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Varicchina nel vino della messa: "Lo volevano uccidere"

Don Aristide Raimondi parroco della chiesa della Madonna del Carmelo in Santa Maria di Licodia, prima della distribuzione della Santa Comunione ha cercato di bere il vino posto nel calice...

di Vincenzo Ventura - giovedì 13 ottobre 2005 - 5930 letture

E’ giallo nel piccolo centro del catanese, Santa Maria di Licodia. Sabato sera [8 ottobre 2005] infatti il sacerdote, don Aristide Raimondi parroco della chiesa della Madonna del Carmelo in Santa Maria di Licodia, prima della distribuzione della Santa Comunione ha cercato di bere il vino posto nel calice e già consacrato. Già al primo sorso il parroco ha sentito un odore diverso e un sapore aspro. Si è poi diretto in sagrestia dove ha bevuto dell’acqua per cercare di placare il bruciore in bocca e di togliere quel sapore così aspro. Ha tentato di riprendere la funzione religiosa ma dopo alcuni ripetuti colpi di tosse e forti dolore al petto alcuni parrocchiani hanno deciso di accompagnarlo al vicino ospedale di Biancavilla dove i medici hanno riscontrato una ustione alla bocca e alle labbra. “Ha scampato il soffocamento” hanno aggiunto i medici. Tutto in pochissimi istanti, momenti di paura e di ansia.

Ma oggi il giovane sacerdote, 29enne, appare più sereno, confortato dalla preghiera e dall’affetto dei suoi cari. Non si sono fatti attendere i parrocchiani all’ospedale di Biancavilla. Molti, moltissimi si sono diretti al nosocomio e hanno cercato di vederlo. La drammatica vicenda pare sia dovuta ai “rivoluzionamenti” per le Celebrazioni in onore della Madonna del Carmine, a luglio, stravolti in qualche maniera dal giovane prete già dal primo anno del suo ministero sacerdotale in quella comunità. Don Aristide ha cercato di valorizzare maggiormente l’aspetto religioso, eliminando quel folclore che a volte guasta quel clima di spiritualità che ogni festa religiosa deve avere.

Tantissime le lettere e le chiamate anonime che in questi tre anni lo hanno minacciato. Questi attacchi don Aristide quindi li conosce bene ma “non pensava che si arrivasse a tanto”, ha detto lo stesso. Andata distrutta buona parte del pavimento della chiesa macchiato con una vernice rossa, la stessa con la quale è stato scritto in una parete della chiesa parrocchiale “Te ne devi andare!”.

Molti i parrocchiani rimasti allibiti e sono stati proprio loro a chiedere scusa a nome di tutta la comunità al giovane prete ancora sotto osservazione dei medici. Anche l’arcivescovo di Catania, mons. Salvatore Gristina e il sindaco di Santa Maria di Licodia, Francesco Petralia, hanno espresso solidarietà al parroco vittima di “un tentato omicidio”. “Volevano ucciderlo perché ha cercato di modificare alcuni aspetti della festa della Madonna del Carmine” ha dichiarato il primocittadino che ha fatto affiggere in tutta la città dei manifesti con i quali sia le autorità civili che quelle ecclesiastiche con tutta la città di Santa Maria di Licodia si chiede scusa e si invita il parroco a tornare nella sua chiesa. “Don Aristide è una persona dolce, che ci trasmette il messaggio di Gesù Cristo. E’ un fatto particolarmente sconcertante”, spiegano i parrocchiani. Solidarietà al sacerdote espressa anche dal prevosto di Biancavilla, don Antonino Tomasello, e dall’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” che con padre Aristide ha condiviso l’esperienza del pellegrinaggio a Lourdes lo scorso anno.

Oggi don Raimondi potrà tornare a casa. Gli inquirenti che hanno sigillato la chiesa e che stanno ispezionando il calice della Messa, lo interrogheranno una seconda volta. Giusto il tempo di rimettersi e don Aristide potrà fare ritorno nella sua comunità parrocchiale che lo sta già aspettando.


Biancavilla allo specchio


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