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Utopiensi di tutto il mondo unitevi

Utopia / Tommaso Moro, China Miéville, Ursula K. Le Guin ; traduzione di Claudio Kulesko e Veronica Raimo. - Palermo : Timeo, 2022. - 222 p. - ISBN 979-12-8122-700-2.

di Evaristo Lodi - mercoledì 28 maggio 2025 - 736 letture

Qualche giorno fa sono passato davanti a una libreria, aperta da pochissimi giorni, che mi aveva incuriosito. Una rapida scorsa alla vetrina e mi sono sentito attratto da un titolo e da autori davvero intriganti. La copertina è di colore rosso, su fondo argento, color del sangue. Che sia un l’ennesimo autore italiano che vuole proporre una via italiana all’horror, ormai desueto?

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Copertina di Utopia, edito da Timeo

Il titolo mi affascina: Utopia. L’autore mi sembra italiano ma poi mi accorgo del classico che lo sottintende: Tommaso Moro (Sir Thomas More, Londra, 7 febbraio 1478 – Londra, 6 luglio 1535). Poi colgo che, più in piccolo, sono citati altri due autori: Ursula K. Le Guin (Berkeley, 21 ottobre 1929 – Portland, 22 gennaio 2018), che conosco come autrice di fantascienza, e una certa China Miéville (Norwich, 6 settembre 1972) di cui non conosco nulla. Il mio stupore è grande quando scopro che non si tratta di una certa ma di un certo giovane scrittore (dei tre è l’unico che ha ancora davanti a sé una vita), Very British, multiforme, figlio della globalizzazione ed è sempre stato affascinato dalle utopie e dall’Ursula di cui sopra [1]. Il mio rimasuglio di orgoglio maschilista sembra essere salvo.

«Dammi, Signore, una buona digestione, e anche qualcosa da digerire. Dammi la salute del corpo, con il buon umore necessario per mantenerla. Dammi, Signore, un’anima santa che sappia far tesoro di ciò che è buono e puro, e non si spaventi davanti al peccato, ma piuttosto trovi il modo di rimettere le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa tanto ingombrante che si chiama “io”. Dammi, Signore, il senso dell’umorismo. Fammi la grazia di capire gli scherzi, perché abbia nella vita un po’ di gioia e possa comunicarla agli altri. Così sia» [2]

Questa preghiera è solo attribuita a Tommaso Moro ma non mi cruccio più di tanto perché l’ironia la si può sempre leggere alla base della sua opera più conosciuta anche se a causa del suo sogno verrà impiccato, dopo un processo svoltosi nella patria indiscussa di quello stato di diritto che oggi si chiama Regno Unito.

Certo sulla proprietà privata e sulla pena di morte il Santo inglese ha fatto gongolare i comunisti di un tempo e anche gli illuminati di sinistra che forse abbondano oggi, anche se non è dato saperlo [3].

Ma lascio al lettore la gioia di (ri)scoprire le sue parole.

Altra cosa invece è l’attualità degli altri due autori che mi hanno affascinato, intrigato e sorpreso allo stesso tempo. Cominciamo da China:

«Tutti noi abbiamo scrollato a bocca aperta le immagini della zona contaminata di Chernobyl [oggi si direbbe Gaza]. Questo non dovrebbe farci sentire in colpa. Il nostro orrore nei confronti delle tragedie e dei crimini è del tutto reale: semplicemente coesiste con il nostro stupore, senza inficiarlo. Non siamo noi a scegliere ciò che ci lascia senza fiato. Né le immagini che ci entusiasmano vengono interpretate dalle nostre menti in funzione di particolari linee politiche.»

Ma soprattutto:

«Ecco un altro limite dell’utopia: viviamo già in un’utopia. Solo che non è la nostra. Per questo viviamo anche in un’apocalisse. […] Le nostre utopie sono qualcosa da ammirare e di cui godere: sono fatte delle nostre preoccupazioni e ci parlano del nostro presente, della versione pre-utopica di noi stessi. Sono da interpretare. Proprio come quelle dei nostri nemici.»

Che ne dite? Io proverei a interpretare le esternazioni di Trump: che nascondano un’utopia di un mondo migliore? Per lui certamente sì. E arriviamo alle affascinanti esternazioni di Ursula Le Guin le cui citazioni mi hanno travolto nel gorgo vorace della mia ignoranza. I più citati direi che sono più o meno conosciuti: da Robert C. Elliot The Shape of Utopia a Claude Lévi Strauss Elogio dell’antropologia, fino a Lao Tzu Tao te Ching. Ma la citazione che mi ha colpito di più è scritta in una nota a piè di pagina che invita alla scoperta di un autore e dei suoi quattro volumi, non ancora tradotti in italiano: Robert Nichols, Daily Lives in Nghsi-Altai. Sarebbe bello fosse tradotto perché allo stato attuale della mia mente non riesco a immaginarmi sprofondato nella lettura di più di cinquecento pagine, nell’idioma della Perfida Albione. Ma andiamo con ordine:

«È un’enantiodromia [letteralmente “corsa verso l’opposto”] un porcospino che si ritira nella fessura tra le rocce [la figura del porcospino che si ritira a ritroso è spiegata nelle pagine precedenti]. Si muove di sbieco. Ma le deviazioni e i rovesciamenti sono proprio ciò di cui ha bisogno una mente che marcia costantemente in avanti»

Oppure: «La conoscenza è potere e vogliamo sapere cosa ci aspetta, vogliamo mappare tutto.»

E infine: «Mi viene offerta la scelta del Grande Inquisitore. Sceglierai la libertà senza felicità o la felicità senza libertà? Per me l’unica risposta possibile è: no. […]

Ecco il nuovo mondo!, grideremo sconcertati ma entusiasti. Abbiamo scoperto il nuovo mondo!

Eh no, dirà il Coyote. No questo è il vecchio mondo. Quello che ho fatto io. L’hai fatto per noi!, grideremo stupiti e grati.

Non mi azzarderei a metterla così, dice il Coyote.»

Consideriamo che sono le ultime parole del saggio di Ursula Le Guin (Una visione non-euclidea della California come luogo freddo) e che è stato scritto nel 1982/83. Proviamo però a sostituire la parola Coyote con chi volete voi e comincerete a tremare di paura o di felicità come ho fatto io. Allora mi consolo cercando una parvenza di fierezza nel credere fermamente di essere un’utopiense, anche se tanti potrebbero sostenere che sia solo una pia illusione e, per i più volgari, che sono solo un mona. Fiero di esserlo e, come dice sempre la donna fantascientifica di questo volume: «Non si può andare avanti senza la speranza».

Lo dicono anche i papi.

Buona lettura

[1] Per chi non conoscesse nessuno, Wikipedia è sempre un prezioso aiuto: Thomas More - Ursula Le Guin e last but not least China Miéville -.

[2] Vedi Gioia e umorismo: la santità della vita quotidiana / di Giuseppe Ruta.

[3] Vedi: Binomi di parole (24): Egemonia e Cultura / di Alessandra Calanchi.


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