Università: conto alla rovescia
A partire dall’ultima settimana di novembre, infatti, si dovrebbe iniziare a discutere alla Camera il decreto che modifica l’ordinamento universitario in alcuni dei suoi punti più importanti, come quello della figura del ricercatore...
Sono ormai più di trenta le università italiane che hanno aderito alla protesta ufficiale contro il DDL Moratti, e si va incontro al periodo più caldo di questa turbolenta vicenda.
A partire dall’ultima settimana di novembre, infatti, si dovrebbe iniziare a discutere alla Camera il decreto che modifica l’ordinamento universitario in alcuni dei suoi punti più importanti, come quello della figura del ricercatore, sostituita dalla formula dei "contratti a progetto" di durata quinquennale, o quello del riconoscimento del ruolo professionale del docente titolare di una cattedra, che in termini pratici significa ufficializzare le varie attività "collaterali" di un accademico dal medio-lungo corso.
E proprio in prossimità della discussione la mobilitazione degli atenei dovrebbe farsi più serrata. Sono in programma ad esempio una serie di iniziative per i prossimi giorni, tra le quali un blocco nazionale della didattica nella settimana dall’8 al 13 del mese, supportata nel mezzo da una ventiquattr’ore organizzata a Roma, tra il 10 e l’11, che prevede una serie di dibattiti e incontri sul tema, ma anche proiezioni, spettacoli, musica.
Il timore di un colpo di mano del governo, che fingendo una iniziale apertura potrebbe invece approvare il DDL durante il periodo delle festività di fine anno - senza concedere molto alle richieste di ritiro che i Senati Accademici di molti atenei da Torino a Palermo vanno chiedendo sempre più insistentemente - si fa sempre più tangibile nelle assemble che si susseguono in questi giorni. L’esigenza di una compattezza delle categorie più o meno direttamente chiamate in causa, diviene a questo punto un elemento essenziale per proseguire l’agitazione in corso.
Ci si avvicina dunque a una sorta di prova del fuoco per questo particolare e variegato movimento creatosi nelle università italiane, caratterizzato da una trasversalità positiva che oltre a ricercatori e docenti, arriva a coinvolgere anche i tecnico-dipendenti degli atenei e una parte degli studenti, quelli più consapevoli del fatto che uno sgretolamento senza alternative concrete dell’intero sistema universitario, inevitabilmente andrebbe ad incidere anche su di loro.
In questo quadro, le voci che inoltre si susseguono su un ipotetico e imminente scambio di poltrone (per aggiustare gli ultimi disastri del governo in Europa), che potrebbero portare anche all’arrivo di Buttiglione al posto della Moratti, con conseguente spostamento dell’attuale Ministro dell’Istruzione a chissà quali competenze, alimentano ulteriormente un clima di disorientamento e pessimismo nelle viscere dell’intero mondo accademico, che deve comunque continuare a interrogarsi sui propri errori, spesso caratterizzati da eccessivi accomodomenti nei confronti del potere politico.
Come andrà a finire, lo scopriremo tra non molto.
L’articolo di Emiliano Sbaraglia è stato pubblicato su Aprileonline.info n° 136 del 05/11/2004, con il titolo "Università, cresce la protesta".
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