Vita e scritti di Giordano Bruno
Vita di Giordano Bruno
Nato a Nola nel 1548, Filippo Bruno frequenta il collegio domenicano di Napoli, dove viene ordinato sacerdote nel 1572 (assumendo il nome di Giordano) e nel 1575 si laurea dottore in teologia. La sua prima formazione è quindi legata allo studio di Aristotele e San Tommaso, ma non manca l’influenza platonica che emergerà soprattutto nella volontà di tradurre in prassi la filosofia. Maestri a Napoli avrà infatti il Sarnese (averroista), Teofilo da Vairano (logica improntata alla tradizione platonica) e il libro di Pietro Ravennate, Ars memoriae, che lo farà appassionare all’opera di Raimondo Lullo. Legge anche Erasmo, di cui assorbe nei comportamenti la spiritualità.
Già a Napoli i superiori gli intentano un processo per eresia. Si reca a Roma, ma fugge anche da qui dopo aver svestito gli abiti dell’ordine. Fra il 1576 e il 1578 visita diverse città italiane. Approda, nel maggio del 1578, a Ginevra e si converte al calvinismo, ma lo abbandona subito. Si reca poi a Tolosa dove soggiorna due anni tenendo corsi sul “De anima” di Aristotele. Quindi si reca a Parigi dove è ammesso nell’ambiente di corte di Enrico III e si lega al gruppo dei politiques, sostenitori dell’assolutismo monarchico.Si precisa qui il suo orientamento erasmiano alla pace. Al re Bruno dedica “De umbris idearum” opera influenzata dal platonismo.
Dal 1583 al 1586 è in Inghilterra, fra gli accademici di Oxford (che disprezza) e la corte di Elisabetta (che approva). Qui nel 1584 pubblica il primo dei suoi dialoghi, “La cena delle ceneri”, che è infatti una critica della pedanteria e una difesa dell’eliocentrismo. Gli atenei inglesi rappresentano in questo periodo una roccaforte dell’intransigenza dottrinaria puritana. La tutela scrupolosa del significato letterale della Bibbia è il terreno principale sul quale si esercita la pedanteria dei professori. Sempre a questo periodo appartengono gli altri dialoghi in italiano di argomento cosmologico/teologico (De l’infinito universo et mondi), ontologico (De la causa, principio et uno), e storico-antropologico (Spaccio de la bestia trionfante; Cabala del cavallo pegaseo). Sempre a Londra, nel 1585 pubblica l’ultimo dei suoi grandi dialoghi, Eroici furori. Rientrato a Parigi non trova più l’ambiente favorevole del primo soggiorno e si reca in Germania. A questo periodo risalgono tre poemi latini di modello lucreziano (De triplici minimo et mensura; De monade, numero et figura; De innumerabilibus, immenso et infigurabili). Dal 1591 è a Venezia, presso il nobile Giovanni Mocenigo, il quale però lo denuncia per eresia facendolo arrestare nel maggio del 1592 dall’inquisitore veneto. Il processo continua al Sant’Uffizio, a Roma a partire dal 1593. Poiché si rifiuta di abiurare e anzi conferma i propri convincimenti anticristiani presenti nello Spaccio, Bruno viene dichiarato, il 20 gennaio 1600, eretico “formale, impenitente, pertinace” e condannato alla pena capitale. Il tribunale ordina inoltre che tutti i suoi libri siano bruciati e i suoi scritti posti all’Indice. Il 17 febbraio del 1600, spogliato e legato a un palo, Giordano Bruno viene bruciato vivo in Campo dei Fiori a Roma.
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