Vallanzasca: gli angeli del male

Regia di Michele Placido. (Italia, 2010, 125 min.) Drammatico Con Kim Rossi Stuart, Paz Vega, Francesco Scianna, Valeria Solarino.
“Il mio lato oscuro, diciamo che è piuttosto accentuato”. Questo è ciò che Renato Vallanzasca (Kim Rossi Stuart) dice in carcere rivolgendosi al direttore di San Vittore a Milano.
Come a dire che, ognuno di noi incarna il bene e il male, e Michele Placido, dopo avere rappresentato più volte il bene (Padre Pio, Falcone, “Un eroe borghese”), stavolta vuole rappresentare il male.
Per farlo, sceglie colui che terrorizzò negli anni ‘70 Milano e non solo, Renato Vallanzasca, il boss della Comasina, uno con una sua particolare etica criminale: non si nasconde di essere tale fin dalle prime battute del film, è rimasto sempre fedele ai suoi principi, non ha mai chiesto sconti, si è assunto tutte le responsabilità, anche di cose mai commesse scagionando i suoi amici i veri colpevoli, non ha mai sparato su persone inermi, non si è arricchito e soprattutto non ha mai chiesto aiuto alle criminalità organizzate, né alla mafia siciliana, né ai gruppi di estrema destra né alla banda della Magliana.
Quest’ultimo aspetto spiega forse il perché in carcere Francis Turatello viene fatto fuori e lui no. Il nucleo del film sta nella rappresentazione del criminale che c’è dentro un individuo simpatico, spiazzante, che agisce con leggerezza e dalla parlantina ammaliante. Qui sta il mistero e qui in fondo sta tutto il film.
Un criminale che assurge a mito (voluto anche dalla stampa), amatissimo dalle donne, che non incarna l’italico vizio dell’essere furbo e opportunista. Uno che si mette a nudo e percorre la sua personale via crucis a viso aperto.
Nel film lo interpreta bene Kim Rossi Stuart e si vede che ha studiato perché sfoggia una convincente cadenza milanese; Paz Vega (Antonella, che diventerà la moglie del bel Renè), spagnola, al suo secondo film in Italia, rappresenta l’angelo del bene in un mondo di uomini molto duro, Moritz Bleibtreu (già visto l’anno scorso a Venezia in Soul Kitchen)
dimostra di poter fare bene anche nei film italiani (ha vissuto parecchio tempo in Italia ed ha una discreta pronuncia), interpretando il più lucido dei componenti la banda e poi anche Gaetano Bruno, Valeria Solarino, Francesco Scianna e Filippo Timi, tanto per citare i più noti sono convincenti ed all’altezza della situazione.
La pellicola è stata volontariamente proposta fuori concorso per non alimentare ulteriormente le polemiche che sono seguite alla presentazione del film. Il regista tiene a precisare che naturalmente ha avuto delle remore nella scelta del soggetto, ma l’opera di convincimento di chi gli è stato vicino, in primis Kim Rossi Stuart e la convinzione che in fondo, anche qualcuno che ci governa ha fatto pure di peggio lo hanno convinto a procedere nel suo intento con risultati tali da far rimpiangere gli addetti ai lavori di non aver avuto cotanto film in concorso. * Mi sono seduto sul posto di chi ha torto perché tutti gli altri erano occupati. (Bertold Brecht)
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