Una Fiumara di guai
Dal giorno dell’inaugurazione della scultura di Nagasawa, il 24 giugno del 1989, iniziano i guai: una serie di denunce piovono sulle sculture di Fiumara; le accuse parlano di...
Dal giorno dell’inaugurazione della scultura di Nagasawa, il 24 giugno del 1989, iniziano i guai: una serie di denunce piovono sulle sculture di Fiumara; le accuse parlano di occupazione del suolo pubblico, deturpamento dell’ambiente e costruzioni abusive. Le denunce sono state fatte dalla sovrintendenza ai beni culturali della provincia di Messina e colpiscono le sculture di Tano Festa, Pietro Consagra e Hidetochi Nagasawa. Presti, sin dal primo momento, si sente attaccato ingiustamente poiché tutte le opere nascono per vivere in armonia con l’aspro paesaggio siciliano e la loro presenza entra in punta di piedi laddove la vegetazione mediterranea si estende insistentemente per chilometri di silenzio; davanti a Finestra sul mare, scrutando lo sfondo Presti non può fare a meno di denunciare una ferita, tra il verde degli ulivi, una strada costruita su altissimi piloni, "Quella - dice risentito - la consentono. Non faccio parte dell’arte ufficiale, ma i sequestri hanno ufficializzato la mia operazione" .
Già nel settembre del 1989 arriva l’ordinanza del commissario straordinario di Mistretta che, su sollecitazione della sovrintendenza dei Beni Culturali ed ambientali di Messina, ha imposto la demolizione de "La Stanza di Barca d’oro", l’opera dello scultore giapponese Nagasawa e ha messo sotto sequestro il "Monumento per un poeta morto", come già era successo tre anni prima per "La materia poteva non esserci", ma senza disastrose conseguenze. L’opera che, per il momento, correva meno rischi era "Arethusa", le ceramiche che decorano la caserma di Castel di Lucio.
Ma nel 1990 però anche la scultura di Consagra entra nell’uragano: la pretura di Santo Stefano di Camastra condanna Presti a quindici giorni di arresto e al pagamento di 23,5 milioni di multa, ordinando la distruzione del manufatto costruito dall’ "impudente"; strano, dal momento che la magistratura non si muoveva da anni per gli scempi edilizi. Un primo problema nasceva dal fatto che l’oggetto incriminato non era la solita palazzina eretta a scopo di lucro, ma una struttura di Consagra, alta venti metri, visibile da lontano. Un secondo problema sta nei curiosi tempi di intervento della magistratura. La costruzione della scultura, infatti, venne iniziata nel 1983, e l’opera fu inaugurata dal sindaco, presenti autorità e carabinieri, nel 1986. Solo dopo si arrivò alla denuncia. Ma nel frattempo, in quei tre anni, il pretore dove stava e cosa faceva?
Un terzo problema (non è l’ultimo) è di carattere più generale. Il monumento di Consagra è la prima opera di un vasto complesso artistico ideato da Presti e chiamato "Fiumara d’arte", a cui hanno collaborato pittori come Tano Festa e Dorazio e scultori come Nagasawa. Durante questi ultimi mesi la Fiumara è diventata famosa, un punto di attrazione per gite turistico-artistiche, in una zona dove il turismo non si è mai fermato, attratto dai paesi vicini con altre risorse, come Cefalù.o - Graziano Marini
Per condannare Presti il pretore si avvale di una relazione scritta dall’architetto Campo, della sovrintendenza di Messina, che così giustifica l’ordine di demolizione "L’opera di Consagra è avulsa dal contesto e mortifica l’opera di appaesamento secolarmente svolta sul territorio". "Ora chiunque mai abbia percorso la litoranea Messina-Palermo si sarà accorto che solo pochi modesti spazi non sono stati invasi dal cemento. Dagli alberghi alle bidonville, tutto o quasi tutto è stato costruito all’insegna dell’abusivo, del disprezzo della legge e dell’ "opera di appaesamento". In particolare, a Santo Stefano, dove non si contano i bunker con vista sul mare, un gigantesco apocalittico viadotto che conduce verso Mistretta, uno di quegli inutili, costosissimi progetti di regime voluti dai politici, si innalza su giganteschi pilastri per far vedere, anche da molto lontano, che "lo Stato c’è" e che gli onorevoli non stanno con le mani in mano.
Ma questa mostruosità che annulla il paesaggio, non è sembrata "avulsa dal contesto". Mentre nella Fiumara scaricano le immondizie senza che nessuno sia mai intervenuto.
