p., br. - (Il giallo Mondadori). - ISBN 978-88-04-76647-6
Dice il commissario Soneri ad Angela, l’avvocata sua compagna: “Tutto è cominciato quando io e Antonio ci siamo messi a parlare di un nostro compagno di classe. Io lo ricordavo con le basette mentre Antonio no. E pare che abbia ragione lui... Ho immaginato per anni come reale una cosa inesistente”. Si fa strada fin dall’inizio del romanzo la consapevolezza che la nostra memoria è labile e fantasmatica. Così quella memoria ingannevole delle basette del compagno di classe diventa metafora degli accadimenti legati all’inchiesta: Vuoti di memoria, appunto.
- Copertina di Vuoti di memoria, di Valerio Varesi
Il commissario Soneri per il suo mestiere, e con lui tutte le istituzioni inquirenti e giudicanti, insegue la logica cristallina delle idee chiare e distinte, del vero e del falso, dell’innocente e del colpevole, ma poi deve costatare che la realtà è torbida e sporca, che la realtà prevede un costante equivoco.
Al fondo di questo nuovo romanzo di Valerio Varesi c’è proprio questa dimensione filosofica moderna e anticartesiana dell’Unheimliche, dell’incongruo, dell’indecifrabile, dell’irriducibile a qualsiasi ordine.
È questo un giallo in cui ritroviamo il commissario Soneri alle prese con l’uccisione di un imprenditore addebitata all’inizio ma erroneamente ad un esponente della ’ndrangheta; con il socio dell’ucciso prima scomparso e dato per morto poi riapparso confuso e smemorato; con la moglie che appare ben poco affettuosa nei confronti del marito; con un insieme di malavitosi e faccendieri che fa da contorno. Chi dunque ha ucciso Romeo Calandri, socio dello smemorato Luciano Orsi in una importante agenzia parmigiana di pompe funebri?
Le lettrici e i lettori potranno immergersi in questo caso ambiguo e volatile. Ritroveranno con piacere la cultura del cibo parmigiana degli anolini e della bonarda, ritroveranno i personaggi delle precedenti inchieste: la piemme Perone, attenta alle forme dei Palazzi di Giustizia; il rude e disponibile amico Nanetti della Scientifica; l’allegro e scanzonato ispettore Musumeci; la giovane e bella agente Vicini che ricorda a Soneri la propria mezza età. In questa inchiesta un discorso a parte meriterebbe l’ispettore Juvara, mago dell’informatica e ad essa devoto: lui crede alla straordinaria “memoria” dei computer, quando invece – pensa il diffidente commissario – è un enorme magazzino di dati utili all’inchiesta, mentre la memoria umana, quella vera, è labile ma capace di intuizioni, emozioni, pensieri.
Ciò che rende particolarmente intenso questo romanzo è la Parma novembrina e nebbiosa che Soneri percorre a tarda sera e la nebbia è intonata al suo pensiero di una realtà fluttuante e metamorfica: “Si salutarono tra le case buie dei borghi allontanandosi in direzioni opposte sui marciapiedi deserti. Il vino e il cibo conferivano a Soneri quella visione onirica del mondo che riusciva a resuscitare solo di notte...” In questa dimensione impalpabile avvengono i dialoghi e le meditazioni con l’archivista Zefirino sulla fatale corrosione della memoria affidata alla carta, e con Sbarazza, “l’esteta degli avanzi”di cibo, sulla labilità del reale, forse salvato dalla consistenza perenne della grande arte.
In questo romanzo di Valerio Varesi le vicende e l’ambientazione si integrano mirabilmente.
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