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Una scuola non a norma

Per capire il grado di civiltà e maturità di un popolo, di uno Stato, basta vedere quanta attenzione e quante risorse economiche vengono dedicate al campo educativo e culturale e dunque alla formazione.

di renato accorinti - mercoledì 2 dicembre 2009 - 3281 letture

In Italia si spende poco e male per l’istruzione. L’edilizia scolastica è nettamente insufficiente ed è risaputo che la maggior parte delle scuole sono insicure, fatiscenti e inadeguate (prive di laboratori, palestre, biblioteche, auditorium, etc.).

La didattica viene mortificata attraverso l’aumento spropositato del numero degli alunni per classe (trenta) che impedisce un lavoro efficace sui singoli ragazzi e contemporaneamente genera un’ulteriore diminuzione dei posti di lavoro; gli insegnanti italiani sono tra i meno pagati d’Europa e molti sono costretti a decenni di precariato.

Tutto ciò è indicativo di quanto la politica non creda affatto nel valore della formazione bruciando il futuro delle nuove generazioni con scelte scellerate causa di un vero e proprio suicidio sociale e culturale. A questo proposito, un esempio eclatante di sperpero e cattiva gestione dei fondi pubblici è quello della recente ristrutturazione dell’Istituto Comprensivo “E.Drago” di Messina (Materna, Elementari e Medie), costata tre milioni di euro.

La struttura che originariamente non nasceva come scuola, fino a quarant’anni fa ospitava il catasto. La sua pianta è caratterizzata da un forte sviluppo longitudinale (80m di lunghezza per soli 10m di larghezza). Tali dimensioni hanno reso impossibile la realizzazione di palestre, auditorium, biblioteca, spazi ricreativi e hanno condizionato l’ampiezza delle aule che non risultano a norma anche dopo la ristrutturazione.

Poiché nell’ambito dello stesso isolato della scuola “E. Drago” sorge la scuola “L. Pirandello” (anch’essa di proprietà del Comune) - adiacente a questa e separata da spazi esterni inutilizzati - proposi al Comune, in tempo utile, un progetto alternativo che comprendesse l’unificazione dei due plessi e la ristrutturazione dell’intera area. Tale soluzione avrebbe permesso di ottenere ampi spazi per costruire una vera scuola dotata di tutte le strutture sopracitate.

La creazione di tali strutture avrebbe migliorato enormemente l’attività culturale e didattica della vita scolastica. Inoltre, nelle ore pomeridiane e serali o nei giorni festivi e di chiusura della scuola, questi spazi sarebbero diventati un potenziale centro sportivo e culturale a disposizione della città.

Nonostante la mia proposta avesse raccolto soltanto consensi, l’assessore alla Pubblica Istruzione, Liliana Modica, ed il Sindaco, Francantonio Genovese, rifiutarono ogni confronto sulla revisione del progetto. E così dopo trent’anni di attesa, dopo aver sperperato tre milioni di euro, alla consegna dei lavori nel Settembre 2009 (con un anno e mezzo di ritardo rispetto alla data preventivata!) i risultati sono fallimentari e scandalosi.

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bagni

Non ci sono aule a norma; non esiste una palestra ma un cantinato umido che illegalmente vorrebbero destinare all’attività motoria; non esiste una biblioteca; non esiste un auditorium; non esistono spazi ricreativi per i bambini della scuola materna ed elementare; le entrate delle suddette scuole sono sprovviste di scivoli per i disabili, sono sprovviste di pensilina e di citofoni; l’unico ascensore esistente, quello della scuola media, ad oggi non è operativo per motivi burocratici; i bagni della scuola materna consistono di un’unica stanza che accoglie dieci gabinetti, tutti a vista, per maschi e femmine senza alcuna separazione per il rispetto della privacy; i bagni sono sprovvisti di buttatoi necessari per riempire i secchi per le pulizie dei locali e la mancanza di rubinetti a filtro costringe in caso di un guasto anche minimo a chiudere l’intera fornitura di acqua per tutto i bagni.

Le porte sono sprovviste di chiavi o passetti per la privacy. Le porte delle aule non aprendo a 180° risultano non a norma, pericolose e poco resistenti; molte serrande (a causa della bassa qualità della loro manifattura), dopo appena un mese dall’avvio delle attività scolastiche, sono già rotte; in varie aree della scuola già ci sono infiltrazioni d’acqua; le luci non sono a basso consumo energetico; l’arredo scolastico è insufficiente e in condizioni fatiscenti: banchi e sedie rotti, attaccapanni inesistenti.

Sarebbe doveroso aprire un’inchiesta per verificare le colpe di questo fallimento e sperpero di milioni di euro, che ricadono non solo sull’amministrazione Genovese, colpevole dell’approvazione di un progetto inutile, ma anche su quella Buzzanca, colpevole di aver promesso e non realizzato la proposta/richiesta di fornire (con il ribasso d’asta) di pannelli fotovoltaici la scuola, rendendola autonoma dal punto di vista energetico e redditizia per le casse comunali.

Responsabile di non aver controllato i lavori in corso d’opera e ancora più grave aver consegnato la struttura pubblica senza tutti i requisiti di regolarità previsti dalla legge.

Auguriamoci, almeno, che questa vicenda possa rappresentare un punto di svolta e che il fare giustizia serva da monito affinché politici e imprese sappiano che da oggi in poi saranno costantemente monitorati dai cittadini nelle loro scelte e nella gestione della cosa pubblica.

Per concludere, ancora una volta, una proposta: è possibile realizzare alcune strutture fondamentali (palestra, auditorium, biblioteca) ricostruendo l’adiacente vecchio e sottoutilizzato plesso della “ L. Pirandello” realizzando un centro culturale al servizio della scuola e dell’intera città.

Approfondimenti:

http://www.youtube.com/watch?v=vu1OGd16qq8

http://www.youtube.com/watch?v=Q3W5mvPAkYI


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