Un siciliano con i baffi

Arrestato per concorso esterno con la mafia, faceva parte della Commissione antimafia. L’uomo giusto al posto giusto

di Adriano Todaro - martedì 16 ottobre 2018 - 4042 letture

Sveglia, ragazzi! Vabbé che siamo in autunno e i primi freddi, almeno nella Padania dove io abito, inducono a starsene a letto il più possibile ma dovete capire che il mondo continua a girare e ogni giorno ci sono fatti nuovi, personaggi che dicono questo e il contrario di quello, ci sono nuovi programmi televisivi esattamente dove non si capisce nulla ed esattamente come prima. Insomma, cercate di stare svegli e seguite quello che avviene nel mondo, in Italia, nella vostra città o paese o borgo o condominio.

Per aiutarvi, darvi una mano a stare svegli, oggi vi racconto una storia. Una bella storia con un bel principio e una ottima fine. Allora, cominciamo? Forza. Cominciamo nel modo più classico.

C’era una volta, a Catania, un uomo di bell’aspetto e dal viso simpatico, un viso, se mi capite, allegro, gioviale, un viso che sprizzava ottimismo da tutti i pori e anche dai baffi, dai mustazzu, che aveva rigogliosi. Il suo nome era Pippu e, sin dalla più tenera età, da caruso, si era dimostrato un ottimo conoscitore della società. Aveva capito che per stare al passo con i tempi, anzi per precorrerli, doveva tener conto delle forze in campo. Alle elementari, quando non aveva ancora i baffi e aveva, invece, folti capelli, stava sempre dalla parte del più forte. Non per una questione di convenienza ma perché lui era convinto che stare dalla parte del torto non avrebbe sortito nulla

Gli anni passano. Pippu fa carriera e arriva ad essere anche capoclasse e, contemporaneamente, schierato con il direttore. Poi schierato con la preside, con il dirigente scolastico, con il rettore. E mentre cominciava ad avere un po’ di peluria tra narice e labbro superiore, di pari passo, si guardava attorno, diciamo così, politicamente. In quel momento sul mercato c’era un partito alla disperata ricerca di personaggi da spendere per un posto in Regione. Il partito si chiamava Nuovo Psi nel senso che quello vecchio era tutto momentaneamente nelle patrie galere. Non crediate però che Pippu era solo uno che si interessava civilmente di politica. Lui pensava anche a quello che gli avevano sempre detto i suoi genitori: ”Pippu noi un negozio di alimentari, abbiamo. Prenditi una laurea che farai strada”. E lui, la prese. Laureato in Belle Arti all’Accademia. Mica era un siciliano babbu, lui. I suoi amici, mentre passeggiava con loro in via Vittorio Emanuele, lo sfottevano un po’: “Pippu, ti facesti socialista ora, ah? Ma non eri cristiano?". Questo perché il nostro laureato in Belle Arti aveva fatto anche il sindaco, per la Dc, ad Aci Catena.

Sapete come sono, però, quelli delle Belle Arti. Sono un po’ distratti perché pensano sempre ai capitelli, ai rosoni delle chiese ecc. E mentre si era distratto cosa succede? Ad Aci Catena muore un signore, indicato dalle malelingue come boss mafioso. Il nostro sindaco, giustamente, pensa che i funerali debbano essere sì fatti ma con i dovuti modi e fa stampare manifesti a lutto. Il prefetto s’incazza e intima di rimuovere i manifesti. Ma Pippu è uomo con una sola parola, tutto di un pezzo, un vero uomo d’onore. Fedele alla vecchia linea di stare sempre con il più forte, fa una disamina della situazione e decide che è meglio stare con il boss. E così non solo non fa togliere i manifesti ma si reca al cimitero a porgere le condoglianze ai famigliari del boss. Una forma di educazione civile. Quando si prendono posizioni coraggiose, però, si debbono pagare anche le conseguenze. E così il comune, il comune retto da un sindaco delle Belle Arti, è sciolto (non nell’acido, cosa avete capito?), è sciolto per mafia.

Pippu, però, come detto lascia la Dc che ormai è stantia, entra nel Psi, quello nuovo, però, e diventa consigliere regionale. Lui è attivissimo. Abituato alle Belle Arti, a guardare attentamente le cose, intuisce che con il Nuovo Psi non c’è avvenire. E scopre il Mpa, il Movimento per le autonomie di Raffele Lombardo. E più autonomo di Pippu chi c’è? Infatti, poco dopo passa con l’Udc di Cuffaro, il Totò vasa vasa poi condannato a sette anni di reclusione per favoreggiamento personale verso persone appartenenti a Cosa nostra. Sempre, comunque, in Consiglio regionale. Lì c’è stato per 4 legislature e, nel frattempo, da un negozietto di alimentari è diventato un imprenditore nel settore della grande distribuzione.

Allora, avete capito chi è? No? Vi do un aiutino. Ha 62 anni e con un passato così specchiato poteva lo statista di Rignano farselo scappare? Certo che no. Ed eccolo nel partito di Renzi. Bene mi fermo qua. Anzi no. Per facilitarvi nella soluzione, vi faccio anche sapere che in Regione faceva parte, giustamente, della Commissione antimafia ed era il responsabile del Consorzio catanese per la gestione dei beni confiscati alla mafia. Dalla scorsa settimana ha cambiato residenza. Abita in una cella del carcere Bicocca per concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso ed estorsione.

Chiaro? Non ancora? Ma allora siete proprio de coccio. E poi datevi da fare. Non è che posso fare tutto io. Per quello che mi pagano a girodivite è anche troppo quello che vi ho raccontato.


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