La spiegazione di tutta la vicenda appare abbastanza semplice. Presti non risponde a nessuna corrente di partito e non è legato ad altre organizzazioni, che in Sicilia di solito hanno commercio con i partiti. E’ un uomo isolato, forse un po’ ingenuo, che ha pagato le opere della Fiumara di tasca sua, fino all’ultima lira e le ha poi regalate ai comuni vicini. Se avesse cercato amicizie influenti, ora non si troverebbe in questi guai. In paese infatti, lo credono un po’ tocco.
Ci sarebbe, tuttavia, un’altra soluzione meno traumatica: lo Stato e la Regione potrebbero acquisire le opere, già regalate ai comuni, operando una sanatoria. A Gibellina, sulla costa orientale dell’isola, il paesaggio è stato rivoluzionato, a spese dello Stato, da innumerevoli interventi degli artisti (come Burri e lo stesso Consagra) e da opere architettoniche nate sulle macerie del terremoto. Nella Fiumara di Tusa cerchiamo di evitare che si proceda in senso inverso: dalle opere d’arte, regalate allo Stato dal condannato Presti, alle macerie".
Dal momento che Consagra è tutt’oggi al suo posto, possiamo intuire che niente si è mosso dal momento in cui sono partite le lettere di denuncia. All’epoca della sentenza Presti si appella alla Corte di Messina e il reato è caduto in prescrizione.
Il 16 luglio 1990 in un articolo pubblicato sul "Corriere della Sera" Piero Dorazio dice “non si capisce proprio come mai (se non per insensibilità e carenza di cultura artistica) il soprintendente abbia invocato la legge Galasso per la tutela del patrimonio ambientale e il pretore abbia ravvisato gli estremi del reato di occupazione del suolo pubblico. Quest’ultima accusa è ovviamente rivolta anche al Comune di Santo Stefano di Camastra al quale con regolare atto notarile Presti ha donato tutte le opere finora realizzate. Il territorio di Santo Stefano di Camastra, un Comune privo di un piano regolatore è, fra l’altro, un esempio sintomatico di abusivismo urbanistico edilizio e di devastazione del paesaggio e sarebbe proprio un invito a nozze per il pretore Costa. Interviene in questa storia l’assessore regionale ai Beni Culturali Turi Lombardo, che fa un sopralluogo e convoca il 21 luglio una riunione di amministratori locali a Santo Stefano di Camastra per cercare una soluzione che possa salvare le sculture.
Lombardo nomina una commissione per studiare il modo per definire la Fiumara momento istituzionale della Regione per la promozione dell’arte, promettendo di varare un Ddl regionale e di stanziare mezzo miliardo. Ma nonostante i buoni propositi, la situazione non cambia e resta arenata nell’ostilità giuridica.
Il 10 ottobre 1990 viene assolta "Stanza di Barca d’oro" dal pretore di Mistretta Nicolò Fazio, che dimostra come le norme legislative possano essere modificate a seconda della propria inclinazione a voler capire e comprendere l’arte: il fatto non costituisce reato, in quanto la stanza nascosta nell’argine non altera lo stato dei luoghi inteso come identità; è escluso il danno alle bellezze paesistiche essendo il concetto di bellezza un dato metafisico difficilmente definibile come lo stesso concetto di arte che sfugge a canoni rigidi di individuazione per la quale comunque ogni aprioristico rigetto appare arbitrario così come l’unanimità del consenso. Ma la procura di Messina ricorre in appello, unificando successivamente i vari procedimenti in atto contro Fiumara.
Nel periodo che va fino al 1992 Presti ha dovuto affrontare sette processi e a sei assoluzioni: il 9 gennaio 1992 il giudice Nicola Fazio proscioglie l’imprenditore dall’aver costruito su terreno inedificabile a Motta d’Affermo, "Energia Mediterranea" Di Antonio di Palma.
Come se non bastasse in aggiunta ai tanti guai c’è anche una bomba, stavolta vera, innescata nell’Atelier sul mare il 17 febbraio 1992, un avvenimento isolato che ha provocato danni per 200 milioni, ma fortunatamente senza gravi conseguenze.
Ma il 28 ottobre del 1993 su il manifesto si legge "vuole abbatterla davanti alle telecamere di tutte le più grandi televisioni del mondo dopo tre giorni di happening. Guiderà lui stesso le ruspe che renderanno un cumulo di detriti. Vuole aprire un caso internazionale che faccia parlare della sua ’Fiumara d’arte’, un percorso di megasculture lungo il torrente dei Nebrodi nel messinese. Antonio Presti, 36 anni, titolare di un grande albergo, ma conosciuto più come mecenate": la Finestra sul mare di Tano Festa doveva essere abbattuta su ordine della Corte d’appello di Messina, del quale presidente era Coppolino e giudice a latere Leanza e Carrozza, "Perché è abusiva!". Questa volta Presti non è stato disposto a bloccare il provvedimento con un ricorso alla corte di cassazione; e per salvare la scultura si sono mobilitati gli intellettuali di tutto il mondo, compresa la regina Sofia di Spagna, Vittorio Sgarbi che ha sempre criticato quelle sculture ma ritiene inaccettabile che siano delegittimate sotto il profilo giuridico come una semplice veranda sul balcone. Sembrava che i problemi fossero finiti quando Fazio, il pretore di Mistretta, era riuscito a ottenere il rigetto della richiesta, invece ecco, in appello, la sentenza di demolizione.
