Una "Controriforma permanente"
Dalla scuola della costituzione alla scuola del mercato e della guerra il filo che lega i saggi del libro appena pubblicato da MarxVentuno, "La Controriforma permanente. La scuola italiana tra mercato e guerra" a cura di Luca Cangemi
C’è un filo preciso che lega i saggi raccolti nel libro appena pubblicato da MarxVentuno "La Controriforma permanente. La scuola italiana tra mercato e guerra", a cura di Luca Cangemi: è il filo che conduce dalla scuola della Costituzione alla scuola di oggi, stravolta da politiche che hanno cercato e cercano ancora di metterla al servizio del mercato e della guerra.
Dall’articolo 3 della Costituzione alle parole di Calamandrei, i saggi qui raccolti raccontano come e perché siamo passati dalla scuola dell’uguaglianza e delle opportunità alla scuola dei PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento) e delle visite alle caserme e alle basi militari.
La parola "Controriforma" storicamente indica la serie di misure che la Chiesa cattolica oppose alla Riforma protestante (XVI secolo), irrigidendo i suoi dogmi e attrezzandosi dal punto di vista dell’organizzazione a vincere la battaglia per mantenere il proprio primato e rilanciare la propria presenza nel mondo appena ampliatosi. Vengono in mente Giordano Bruno, l’Inquisizione, i libri proibiti ma anche altre cose che passano ancora per "buone", ma che erano funzionali al rilancio della Chiesa cattolica.
Qui la parola "controriforma" indica il processo di ristrutturazione della scuola, a cominciare dalla fine degli anni Ottanta, che l’ha resa funzionale ai bisogni economici e ideologici del sistema capitalista.

- Copertina di La controriforma permanente, a cura di Luca Cangemi
Ci sono altri fili che legano gli otto saggi che compongono il libro, anche se poi ognuno approfondisce i diversi nodi che ci fanno comprendere le attuali difficoltà della scuola.
Uno di questi è che finalmente a parlare di scuola non sono ministri, funzionari, giornalisti, ma, per una volta, i veri addetti ai lavori: gli autori e le autrici sanno di cosa parlano, sono tutti insegnanti e vivono quotidianamente tutte le contraddizioni e i problemi della scuola.
Dallo scandalo dei test INVALSI (lucidamente approfondito da Rossella Latempa, docente di matematica e fisica in un liceo di Verona), al militarismo nella scuola (documentato da Antonio Mazzeo, che è fra i promotori dell’Osservatorio contro la militarizzazione nelle scuole e autore del libro La scuola va alla guerra, Manifestolibri, 2024); dai pericoli dell’autonomia differenziata (analizzati da Marina Boscaino, docente di lingua e letteratura italiana e latina in un liceo classico romano e portavoce nazionale dei Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata e del Tavolo NOAD), al problema del precariato (descritto da Francesco Cori, già animatore del Coordinamento precari scuola contro la riforma Gelmini); dalle censure ideologiche (individuate da Pina La Villa), alle risorse che il pensiero e la pedagogia marxista possono ancora costituire per il futuro della scuola (ricordati da Ferdinando Dubla, esperto di subaltern studies), all’impronta neoliberista delle politiche scolastiche veicolate dall’UE (nell’analisi particolarmente approfondita di Lucia Capuana, docente di lingua inglese, autrice del libro Trent’anni di riforme neoliberiste contro la scuola pubblica, tra i promotori e primi firmatari del "Manifesto per la nuova scuola").
Nomi e percorsi che testimoniano inoltre della resistenza - teorica e pratica -che molti docenti hanno opposto negli ultimi trent’anni a tutte le politiche controriformistiche, come sottolinea nel suo saggio introduttivo Luca Cangemi, curatore del libro, anche lui insegnante, oltre che uno dei protagonisti di queste lotte.
Una resistenza che ha limitato l’impatto devastante delle politiche scolastiche che, nell’alternarsi dei governi di destra e di sinistra, hanno colpito la scuola (in particolare la legge 107, la "Buona scuola" di Renzi, la vera controriforma). Politiche che hanno in qualche modo preparato la scuola di Valditara, sulla quale in particolare il saggio si sofferma, dopo aver denunciato come il PNRR abbia rappresentato "una seconda ondata di attuazione e una radicalizzazione della Buona Scuola".
Il ministero Valditara, dice Luca Cangemi,
“si caratterizza per un duplice aspetto: da un lato è un fedele continuatore della pluridecennale controriforma, con qualche ulteriore accentuazione; dall’altro prova a trasformare il MIM (Ministero dell’Istruzione e del Merito) nel vero centro ideologico della destra al potere” (p.18)
a partire dalla riforma degli istituti tecnici, che vengono ancora di più sottomessi al mercato; sono
“la forma più compiuta di funzionalizzazione del sistema delle imprese e del sistema dell’istruzione in ogni parte: programmi, didattica, reclutamento del personale” (p. 19).
Altri aspetti sono il familismo e la proliferazione di norme punitive che denunciano l’impostazione autoritaria che si vuole imporre al mondo della scuola.
L’impronta ideologica ancora più chiara, e grave, è nelle nuove indicazioni per il primo ciclo dell’istruzione, con la storia che
“viene incapsulata nella dimensione occidentale e sull’asse euroatlantico, tagliando fuori le dimensioni del Sud e dell’Oriente.” (p.23).
Un
"occidentalismo suprematista e bellicoso, in sintonia perfetta con i giganteschi piani di riarmo che vengono lanciati” (p.24).
Ma la scuola, come dimostrano anche gli altri saggi, ha ancora delle risorse contro le imposizioni del mercato e il clima guerrafondaio che si vorrebbe imporre:
“sarebbe profondamente sbagliato sottovalutare la resistenza che hanno incontrato i progetti di ristrutturazione autoritaria e mercatista della scuola, lanciati con un formidabile investimento politico dalle classi dirigenti italiane, con una decisiva spinta da parte dei vertici dell’UE. Le lotte della scuola nell’ultimo trentennio sono state tra le mobilitazioni sociali più grandi dell’Italia della fase della globalizzazione dispiegata, della sconfitta della classe operaia, della distruzione delle tutele sociali” (p. 27).
La scuola, conclude Luca Cangemi, resta
“pur profondamente ferita [...] la dorsale culturale unitaria fondamentale del Paese e, in gran parte del territorio nazionale, l’unico spazio pubblico disponibile” ( p. 25).
E, aggiungiamo, gli scioperi e le manifestazioni del 22 settembre e del 3 ottobre, sembrano dimostrare che non ha alcuna intenzione di abdicare a questo ruolo.
Altri articoli
La controriforma in atto nella scuola / di Sergej, 21 settembre 2025.
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