Uno sputo su un mucchietto di fango
Ripercorrere cinquanta anni di Storia, cercando un motivo che ci faccia scegliere un decennio migliore dell’altro
Maggio 2024: muore il presidente dell’Iran Raisi, tentativo di ammazzare Robert Fico (Slovacchia), tentativo di ammazzare Malachy Steenson, tentativo di colpo di stato in Congo (RDC), tentativo di colpo di stato in Georgia, minaccia al presidente serbo Vucic, tentativo di assassinare Bin Salman, tentativo di colpo di stato in Turchia… e mancano ancora poco meno di 10 giorni alla fine del mese.
"Gli equilibri stanno saltando, non ne usciamo". Potrebbe essere questo il primo commento a caldo, considerando cosa stiamo vivendo in questi giorni, tra un conflitto in Ucraina e un altro ennesimo sulla Striscia di Gaza, a farci dimenticare tutti gli altri che da decenni infiammano il mondo, in nome di un’idea di pseudo-democratica guerra giusta che non trova più riscontro neanche degli slogan ipocriti dei quali ci inzuppiamo quotidianamente.
Certe riflessioni nascono dal nulla, proprio mentre le menti vagano in cerca di un altro motivo di distrazione che ci allontani da una realtà troppo scomoda per essere condivisa. Accade anche in una semplice redazione come la nostra. Guardare i propri figli e pensare al mondo che gli stiamo offrendo. Risposte che rifiutano domande, forse inutili da porsi, ma che si annidano nel cervello come una missione che dubitiamo di non riuscire mai a portare a termine.
Quelle ossessive invasioni rumorose degli elicotteri militari, che guardiamo all’orizzonte e che disturbano la nostra illusoria tranquillità quotidiana. Quella che non ci fa percepire il disagio e l’arroganza di una guerra perché, in Italia, non sentiamo sparare un colpo. Eppure siamo coscienti che in guerra ci siamo anche noi. In modo distaccato, senza particolari allarmismi. Senza dubbi apparenti sulla parte della ragione dove schierarsi. Il vecchio concetto dei buoni e dei cattivi. Quello che non tramonta mai e ci assolve da qualsiasi senso di colpa.
E allora ricostruire un passato, non troppo remoto dove perdersi, così vicino a un presente che ci destabilizza, così troppo simile a un trampolino di lancio per un futuro sempre più enigmatico ed incerto. Tornare a ritroso partendo dall’ultimo cinquantennio ed elencare avvenimenti che hanno inevitabilmente spianato la strada al nostro presente. Dove sta il confine tra una rassegnazione e il bisogno di aggrapparsi ad un’altra speranza?
Sì, ma 50 anni fa si votò per il divorzio, ci fu la strage della Loggia, a Dublino scoppiarono delle autobombe e uccisero 34 civili, ci fu il massacro di Ma’alot in Israele e un’altra vendetta consumata a danno di civili. Fu eletto Giscard d’Estaing.
Ma 40 anni fa, in una base militare sovietica, nella Penisola di Kola, esplose un arsenale missilistico causando danni la cui entità non è stata mai chiarita del tutto. Nella città di Brighton, nel Sussex, l’IRA fece esplodere una bomba all’interno del Grand Hotel della città. Il primo ministro indiano Indira Gandhi venne assassinata da alcune sue guardie del corpo di religione sikh.
E 30 anni fa, Armenia e Azerbaigian firmarono un accordo per il cessate il fuoco nella guerra del Nagorno Karabakh, un’altra manifestazione violenta di rivendicazione etnica, iniziata due anni prima. Il fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma per un malfunzionamento del telecomando. L’esercito Serbo-Bosniaco lanciò una granata nel mercato di Sarajevo, uccidendo 68 civili e ferendone 144.
Nel 2004, possiamo ricordare l’esplosione di due ordigni nella città di Kandahar, ex roccaforte del deposto regime talebano provocando quindici vittime, per lo più adolescenti in uscita da una vicina scuola. O l’attentato terroristico consumato in due sedi di partito ad Arbil, che ha mietuto oltre cento vittime. Per non parlare della serie di attentati a treni che sconvolsero Madrid, dove si contarono 191 morti e oltre un migliaio di feriti.
Nel 2014 ad Odessa sostenitori del Governo di Kiev appiccarono un incendio alla sede dell’Unione Sindacati che causò la morte di 30 rifugiati filorussi. Il colpo di stato in Thailandia da parte dell’esercito, quello del generale Khalifa Haftar in Libia bombardando Bengasi ed occupando Tripoli.
Quanti altri eventi potremo citare? Quanti ne potremo dimenticare? Ma, soprattutto, qual è la differenza, se c’è, tra questi periodi storici che abbiamo appena ricordato?
Sembra una consolazione pensare che, quello che si sta vivendo, possa essere il peggio mai vissuto dall’umanità, ma a rifletterci bene, è solo una comprensibile personale interpretazione della realtà, dettata dal coinvolgimento del momento e da tanta, troppa paura.
La verità è che la Storia si ripete, spesso nel peggiore dei modi. Potremmo cercare nel mistico le risposte alle nostre incertezze. Noi Italiani, cresciuti nella capitale del Cristianesimo, potremmo osare dire che tutto è stato rovinato da uno sputo su un mucchietto di fango. Prima di quel momento, era tutto perfetto, chiunque l’avesse fatto.
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