Vogliamo un Natale più lungo!
Voglia di socialità... Non aboliamo il Natale, anzi, facciamolo durare più a lungo
Il desiderio di Natale, quest’anno sentito più del solito, un po’ lascia riflettere nonostante sia comprensibile che dopo un anno come il 2020 si manifesti una sorta di controreazione su larga scala.
Il bisogno di radunare persone a tavola e scambiarsi regali segue infatti un isolamento che per mesi ha messo a dura prova legami basati su equilibri già fragili in una società dove le relazioni si creano e si dissolvono con estrema fluidità.
- Milano - Via della Spiga
I lunghi lockdown hanno rafforzato le possibilità telematiche con lo smartworking, la didattica a distanza, le video conferenze ma anche evidenziato una debolezza di questo modo di comunicare su tutti i versanti. La socialità è essa stessa parte del lavoro e l’assenza dei colleghi, seppure in un mondo sempre più competitivo e pressante, almeno dopo un po’ si è fatta sentire. Le ore trascorse a scuola sono esse stesse parte del percorso evolutivo giovanile attraverso ogni singola emozione condivisa coi compagni.
I legami all’infuori del nucleo famigliare necessitano di incontri nel tempo libero, sul lavoro, durante i weekend e le vacanze quando si vive in città diverse. La domenica con i figli e i nipoti per molti anziani è un punto fermo. E così numerosi sono i casi di coppie che si sono separate dopo mesi che non si vedevano e di anziani che si sono lasciati andare dopo lunga segregazione.
Le tecnologie sono e rimangono un mezzo incredibile di superamento delle distanze ma non di sostituzione dell’altro. Curioso meccanismo quello per cui ci si telefona e invia messaggi quando ci si potrebbe anche incontrare e poi si smette quando incontrarsi non è più possibile. Diverse relazioni che già erano virtuali proprio recentemente si sono allentate se non interrotte. L’isolamento a lungo andare si trasforma in uno stato mentale e magari anche le tecnologie comunicative perdono fascino quando diventano l’unico mezzo per rapportarsi agli altri.
La fine dello stato di pandemia porterà a una riscoperta delle attività dal vivo secondo quella voglia di aggregazione che da sempre ha caratterizzato l’uscita da guerre e periodi di crisi. Ma l’occasione del Natale per dare sfogo a questo entusiasmo forse è prematura e ora si rischia una nuova ondata di contagio per aiutare un’economia che, a parte per alcune attività, non si riprende certo in un mese di acquisti nei negozi.
È vero che i rituali, indipendentemente dal significato religioso, mantengono una loro funzione sociale ma i bambini (che sarebbero poi i protagonisti di questa festa) sanno benissimo come intrattenersi, anche senza mega pranzi e orde di adulti intorno a loro. E il disagio di chi in questi mesi più ha sofferto in solitudine è al di sopra di ogni festività e celebrazione.
Tutto l’anno c’è chi non può uscire e, seppure cablato, desidererebbe vedere qualcuno di persona, con la distanza di due metri fino a che necessaria, con la mascherina, il gel igienizzante e magari anche un dono che, oltre far piacere, aiuta i consumi a riprendersi.
Non aboliamo il Natale, anzi, facciamolo durare per tutto il 2021, più diluito, più discreto... più intimo!
Questo articolo è stato anche pubblicato su Fana.one.
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