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Vicenda Orioles: una miope risposta

Il presidente Iacopino scrive che non si può infrangere la legge. E come la mettiamo con i tanti “Betulla” iscritti all’Ordine?

di Adriano Todaro - mercoledì 21 ottobre 2015 - 4521 letture

Sulla vicenda di Riccardo Orioles avevamo già scritto il 7 ottobre scorso. Avevamo scritto sulla miserabile e squallida vicenda che aveva come protagonista questo giornalista siciliano che da 40 anni scrive e si batte contro la mafia. Miserabile perché per un debito di 1.384 euro lo si voleva radiarlo dall’Ordine dei giornalisti; squallida perché mentre si infierisce su una persona che fa onore all’Ordine dei giornalisti, che ha formato schiere di giornalisti con la schiena dritta, che prima dalle colonne de I Siciliani di Pippo Fava ed ora da Siciliani Giovani, continua a battersi contro i poteri mafiosi, a tutti i livelli, non si ha neppure un po’ di vergogna di riammettere all’Ordine personaggi che hanno avuto grossi problemi con la giustizia ma che pagano, regolarmente, la quota d’iscrizione dell’Ordine.

Ora, su questa vicenda, c’è una coda che riguarda il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino. Come avevamo scritto, il sito WikiMafia aveva promosso una raccolta di firme a favore di Orioles con un obiettivo ben preciso, quello che l’Ordine consegnasse ad Riccardo Orioles la tessera ad honorem. All’appello avevano aderito più di 500 persone, giornalisti come Corrado Stajano e personalità della società civile da sempre contro il cancro della mafia come don Ciotti il quale si era anche offerto di pagare l’arretrato delle quote non versate da Orioles per la sua condizione finanziaria difficilissima, in quanto percepisce una pensione minima di 432 euro mensili.

Quindi non era più un problema di arretrati, quanto piuttosto dare un riconoscimento ad una persona che, appunto, per 40 anni, è sempre stato in prima fila a combattere la mafia. Un riconoscimento che avrebbe dato lustro allo stesso Ordine dei giornalisti, un ordine professionale in questi ultimi tempi piuttosto appannato.

Invece si è scelta la via opposta, quella di non riconoscere questa esigenza e lo si è fatto con una velocissima risposta del presidente Iacopino di due righe, burocratiche e senza senso: “Apprezzo le intenzioni – scrive il presidente nazionale dell’Ordine a WikiMafia – Mi permetto di ipotizzare che nessuno dei firmatari voglia sollecitare una violazione della legge che non consente questa soluzione. Cordialmente. Enzo Iacopino".

Parlare di violazione di legge nel nostro Paese assume il tono di una farsa. Siamo il Paese dell’illegalità diffusa, siamo il Paese che in fatto di libertà di stampa, siamo superati da Paesi come il Senegal, il Burkina Faso e il presidente dell’Ordine parla di non poter violare la legge. Nessuno aveva chiesto ciò. Semplicemente di fare quello che in passato si è fatto, giustamente, per altri giornalisti. Durante un corso di formazione per giornalisti, alcuni mesi fa ho potuto ascoltare Iacopino, a Monza, sulla deontologia professionale e convenire con lui su certi personaggi che oggi affollano gli schermi Tv (si parlava, fra gli altri, di Barbara d’Urso). Ma oggi, con questa posizione su Orioles, non posso essere dalla sua parte, anzi. Nel sito dell’Ordine dei giornalisti Iacopino si presenta in terza persona e così scrive: “Coltiva una velleità: che ci si possa occupare degli interessi dei colleghi uscendo dalla miope logica delle convenienze di gruppo”. Parole nobili ed apprezzabili. E qua Iacopino, su questa vicenda, avrebbe dovuto fare gli interessi dei colleghi ed uscire dalla “miope logica delle convenienze di gruppo”.

Perché la sua posizione è proprio miope. Non mi si venga a raccontare che consegnare ad Orioles la tessera onoraria si sarebbe infranta la legge. Ben altre cose si sono fatte, nel corso degli anni, infrangendo la legge, se non quella codificata ma quella etica che c’è dentro di noi come, ad esempio, ridare la tessera dell’Ordine allo squallido “Betulla” Farina, spione dei servizi oppure la “disattenzione” che c’è stata sull’iscrizione all’Ordine di quell’altra perla della legalità, il 78enne Luciano Moggi, altro abituale frequentatore di Tribunali, senza neppure dimenticare un altro spione, questa volta della Cia, come Giuliano Ferrara. Una domanda sarebbe necessario porre a Iacopino: per un ordine professionale è più qualificante avere iscritto uno come Riccardo Orioles oppure personaggi come “Betulla”?

Pierpaolo Farina, ideatore di WikiMafia, ha risposto immediatamente a Enzo Iacopino sottolineando che il riconoscimento ad Orioles era solo un “riconoscimento simbolico” e che WikiMafia con l’appello non chiedeva “nessun trattamento di favore, molto semplicemente perché non siamo soliti chiedere favori, essendo una prerogativa delle società dominate dal fenomeno mafioso”. Poi, proprio sulla questione d’infrangere la legge, cita il caso di Ugo Stille (Mikhail Kamenetzky, di origine ebraica e fuggito negli Stati Uniti) uno dei più illustri direttori del Corriere della Sera il quale era corrispondente per il Corriere dagli Usa e non aveva mai ritenuto che fosse indispensabile avere la tessera in tasca per fare il giornalista. Ma in Italia sì. E quindi si era posto il problema: come fare a fargli dirigere il Corriere se non era iscritto all’Ordine? La soluzione era stata subito trovata. Gli era stata consegnata la tessera onoraria di pubblicista. Ma noi qua vogliamo citare il caso di un altro giornalista siciliano, di un altro giornalista minacciato dal potere mafioso, che ha subito attentati, che hanno tentato anche di strangolare. Pino Maniaci dalla sua Tv siciliana denuncia, da anni, le malefatte della mafia. Maniaci non avrebbe mai potuto, con le leggi vigenti, diventare giornalista e allora, giustamente, gli era stata consegnata la tessera onoraria di giornalista. Un modo, questo, per sconfiggere – come scrive Pierpaolo Farina in risposta alle due righe di Iacopino - “un’idea di giornalismo formale e burocratica che è la vera tragedia di tutta questa faccenda”.

Non sappiamo come finirà questa vicenda. Certo è che la vicenda Orioles la dice lunga su un ordine professionale come quello dei giornalisti. Il mondo corre e questi si baloccano sulle tessere professionali. C’è da chiedersi veramente se vivono sulla Terra, in Italia, o su qualche altro pianeta. Si fanno corsi (la cosiddetta Formazione continua), sulla deontologia professionale. Ma quando parlano di deontologia, questi soloni, non pensano mai ai tanti “Betulla”? Non avranno un po’, solo un po’, di vergogna quando si guardano allo specchio?


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