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Voglia di neutro

Forme alternative di utilizzo dello spazio comune, seppure da parte di pochi, rimangono espressione di una nuova volontà sociale.

di Silvia Zambrini - lunedì 9 settembre 2024 - 464 letture

Sarebbe giusto che si andasse a caccia d’uno spazio vuoto da non riempire; [...] di un intervallo tra due suoni[...] Malauguratamente solo pochissimi intendono questa fisiologica necessità del vuoto e della pausa. La maggior parte degli uomini è ancora profondamente ancorata all’errore del pieno e non all’orrore dello stesso. (G. Dorfles)


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Luogo che potrebbe essere neutro o sonorizzato (trattandosi di una stazione) - Fotografia di Francesco Giglio

Se la paura del “vuoto” investe i più è perché questa dimensione ancora si identifica con l’angosciosa mancanza di qualcosa. In realtà molti non hanno avuto modo di sperimentare il “vuoto” nel suo significato di autonomia e indipendenza dall’ambiente che circonda. In cui potersi concedere delle parentesi di quiete e libero utilizzo dello stesso in assenza di elementi superflui che lo comprimono.

In un suo recente film il regista Wim Wenders descrive la quotidianità di un addetto alla pulizia dei bagni pubblici di Tokio il quale, pur non avendo oggettivo bisogno di lavorare, si appassiona a questo suo ruolo e ai ritmi regolari della giornata; negli intervalli tra un turno e l’altro osserva la natura nei giardini, parla con gli sconosciuti. A fine lavoro va a lavarsi in un albergo diurno dove incontra frequentatori abituali. Efficacia dei servizi rivolti alla comunità, essenzialità degli ambienti collettivi: questo è il senso di “Perfect days” dal titolo del film che in parte allude al periodo di pandemia: pur nello sgomento, la gente si era adattata a stili di vita più sobri, sfondi più silenziosi, neutri.

In un’intervista lo stesso Wenders afferma che allora aveva pensato a un consolidamento di questi modelli nonostante fossero stati imposti dall’emergenza. Ma il perché poi non si siano stabilizzati non implica una scelta di massa per un ritorno ai modelli di prima del Covid: l’erosione del neutro avviene per scelta anche di una sola persona come trattandosi del gestore di un ristorante o punto vendita che decide di intrattenere acusticamente se stesso e i suoi clienti.

Si sono invece mantenuti i cambiamenti strutturali come il lavoro a distanza, acuendosi così il divario tra necessità di luoghi condivisi in cui potersi concentrare mentalmente e una progressiva erosione dei medesimi attraverso elementi che distraggono. La compressione del paesaggio sonoro nella sua totalità avanza e conquista impunemente spazi esterni attraverso altoparlanti affissi alle pareti delle strade dove c’è più commercio. É l’ “errore del pieno” attraverso un’illusione di ottimismo e presenza di più persone rispetto a quelle che ci sono.

​Nel frattempo, dal basso, si verificano nuove realtà urbane di gruppi che si ritrovano all’aperto per svolgere delle attività. Con le masse critiche dei ciclisti, le pattinate notturne, le passeggiate guidate per visitare le città. Aumentano anche gli utenti che si fermano a leggere nelle biblioteche, nei Bar esenti dai suoni aggiunti di televisioni e canali radio: è la funzionalità che assume lo spazio “vuoto” attraverso la sua stessa essenza. Anche le sale d’aspetto di un ufficio, o di una stazione, hanno una loro utilità non solo finalizzata all’attesa, così come i luoghi in cui apparentemente non c’è niente ma ugualmente succede qualcosa, c’è qualcuno.

Quante volte in questi ambiti, di per sé insignificanti, si sono fatte riflessioni profonde, prese decisioni importanti incentivate dalla neutralità dello sfondo acustico: un "vuoto da non riempire" nel senso di elementi immessi da altri ma disponibile ad accogliere in uguale misura il pensiero di ognuno, il recupero del proprio tempo, l’ascolto che permette di distinguere la singola voce; la parola che non obbliga a sforzare i toni. Un “vuoto” che, più che una mancanza, è un’opportunità. Di cui è un peccato avere "orrore" per via di emozioni socialmente assimilate.


Questo articolo è stato diffuso anche da Fana.one.



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