Una corona di spino per l’Italia

di stefania tiezzi - mercoledì 15 novembre 2006 - 2587 letture

Per Livia Turco raddoppiare la dose per farsi uno spinello rappresenta la priorità tra i tanti irrimandabili problemi che sarebbe necessario risolvere in Italia.

Questi provvedimenti legislativi hanno tutti una loro particolare natura che li distingue dagli altri: sono emanati ad una velocità supersonica, ne beneficiano solo i delinquenti, sono difesi ad oltranza dai loro (dei delinquenti) rappresentanti parlamentari, sono quasi tutti ’ad personam’ (tornano utili, in primo luogo, a questi ultimi).

Quando qualche giorno fa mi sono messa ad ascoltare il telegiornale delle venti, la prima (la prima!) notizia tra i titoli è stata proprio questa legge sulla droga riveduta e corretta dal ministro Turco. Mentre tanti si aspettavano una legge che cancellasse, oltre il ministro Damiano, l’impudica legge sui contratti a progetto e sulla precarietà che di questi è il corollario, fiduciosi dell’emergenza scatenata dalle ultime manifestazioni tenutesi a Roma, ciò che è entrato in casa nostra è stata l’ennesima legge ’pro domo sua’ che interessa solo quell’esercito di tossicodipendenti... in erba dei quali molti già hanno goduto dell’indulto.

Rimetterli dietro le sbarre? Certo che no, e visto che per andarci (e uscirci) la dose è stata raddoppiata, arriveremo, mutatis mutandis, al limite dove il primo omicidio te lo regala lo Stato, al secondo vai dentro. Forse. Se con la stessa premura e sollecitudine fosse stata cancellata la legge Biagi, a quest’ora a migliaia di giovani si sarebbe aperta la prospettiva di una vita dignitosa, indipendente dalla famiglia d’origine e pronta a costruirne una propria. Questa prospettiva è, però, meno eccitante del fumo, e visto che nessuno a Palazzo è vittima del co.co.pro.... qui prodest?

Inizialmente applicati ai teleoperatori dei call-center, di contratti a progetto sopravvivono anche i dipendenti pubblici, gli impiegati in studi professionali, gli insegnanti delle scuole private. Sindacati e ispettorati sono al corrente di tutto, e tutto rimane com’è. Troppo pochi i lavoratori che denunciano, troppi soldi costa fare le ispezioni a tappeto.

Se fossi un ispettore, ci andrei gratis a fare i controlli. E’ che si è persa la dimensione dell’etica del nostro vivere nella società, nello svolgimento del nostro lavoro che spesso dovrebbe essere un tributo all’onestà e alla correttezza. L’indulto è l’espressione di questa perdita, della confusione tra bene e male, ed ecco che le esigenze del tossico precedono quelle del precario e mentre il criminale acquista il diritto alla libertà, il cittadino perde quello alla sicurezza.

Ho paura di ascoltare il telegiornale, stasera, non solo perché mi fa male vedere un ragazzo disabile percosso dai compagni in una scuola italiana del civilissimo nord, ma perché dopo un’Italia divenuta galera a cielo aperto e uno Stato spacciatore, temo che qualcuno violi l’ultimo tabù* di cui qualche anno fa si parlava e ci trascini impietosamente verso uno Stato puttaniere.

*la riapertura delle ’case chiuse’.


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