Vocabolario resistente: Lettera I

Nuova puntata del Vocabolario Resistente, di Alessandra Calanchi. Questa settimana tocca alla lettera I...

di Alessandra Calanchi - mercoledì 1 ottobre 2025 - 301 letture

1, identity
2, ideology
3, immigrants
4, implicit bias(es)
5, inclusion, inclusive, i. leadership, inclusiveness, inclusivity, integration
6, increase (the) diversity
7, indigenous, i. community / people
8, inequality/ies, inequitable, inequities, injustice
9, institutional
10, intersectional, intersectionality, intersex
11, issues concerning pending legislation


1, identity = identità

Difficile non usare questa parola. Pensiamo se succedesse in Italia: carta d’identità, identità digitale, crisi d’identità… tutto da buttare.

Qual è il problema, qui? Che “identità” si collega spesso a locuzioni scomode come di genere, etnica, e così via.

Alla sua seconda elezione, Le Monde scriveva che il suo ritorno poteva segnare la fine dell’approccio identitario alla cultura e alla società. Parole sante (e spaventose).

Salvo poi usare lui stesso la parola, che evidentemente va bene se indica la white identity.


2, ideology = ideologia

Un’altra parola che in realtà il presidente usa con piacere, a patto che indichi la sua ideologia, ovvero quella che viene chiamata Trumpismo. Un’ideologia che si incarna nel MAGA (vedi) e nelle politiche anti-immigrazione, nazionaliste, populiste, protezioniste.

Per le donne che mi leggono: sappiate che DT vuole difendervi dall’estremismo dell’“ideologia gender” e ristabilire la verità biologica”. Leggere per credere.

 Per quanto riguarda le classi più deboli, possiamo stare ugualmente tranquilli: “il Trumpismo, una combinazione di nazionalismo, populismo e industrialismo, si sforza di riequilibrare la prosperità americana a beneficio dei lavoratori” (trad. mia).


3, immigrants = immigranti / immigrati

Che bella parola. Che ci ricorda che su questo pianeta siamo tutti nomadi, viaggiatori, pellegrini, profughi, immigranti o emigranti, a seconda dei punti di vista. Che ci ricorda che anche alcuni inglesi tanto tempo fa furono immigrati in America (non erano tutti colonialisti), che siamo stati immigrati anche noi italiani, e siamo stati accolti.

Una parola resa sacra dalle parole incise sul piedistallo della Statua della Libertà, simbolo dell’accoglienza: (Emma Lazarus, 1903, trad. mia)

“Mandate a me le vostre persone più stanche, le più povere,
le vostre masse infreddolite, desiderose di respirare la libertà,
i miserabili rifiuti delle vostre coste brulicanti.
Mandatemi queste persone, i senzatetto, le vittime dei naufragi,
e io solleverò la mia lampada perché varchino i Cancelli Dorati!”

La storia dell’immigrazione negli USA è discontinua. Quando serviva forza lavoro, le porte si spalancavano. Quando invece i numeri cominciavano a essere troppo alti, si emanavano leggi di contenimento o di esclusione. Nacque così il fenomeno degli “illegali”, ovvero gli immigranti privi di autorizzazione (e dunque di diritti). Gli undocumented, coloro privi di documenti, e i dreamers, coloro che sono entrati negli USA quando erano bambini, oggi sono nel centro del mirino dell’amministrazione Trump. Molti sono messicani, altri provengono dal Guatemala e dall’America centrale, e rischiano con le leggi attuali non solo l’incertezza legale ma anche di essere separati dalle loro famiglie e perfino deportati, poiché la politica DACA (Deferred Action for Childhood Arrivals) che li proteggeva non accetta più nuove richieste, e i beneficiari esistenti non hanno la garanzia di un rinnovo a tempo indeterminato. 


