Uomini senza anima

Il mondo oggi si divide tra chi è cosciente e chi non lo è. Chi ha perso completamente ogni contatto con il proprio corpo e con la realtà, e chi si avvede dei rischi pericolosi di questa rutilante corsa verso l’appiattimento.

di Anello di Dio - venerdì 3 novembre 2006 - 5760 letture

Il mondo oggi si divide tra chi è cosciente e chi non lo è. Chi ha perso completamente ogni contatto con il proprio corpo e con la realtà, e chi si avvede dei rischi pericolosi di questa rutilante corsa verso l’appiattimento.

Siamo tutti ormai fondamentalmente degli schizofrenici, perché la nostra stessa esistenza e spaccata tra ciò che è l’ "io" esteriore, per intenderci quello che vive, lavora si relaziona con il mondo; e l’ "io" interiore, quello che rappresenta il nostro intimo sentire. In questo universale processo di depauperizzazione del secondo a favore del primo; interviene anche un estenuante processo di deistituzionalizzazione dell’ "io" interiore. A cosa serve possedere un’animo diverso se ormai la società si è spalmata su una medesima figura fittizia protopubblicitaria. Lo scorrere del tempo passa paurosamente inosservato in questo mondo dove il tempo "non deve esistere"; dove ci hanno abituati a pensare che "sempiternamente resteremo".

Il fenomeno è ormai a livelli tali che la nostra coscienza delle cose è stata narcotizzata. Siamo incapaci di sentire il dolore, di vedere il male che ci circonda! La situazione sembra incontrollabile se il delitto e la morte non ci fa più alcun effetto. Sapere che sia morto qualcuno non ci rende più tristi o più inquieti, ci lascia semplicemente indifferenti. È il colmo! L’eterna lotta per vincere la morte non si sta risolvendo con preparati per prolungare la vita "sana" ma con "lavaggi del cervello" per alimentare l’idea della sopravvivenza nella costanza del tempo.

A cosa bisogna appellarsi, in questa desolazione? Dove trovare la via di fuga? È difficile, se non impossibile che questa circolo "virtuoso" venga annullato. Siamo destinati a perpetuare questo stato di "sogno permanente" nel quale nessuno muore o soffre. La cosa più incredibile è che questo stato delle cose coinvolge solo, e giustamente le società più "evolute". C’è una grande parte del mondo che ci insegue a breve distanza in questa corsa alla "narcotizzazione" della coscienza. Il resto vive la disperazione e la fame. Nonostante certi appelli alla lotta al "relativismo", una sorta di rigurgito del vecchio; siamo destinati alla vita soporifera delle metropoli ipertecnologizzate, superinquinate, multipiano, sventrate contrallate dalle macchine


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