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Una narrazione distorta della realtà dell’agricoltura italiana

Riportiamo una riflessione dell’agronomo siracusano Ercole Aloe sul G7 Agricoltura e l’Expo che sta per concludersi.

di Redazione - lunedì 30 settembre 2024 - 308 letture

In un momento come questo, avremmo forse preferito un po’ di austerità da parte del ministro dell’Agricoltura. Ci domandiamo quali siano stati gli obiettivi di Lollobrigida nell’accogliere i ministri di altre nazioni ad un evento di questa portata, l’Expo Divinazione, in un’occasione che dovrebbe essere istituzionale, laddove quel tipo di fiere dovrebbero essere prettamente mirate al business-to-busines, agli scambi commerciali tra aziende.

Ci chiediamo come, nella realtà, il ministro intenda tutelare i nostri agricoltori dal prezzo dei carburanti; i prodotti tipici, le razze autoctone da tasse e tributi; come intenda farlo reintroducendo l’Irpef nel settore agricolo ed ipotizzando pure una tassa sui trattori fermi; ed ancora come intenda tutelare la nostra agricoltura minacciata dalle multinazionali dall’agropirateria.

Infine, la scelta di ospitare il G7 nel centro storico di Ortigia, per mettere in primo piano la necessità di creare una strategia sulla siccità, è apparso fuori luogo: anziché pensare ad una strategia sull’acqua europea, sarebbero necessarie, invece, risorse per ripristinare il sistema idrico nazionale, così come i nostri agricoltori necessiterebbero di sostegno e tutele per difendersi dalla politica aggressiva del mercato della grande distribuzione che opera al ribasso, e che come conseguenze porta a fenomeni quali il caporalato e la svendita dei terreni per far spazio alle rinnovabili.

La manifestazione di Siracusa non ha raccontato la realtà dell’agricoltura italiana e siciliana in particolare, è stato piuttosto una sorta di evento dalle mille e una notte.

Siamo molto colpiti da questa comunione di intenti che si è palesata nell’estremo sud della Sicilia tra ministro dell’agricoltura, associazioni di categoria e una parte delle aziende agricole.

E siamo ancora più colpiti che questa sintonia sia stata realizzata in Sicilia, forse la regione che ha subito più di tutte gli effetti di una siccità inedita che ha messo in ginocchio, e stiamo usando un eufemismo, centinaia di aziende agricole, il cui futuro resta appeso ad un filo.

È sorprendente come gli umori dei produttori agricoli siano mutati così repentinamente, evidentemente ci è sfuggito qualcosa. Ma il beneficio del dubbio ce lo prendiamo. Ed è un dubbio che pesa come un macigno.

A nostra notizia nessuna delle proposte/richieste degli agricoltori è stata esitata, anzi. Non ci risulta ad esempio che sia stata concessa una dilazione nei termini di pagamento di tasse, tributi e contributi per le aziende agricole che hanno visto la produzione decurtata da eventi meteo di portata storica. Di ristori neanche a parlarne.

Così come non ci risulta che sia stata messa in atto una strategia finalizzata allo stop delle importazioni selvagge, di grano in primis, tanto invocata dalle aziende cerealicoltrici.

Ci risulta invece un munifico stanziamento del governo italiano a favore di Bonifiche Ferraresi, la più grande azienda agricola europea partecipata dai big del capitalismo italiano, per coltivare 38.000 ettari in Tunisia (anche di grano), nell’ambito del misterioso Piano Mattei.

E non ci risulta neanche che siano state messe in opera misure strutturali per la riduzione dei disagi dovuti alla siccità. Si va avanti, quando possibile, per autobotti e qualche TIR di fieno per qualche allevatore amico di qualche organizzazione professionale.

Così come non abbiamo riscontro di aiuti concreti o ristori per gli agricoltori delle regioni colpite da alluvioni.

Probabilmente la concessione di qualche stand, la presenza in qualche convegno o una semplice foto accanto al ministro, hanno convinto molti agricoltori a desistere da qualsiasi forma di protesta che avrebbe avuto in concomitanza di questo evento una eco molto più eclatante dei presidi di trattori posti in strade secondarie. Ma tant’è.


L’articolo di Ercole Aloe è stato pubblicato da La civetta di Minerva e sul numero del periodico L’isola dei Cani in edicola a Siracusa.



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