4, implicit bias(es) = pregiudizi(o) implicito/i

Vedi: lettera B


5, inclusion, inclusive, i. leadership, inclusiveness, inclusivity, integration = inclusione, inclusivo/a, inclusività, integrazione

Per parlare di questa parola occorrerebbe molto spazio. Cercherò di essere concisa. Visto che comunque è ben conosciuta, sia dai suoi sostenitori sia dai suoi detrattori, farò un breve ripasso storico. Negli Stati Uniti (e in genere nelle nazioni che accolgono molti e-im-migrati) storicamente il primo passo (lasciando fuori la schiavitù) è l’assimilazione. Questa fase implica il concetto di presunta superiorità etnica a cui gli “altri” devono conformarsi (omologarsi). Segue il concetto di integrazione, che pare più rispettoso, ma ancora non dà il senso pieno di una uguaglianza di rapporti (e comunque nemmeno questo piace a DT). Infine, l’inclusione, che mira a una parità partecipativa al di là della nozione di minoranza o maggioranza. Il termine oggi è molto usato in tutti i campi, dalle neurodivergenze all’età, dal genere, al linguaggio. Il contrario di includere è escludere, dunque non accogliere, non accettare, ma respingere, etichettare, discriminare.

Al presidente transatlantico non piace l’inclusione, l’ha detto e dimostrato in tutti i modi. Per questo ci ha tenuto a inserire nell’elenco anche la leadership inclusiva, perché le persone che eventualmente si volessero includere non devono comunque far parte dei “piani alti” o interferire in alcun modo con la costruzione del potere e del consenso. Forse questa è la fine dei diritti civili per cui si è tanto lottato.

Per i dettagli è sufficiente leggere qui.


6, increase (the) diversity = aumentare la diversità/varietà

Vedasi alla lettera D (diversity) e il sito citato sopra al punto 5.


7, indigenous, i. community / people = indigeno/a/i/e, comunità o popolazione i.

Sinonimo di nativo, indigeno significa originario del luogo in cui vive; in antropologia designa coloro che risultano essere sempre appartenuti a un ambito geograficamente determinato. Quindi i nativi americani sono indigeni, il presidente no. Eppure, è nato in America, come è d’obbligo per chi aspiri alla prima carica.

Dunque, c’è una scollatura fra antropo-etnologia e politica, che ovviamente è a vantaggio della seconda. Del resto, i nativi sono stati cancellati fin dal Settecento, quando James Hector Saint John de Crèvecoeur, un francese emigrato negli Stati Uniti, nelle sue famose Letters from an American Farmer designò chi potesse dirsi americano: un americano è chi si è lasciato tutto alle spalle e viene accolto nell’ampio grembo della nuova terra. In Europa avvizziva come una pianta a cui manca il nutrimento, in America rifiorirà. Il concetto di transplantation mutuato dalla botanica serve a dare ragione di una nuova razza di uomini robusti, geniali e di successo.

Ma tutto questo andava bene solo per gli europei, che si sentirono ampiamente giustificati a compiere il primo genocidio dell’era moderna. Adesso che ci sono altri gruppi che rivendicano il diritto alla cittadinanza, altri immigranti che vorrebbero trapiantarsi, o almeno non essere rimandati “a casa loro”, la porta si è chiusa.


8, inequality/ies, inequitable, inequities, injustice = ineguaglianza/e, ingiusto, iniquità, ingiustizia

Il contrario di equality, equity, equitable (vedasi alla lettera E) Ingiustizia: vedasi lettera J


9, institutional = istituzionale/i

Siamo giunti a un nuovo paradosso. Com’è possibile che un capo di stato, il massimo rappresentante delle istituzioni, rinneghi la parola che gli ha consentito di diventare quello che è? Open AI ci viene in aiuto (soffermiamoci soprattutto sulla seconda frase): l’aggettivo “istituzionale” descrive qualcosa collegato a, caratteristico di, o stabilito da una istituzione. Può riferirsi a strutture organizzate come corporazioni finanziarie oppure charities (= organizzazioni no profit), o anche a concetti astratti come razzismo istituzionale. Cosa sono le charities, già che ci siamo? Organizzazioni non a scopo di lucro, finalizzate a fornire aiuto diretto, dare assistenza legale, o ad aumentare la consapevolezza pubblica su temi quali la povertà, la fame, la salute (Ringrazio Open AI, sottolineando che ho tradotto queste frasi dall’inglese perché in italiano tutto questo non appare).