Nonostante questo Antonio Presti non attacca i giudici che lo hanno condannato. "Hanno soltanto applicato una legge, ci sono invece centinaia di politici che sono venuti per anni a inaugurazioni, a manifestazioni. Si sono impegnati a far diventare la Fiumara un museo, di riconoscerla come un’istituzione culturale ogni volta che una megascultura veniva donata al comune nel cui territorio si trovava. Dove sono ora quando si parla di ruspe?".
Presti decide di organizzare la cerimonia di demolizione, una ruspa guidata da lui avrebbe demolito l’opera e i mattoni sarebbero stati distribuiti in tutto il mondo per dimostrare che anche l’arte può essere uccisa. Un amico di Tano Festa, Paolo Pedrotti, appassionato d’arte contemporanea gli propone di smontare "Finestra sul mare" per portarla a Trento, dove sarebbe diventata, con l’approvazione delle autorità locali, "Finestra sulle Dolomiti". Qualcuno ipotizza anche una provocazione maggiore, contro la sentenza della Corte di appello: smontare la scultura, regalarla a Gheddafi e far continuare a vivere "Finestra sul mare" sulla costa libica, davanti la Sicilia, ma questa volta con un altro nome: "All’ipocrisia di Stato”.
Presti accusa di tutto questo i politici: “ho regalato le opere allo Stato, alla Regione, ai Comuni, ai cittadini; se vogliono le confischino pure. La Regione d’altronde ha sanato le case abusive della Valle dei Templi, perché allora non vogliono salvare questo tempio moderno?…" Gli stessi scultori che hanno progettato le sculture di Fiumara sono indignati per questo affronto: Italo Lanfredini, autore del "Labirinto di Arianna" dichiara sulla Repubblica del 26 ottobre 1993: "Sarò sempre al suo fianco se deciderà di continuare la battaglia. Non riesco proprio a capire come si possa demolire un’opera d’arte pur se costruita su un terreno demaniale. E’ un’assurdità".
Per salvare "Finestra sul mare" dalle ruspe, si schierano numerosi intellettuali, pittori, scultori, critici, musicisti, attori, registi: da Sylvano Bussotti a Michele Canzoneri, da Paolo Emilio Carapezza a Gaetano Cipolla, Martina Corgnati, Sergio Troisi, Pietro Consagra, Ludovico Corrao, Enzo Moscato, Hidetoshi Nagasawa, Laura Oddo, Memè Perlini, Raul Ruiz, Enzo Moscato, Andrea Renzi. . Nel febbraio del 1994 Fiumara vince e riesce a sopravvivere all’insensibilità degli uomini: la magistratura firma l’annullamento dell’ordine di demolizione delle opere d’arte. "Voglio ringraziare soprattutto la stampa che mi ha sempre sostenuto in questa difficile battaglia - commenta l’imprenditore sul Giornale di Sicilia del 25 febbraio 1994 - la prossima opera sarà dedicata alla Libertà: di stampa e dell’uomo".
Dopo dieci anni la Corte di Cassazione cancella anche le due condanne inflitte dalla Corte di Appello di Messina che aveva disposto la demolizione delle sculture di Festa, di Pietro Consagra, di Paolo Schiavocampo, del giapponese Nagasawa, di Italo Lanfredini. Presti, difeso dall’avvocato Autru Riolo è stato dichiarato "Non perseguibile". Resta comunque fermo, in Regione, dal 1992, un provvedimento di legge che prevede il recupero e la salvaguardia delle opere di cui è costellato il museo all’aperto "Fiumara d’arte". Ancora oggi, nessuno si è ancora mosso per il restauro delle opere.
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Credo che il mecenate Presti, dovrebbe invitare ai festeggiamenti anche il Dott. Nicolò Fazio, il quale, da uomo non solo di legge ma, in particolare, di cultura, lo aveva da pretore del Tribunale di Mistretta, assolto il Presti, prima che intervenisse la Cassazione.
Sarebbe interessante dopo vent’anni sentire il ricordo di quei momenti da parte dell’attuale Presidente di Corte di Appello di Messina, uomo che un piacere ascoltare.
Siccome io a Castel di Tusa ci sarò, spero di sentirlo.
C