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Voto digitale

Come verrebbe utilizzato, se venisse introdotto nel nostro paese, il voto digitale?

di Piero Buscemi - mercoledì 12 aprile 2017 - 5243 letture

Un interessante servizio giornalistico, andato in onda in questi giorni sulla Rai, ci ha mostrato l’introduzione del voto digitale, adottato in Germania durante le elezioni. Il giornalista, che ha curato il servizio, ha intervistato un esperto in informatica che ha mostrato ai telespettatori i vari passaggi per utilizzare questo innovativo metodo di espressione di voto da parte dei cittadini tedeschi.

Accedendo sul sito del ministero teutonico, si scarica una App con la quale si accede al collegio elettorale di appartenenza. Sarà possibile, così, consultare la lista dei candidati e una volta espresso il proprio voto, occorrerà inserire un codice Pin per validare la scelta, che andrà ad abbinarsi ai propri dati anagrafici, che hanno consentito l’accesso al servizio.

L’identità del votante è tutelata da una particolare garanzia della privacy, mantenendo il diritto della segretezza del voto. A dirla così, oltre che a trovarsi di fronte ad un sistema all’avanguardia e in sintonia con i mezzi di comunicazione informatici che, oggi, consentono ormai qualsiasi rapporto tra le istituzioni ed i cittadini, oltre ad operazioni commerciali e bancarie, ci hanno consentito di immaginare un metodo comodo e sicuro per esprimere le proprie scelte politiche direttamente da casa.

Premettiamo che il servizio trasmesso dalla Rai, grazie ad altre testimonianze sull’argomento, ha lasciato qualche dubbio sulla tutela reale della privacy, tanto decantata dalle normative nazionali, e su una ipotetica "libertà" di espressione da parte degli elettori, manifestata senza alcun controllo esterno.

Sono stati questi legittimi dubbi che ci hanno spinto ad accostare ed immaginare una simile situazione se, in un caso molto remoto, venisse adottato questo sistema nel nostro paese. Non vogliamo considerare l’ipotesi allargando il discorso a tutta la nazione, ci limiteremo a fare delle supposizioni in una piccola realtà della Sicilia. Più nello specifico, vogliamo soffermarci sulla zona del messinese jonico, protagonista più volte in altre nostre inchieste, che nel mese di giugno, alla fine dei lavori del G7 di Taormina, interesserà diversi paesi per il rinnovo delle giunte comunali.

L’introduzione dei sistemi informatici nei rapporti tra enti pubblici e privati e cittadini, è una pratica ormai consolidata anche in queste piccole realtà. L’avvento delle Pec (Posta elettronica certificata) fa parte ormai dell’uso quotidiano per lo scambio di informazioni, la presentazione di domande alla pubblica amministrazione, la richiesta di notizie di una certa ufficialità. Moltissimi enti prevedono l’utilizzo del Pin (Personal Identification Number), il numero personale di identificazione che consente da casa, attraverso un pc, di sostituirsi ai vecchi sistemi che consentivano la gestione delle pratiche solo con il rapporto diretto agli sportelli al pubblico preposti.

Nell’ottica di una burocrazia sempre più snella e semplificata, a favore dei cittadini che hanno il bisogno di rivolgersi alle amministrazioni, questi nuovi sistemi hanno alleggerito anche i tempi di definizione delle pratiche inoltrate dai cittadini. Ma come ogni cosa umana, anche questa prevede un rovescio della medaglia.

Considerando una popolazione locale, in questa area della Sicilia orientale, caratterizzata da un’età media molto vicina alla settantina di anni, e ad una certa riluttanza verso l’utilizzo del computer per la gestione quotidiana dei rapporti con la burocrazia, ci appare molto improbabile l’utilizzo diretto della "terza età", nel caso fosse introdotto il sistema del voto digitale. Spesso, i cittadini attempati di queste zone si rivolgono ad intermediari per la cura delle pratiche inoltrate alla amministrazione pubblica o, nell’ipotesi più remota, a qualcuno di famiglia, ben addestrato all’utilizzo del computer di casa.

Sia nel primo caso che nel secondo, sarebbe da ingenui poter pensare che la manifestazione di voto del settantenne contenesse le credenziali dell’imparzialità e di libera volontà. L’intermediario, una volta ottenute le credenziali di accesso al sito elettorale gestito dal ministero, avrebbe facoltà di indirizzare il voto a proprio piacimento ed interesse. Ipotesi non del tutto escludibile, anche se questa libertà di accesso fosse nelle mani del parente di turno.

Possiamo concludere, sostenuti nei nostri legittimi dubbi dalle incertezze di regolarità, riscontrate anche dal curatore del servizio andato in onda sulla Rai. Solo soffermandoci sul fatto che, se una nazione tanto invidiata per la sua inattaccabile correttezza come la Germania, avanza qualche perplessità sulla regolarità delle operazioni di voto digitale, spostando il tutto sulla realtà italiana, i dubbi troverebbero facile strada per diventare certezze.


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