10, intersectional, intersectionality, intersex = intersezionale/i, intersezionalità, intersessuale

La parola censurata è inter. Non parliamo di squadre calcistiche. Parliamo di quell’innocua parolina latina che significa “fra” (o “tra”). Inter nos. Internazionale. Interagire. Interplanetario. Inyerpretare. Eccetera. Una parolina che è un ponte fra le cose, una porta aperta, una parolina che invita a un dialogo o auna relazione. Fra noi due, fra le nazioni, fra i pianeti. Poi il diavolo ci mette la coda, perché accanto a inter ci mette o il sesso, o un’altra parola brutta, ma brutta, che si è inventata la sinistra cattiva: intersezionalità.

Cominciamo dal sesso. Che qui è proprio sesso, non genere. Il sesso biologico, insomma. E qui c’è poco da vietare: il termine descrive una persona nata con (o che ha sviluppato in seguito) caratteristiche sessuali (cromosomi, genitali od ormoni) che non rientrano nelle definizioni tipiche di maschile o femminile. In italiano, più nello specifico, si chiama Variazione delle Caratteristiche del Sesso (VCS). Punto. Cosa c’è da vietare? Il termine è biologico, medico, è basato sull’osservazione scientifica. Si dovranno riscrivere i manuali di studio? Si dovrà dire ai genitori: Guardi, suo figlio ha una caratteristica particolare ben nota ma non se ne può parlare? Torniamo nel Medioevo?

L’intersezionalità è altra cosa. Qui, per par condicio, citerò AI Overview italiano: “L’intersezionalità è un concetto introdotto da Kimberlé Crenshaw nel 1989 che descrive la sovrapposizione di diverse identità sociali, come genere, razza, classe, orientamento sessuale, età e disabilità, e come queste intersezioni creino esperienze uniche di discriminazione, oppressione e privilegio. Questo approccio riconosce che non si può comprendere la discriminazione basandosi su un solo fattore, ma è necessario considerare la combinazione di più identità per comprendere appieno le complessità della vita di una persona e le sue esperienze di esclusione.”

Non credo servano ulteriori commenti.


11, issues concerning pending legislation = problemi/temi relativi a leggi in attesa di approvazione

Questa censura è molto sottile. Apparentemente sembra riguardare una cosa di poco interesse per una persona comune, ma in realtà è un modo di chiudere le porte alla riflessione, al dibattito, alla percezione critica di un qualcosa che riguarda o può riguardare tutti. Se andate a vedere quanti ordini esecutivi ha firmato DT nel 2025 (fino a settembre) capirete quanto gli piace il potere legislativo, che a norma dovrebbe essere esercitato dal Congresso.


In icona, la lettera I proviene da Tuttodisegni.com.

Questo articolo fa parte della serie Vocabolario resistente.


Vocabolario resistente, di Alessandra Calanchi

Ricordiamo bene la “neolingua” di 1984 (Orwell 1949) e anche i libri proibiti di Fahrenheit 451 (Bradbury 1953), ma ora la realtà ha superato la distopia più estrema. Mi riferisco naturalmente all’elenco di parole “non gradite” al regime dell’attuale presidente USA, un elenco grottesco e preoccupante che invece di suscitare ilarità e un TSO ha sollevato un po’ di indignazione per poi essere accettato dalle amministrazioni pubbliche, incapaci – salvo pochi casi – di disobbedire (un verbo caro a Thoreau, filosofo e scrittore americano che nell’800 finì in carcere per essersi rifiutato di pagare le tasse che avrebbero finanziato la guerra contro il Messico, autore della Disobbedienza civile, 1848). Così molte università hanno iniziato a cambiare nome a programmi di studio, svuotandoli dei contenuti sgraditi, e perfino la NASA ha scelto di cancellare i riferimenti alla “prima donna sulla Luna” o a “un nero nello Spazio”. La mia nuova rubrica si occuperà di commentare ogni singola parola invisa al regime Trump 2, e di raccomandarne l’uso, anche nel nostro Paese, invitando alla resistenza linguistica e culturale, una resistenza disarmata ma potente, efficace, e a costo zero.

Trovate la lista qui, ma è incompleta perché nuove parole vengono aggiunte. La lista è stata definita “chilling”, letteralmente: “agghiacciante”. Il fatto stesso che ci sia una lista lo è.



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