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Un ricordo a due voci

Intervista di Gaetano Guzzardo a Nello Russo sul "Giornale di Siracusa"

di Redazione - lunedì 20 febbraio 2012 - 9076 letture

Una mostra dei giovani di “Moviti femmu” a Francofonte

Giovanni Marino a 20 anni dalla scomparsa, seppe coniugare cultura e impegno sociale

Un ricordo a due voci tra chi oltre a conoscerlo ne ha condiviso l’impegno e apprezzato gli insegnamenti

Francofonte – Non capita tutti i giorni ad un giornalista, impegnato a scrivere degli altri e degli avvenimenti che lo circondano, parlare di qualcosa o di qualcuno che ha segnato la propria formazione. A me capita oggi, con una notizia che arriva da Francofonte, mia città natale, dove ho trascorso molti dei mie anni, prima di approdare, come un qualsiasi viaggiatore del nostro tempo, altrove.

Una mostra, promossa da alcuni giovani francofontesi, l’Associazione “Moviti femmu”, presieduta da Paolo Corridore, in collaborazione con padre Salvatore Musso, parroco della Chiesa Madre di Francofonte, per ricordare, attraverso foto, articoli e pensieri, a 20 anni dalla scomparsa, Giovanni Marino, docente di storia dell’arte, uomo di grande impegno politico e sociale (fu consigliere comunale del Psi, il partito di Pertini, Nenni, Basso, Lombardi, Fortuna, e negli ultimi anni vicino a La Rete di Leoluca Orlando), e artefice, lui profondamente cattolico e convinto assertore di quella “teologia della liberazione” nata dopo il ’68 in America Latina, della nascita di straordinari laboratori politico-culturali, per tutti si ricordi il “Il Crocevia” o “Città Nuova”, che vedevano in un confronto vivo e costruttivo, un cattolicesimo aperto e dialogante e culture politiche e religiose diverse, come quella marxista e socialista, o come quella avviata con i “pentecostali”, molto presenti a Francofonte.

Un ponte ed un collante prezioso che ha tenuto ed ha collegato, animandole, le giovani generazioni di quegli anni ’70 e ’80, che hanno conosciuto la prima Repubblica, gli anni tristi del terrorismo e delle stragi impunite.

Questa mostra, da parte di giovani che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo, se non postumo, ha riacceso una luce su questo intellettuale del nostro tempo che ha lasciato un segno indelebile, in chi scrive, come in tanti amici e coetanei, e non solo, ma soprattutto nei tanti che hanno apprezzato e condiviso, oltre all’impegno sociale, anche l’amore per il patrimonio storico culturale di questo territorio e dell’arte, che ha insegnato con amore e passione per ben 23 anni al Liceo Classico di Lentini e nella sezione staccata di Francofonte.

Quello stesso Liceo Gorgia dove Marino, ultimo tra gli ultimi, come amava definirsi, uomo ed educatore di grande sensibilità, pose fine alla sua vita nel 1992.

Ricordo ancora la chiusura dell’articolo che avevo scritto per la sua tragica scomparsa: “Con Marino scompare così un pezzo di storia cittadina, scompare un uomo giusto, onesto e scomodo, che ha lasciato un bagaglio culturale non indifferente che vale la pena raccogliere, salvaguardare e portare avanti”.

E di Marino, in occasione della chiusura, questa sera di domenica, della mostra di due giorni che si è tenuta nella sagrestia delle Chiesa dell’Angelo di via Regina Margherita, conclusasi con uno di quei concerti di musica classica che tanto amava, preceduto, tra l’altro, dal ricordo che ne ha tracciato una sua ex alunna ed amica, Pina La Villa, oggi docente di filosofia, ne ho parlato con un altro amico comune, anch’egli suo alunno sin dagli anni del ginnasio, Nello Russo, oggi segretario nazionale del Silpol, il sindacato dei lavoratori della polizia locale, chiedendogli, a distanza di 20 anni, quale ricordo ne conserva.

«Giovanni Marino non è stato un semplice insegnante – esordisce Russo -, ma un educatore totale di spiccato talento ed un uomo che ha saputo modulare la politica, conciliando con eccellenza gli ideali socialisti col cristianesimo. Giovanni Marino ha lasciato una grande ed importante eredità, soprattutto a noi che gli siamo stati vicino e che lo abbiamo seguito nelle sue battaglie, per l’affermazione della civiltà e per la diffusione del sapere, quali elementi necessari per la costruzione di una società compiuta e fondata sull’uguaglianza, sul rispetto dei popoli, sulla lealtà e sull’onestà».

Uomo di cultura, è stato, sarai d’accordo con me, un grande comunicatore e convinto assertore dell’istruzione e della formazione quale diritto di tutti, ricorderai i doposcuola in uno dei quartieri più degradati della città, “Gadera”, per il cui risanamento si era tanto battuto.

«Sì, Giovanni Marino seppe fare della parola, il logos – riprende Russo - lo strumento principale di comunicazione sincera nel rapporto con gli altri, consegnandole una grande forza espressiva ed il valore aggiunto di strumento idoneo a rompere gli schemi e gli stereotipi culturali e politici. L’eredità culturale di Giovanni Marino ed il suo enorme bagaglio di conoscenza ci consentono, a 20 anni dalla sua scomparsa, di diffondere l’insegnamento dei più alti valori dell’umanesimo, nella interminabile ricerca di un sempre maggiore equilibrio nei rapporti globali tra gli uomini, per sferzare ogni sopraffazione dell’uomo sugli uomini».

Un uomo che guardava con grande consapevolezza all’essere umano, e questa scelta evangelica di stare sempre dalla parte dei più deboli ne segnò profondamente l’azione quotidiana.

«Era un libertario – continua Nello Russo -,consapevole dei mali e delle ingiustizie mondiali, ma attratto con scienza da un bisogno irrefrenabile di riscatto dell’essere umano e della totale palingenesi del mondo». Scelte che gli procurarono non pochi problemi, anche di salute, ma soprattutto tanti avversari.

«Gli avversari, e ne ha avuti tanti a Francofonte, i più stolti ed i più invidiosi, hanno definito Giovanni Marino un visionario – ribatte - nel tentativo di delegittimare il suo insegnamento e di svuotare le sue idee, ma così non è stato. Giovanni ha saputo fare un’analisi sempre lucida e minuziosa della modernità, deviata spregiudicatamente dal potere e dall’autorità verso i fini particolari e gli interessi dei pochi, che hanno affidato alla plutocrazia il governo del mondo. In questo Giovanni Marino non ha mai sbagliato e le vicende attuali dimostrano la giustezza e la puntualità della sua analisi».

Non solo, ma ho l’impressione che la mostra di questi giorni, riaccenda una nuova luce su Marino uomo di cultura, difensore del patrimonio artistico e monumentale del territorio, prestato alla politica, non credi?

«Credo proprio di sì, come tu esortavi in quel articolo scritto per la sua scomparsa. Vuol dire che Giovanni è vivo! Le sue idee e la sua azione si manifestano ancora oggi in un intreccio inestricabile – conclude Nello Russo -, con il quale teoria e prassi si fanno strumento di lotta quotidiana contro tutte le ingiustizie, contro ogni sopruso, contro ogni violenza. Il rapporto organico tra l’uomo e la “polis” è stato per Giovanni Marino il paradigma per la costruzione di una nuova società egualitaria e libera da ogni sorta di condizionamento. A noi dunque il compito di continuare».


L’articolo di Gaetano Guzzardo è stato pubblicato su: Il Giornale di Siracusa


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