Vita mia, di Emma Dante
Lo spettacolo “Vita mia”, di Emma Dante, con Ersilia Lombardo, Enzo Di Michele, Giacomo Guarneri ed Alessio Piazza. Compagnia Sud Costa Occidentale
La morte. Il sogno. Il lutto. Lutto stretto prevedibile e previsto. Lutto per un figlio morto. Per un figlio bambino. Figlio di madre siciliana. Vita di madre, vita sua.
Emma Dante con “Vita mia”, il suo ultimo lavoro, ha provato a mettere in scena la tragedia di una madre (Ersilia Lombardo, stupefacente e bravissima) che subisce la sua perdita peggiore. E che quasi non è più madre.
È una strana veglia “Vita mia”. Una veglia sospesa in uno spazio sgranato, onirico, doloroso ed incosciente. lo spazio dell’attesa e dell’abbandono.
In quello spazio tutto attende. Attende il letto al centro, già “cunzato” a lutto, chissà per chi. Attende la madre mentre ti guarda con occhi sgranati, tutta di nero anche lei. E attendono i figli, tre in tutto: Gaspare, Uccio e Chicco. Anche loro ti guardano, mentre tu stai seduto intorno a loro, e mentre anche tu aspetti.
Loro però forse già sanno anche se non vorrebbero sapere. Sono pigri, sembrano stanchi, sono in pigiama ed è tardi. Solo Chicco, il più piccolo, è energico e non si ferma mai. Solo lui pare non sapere e non aspettare. Forse perché tutto sta aspettando lui.
Ed ecco che la veglia precipita nel dramma peggiore, e che la morte si fa carne giovane su quel letto, e che il pianto della madre si fa forte, anzi fortissimo. Disperato.
Una disperazione che piange in dialetto palermitano e che alla fine esplode trasformando il luogo dell’attesa nel luogo del sogno. E la morte sul palco balla il sirtaki. Balla la danza nera dell’ultimo addio. Balla la danza rossa dell’ultima festa.
E solo alla fine si scopre che quel letto e fatto per raccoglierli tutti. Per raccogliere l’ultimo abbraccio, mentre il palco si spegne.
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