Un’orgia di libertà

I peccatori (Sinners) / regia soggetto e sceneggiatura di Ryan Coogler. - USA, 2025. - Produttori: Zinzi Coogler, Sev Ohanian, Ryan Coogler; Warner Bros., Proximity Media, Domain Entertainment.
«Ma prima che il sole tramontasse è stato
il più bel giorno della mia vita. […]
Ho visto abbastanza di questo posto» [1]
Quando ho consigliato a un mio amico la visione di questo film lui, sornione, mi ha chiesto se era stato scovato un fratello gemello di Jannick. In qualche modo siamo tutti peccatori.
Sinners (Rayan Coogler, 2025) è un horror film e subito molti storceranno il naso, inondati dalla frenesia per un genere molto in voga nel secolo scorso e anche negli ultimi tempi.
- Sinners (2025) by Ryan Coogler
Vorrei convincere i più riottosi almeno a dare una sbirciatina a questo film perfetto, sotto ogni punto di vista: ambientato in una comunità nera, con elementi multietnici, nel 1932. Preferirei utilizzare la parola negro che si ode, nella versione originale, con fare dispregiativo, per non scivolare nel dilagante politicamente corretto che nacque negli Stati Uniti, proprio in quel periodo. È la Grande Depressione o, per i più ottimisti, il New Deal che avrebbe riportato, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, l’America ad essere ancora una volta grande.
Quindi un ambiente degradato, semplice, povero ma pieno di entusiasmi, speranze ed illusioni di un futuro migliore. Vi ricorda qualcosa?
La colonna sonora, il blues e quindi la musica sono semplicemente travolgenti. In molte scene viene almeno voglia di muoversi a tempo con gli attori. Anche il ballo è sfrenato e contagioso in quanto pura espressione, impossibile da reprimere, delle comunità afro-americane per potersi affrancare dalla superiorità bianca, dagli estremismi fanatici e razzisti del KKK (Ku-Klux Klan).
Rayan Coogler (ho il sospetto che sia nero anche nel midollo spinale) ha saputo cogliere questi aspetti e portarli alla contaminazione con la realtà contemporanea. Idea geniale che sgombra lo spazio da ricordi nostalgici e rende molto meglio, quasi a guardare con un microscopio, tutto ciò che ci circonda per farci risvegliare da quel torpore che il benessere delle nostre società ci ha imposto e che nasconde un’orgia di orrore diffuso.
Il ritmo è incalzante anche nella prima parte del film anche se di horror non si avverte quasi nulla: è l’atmosfera che è carica di tensione, come nei migliori romanzi di Stephen King, ma è la società che risulta inquietante, senza bisogno di aggiungere ulteriori fremiti e turbamenti.
È una storia di vampiri, come se non ne avessimo bisogno (sic.!). Anche se Abraham (Bram) Stoker scrisse il suo Dracula nel 1897, la storia continua ad essere attuale. Alla fine dell’Ottocento ci si avviava alle catastrofi umanitarie del secolo scorso ma anche oggi non ci facciamo mancare nulla.
Dopo il nobile ed elegante Nosferatu (Friedrich Wilhem Murnau, 1922), arriviamo alla guerra fredda e alla lotta con tutti i mostri, compresi i vampiri che ormai sono decaduti nei meravigliosi film di serie B degli anni Cinquanta e Sessanta. Si dovrà aspettare la fine degli anni Settanta per una rivisitazione seria ed affascinante del conte Dracula, Nosferatu, il principe della notte (Werner Herzog, con Klaus Kinski, 1979). Ma a parte alcuni esempi aulici come questo, il mostro, il vampiro era sempre identificato con il male assoluto: il comunismo. «I vampiri vanno uccisi a uno a uno». Oggi che i comunisti sono una razza in via di estinzione si cerca di trovare il male nelle pieghe di ciò che rimane di quei tempi passati e che mai torneranno. «Lasciatevi trasportare da questo viaggio lungo un giorno».
In Sinners vengono citati altri due capolavori degli anni Sessanta: Per favore non mordermi sul collo, The Fearless Vampires Killers, 1967, Roman Polanski e il progenitore degli zombi La notte dei morti viventi, Night of the Living Dead, 1968, George A. Romero. Ovviamente non sono le uniche citazioni di Coogler ma le più significative. Di grottesco, come nel film di Polanski c’è l’aglio e l’uso che se ne fa. Si sa che i negri puzzano e, per questo motivo, lo usano anche sottaceto.
I vampiri arrivano più o meno a metà del film e, guarda caso, sono bianchi, amichevoli e sottilmente intriganti. Vogliono coinvolgere gli avventori di un club che è sperduto nella campagna e che è stato organizzato in fretta e furia da alcuni protagonisti. Non ci si accorge che sono vampiri perché nascondono molto bene la loro malvagità: lo si capisce solo da uno strano bagliore rosso dello sguardo, come quello provocato dal flash, nelle vecchie fotografie.
Quando poi vengono sospettati o scoperti allora accennano a sorrisi inquietanti, i canini non sono troppo pronunciati, e cominciano a sbavare copiosamente. Un altro aspetto grottesco di questo film è che l’assalto al club, sperduto nella campagna, avviene attraverso canti e balli degli zombi e, solo quando riescono ad abbattere le barriere, diventano feroci e irriducibili. Anche le parole di queste canzoni, portatrici del male, sono significative e per niente legate alla terribile situazione sottesa.
I vampiri hanno delle origini vagamente irlandesi (credo che vengano citate, in relazione alla loro voglia di divertirsi, cantare, ballare e fare soldi). Oggi le origini si allargano alla Germania e alla Scozia (Donald Trump) e al Sudafrica e al Canada (il nonno di Elon Musk, proprietario di una miniera di smeraldi in Zambia, era un fervente antisemita e fautore sfegatato dell’apartheid sudafricano dove era emigrato, dal Canada, nel 1930 a causa di una carestia).
Un elemento a mio avviso estremamente inquietante è quello che questi malefici demoni cercano consenso nella comunità e propongono un’orrida comunione che porti il gruppo ad essere finalmente felice. I vampiri non sono tanto concentrati nel nutrirsi di sangue quanto di mordere quelli non infetti, per allargare il consorzio dei maledetti.
I vampiri agiscono come zombi e il rito vudù a cui si ispirano ha origini nelle Antille. In Africa la religione Vudù è ancora presente ma con caratteristiche che non hanno nulla a che vedere con la magia nera: è una tradizione animista diffusa principalmente nei paesi dell’Africa occidentale. Ovviamente gli schiavi deportati nel nuovo mondo la trasformarono in una religione del male, di protesta, nei confronti delle condizioni di vita a cui furono sottoposti da parte dei negrieri (nerieri sarebbe una cacofonia) e di tutti coloro che li sfruttarono. Dopo il film di Romero, al quale Coogler fra l’altro si ispira, i sequel si sono sprecati e, per questo motivo, mi limito a indicare quella serie TV che sembra essere l’ultima partorita: The Last of Us, prima stagione 2023, seconda 2025. Solo un’ultima piccola nota: la protagonista della serie è una giovane adolescente ma anche il protagonista che si salva (non sto spoilerando nulla: la prima scena del film lo vede vivo e vegeto e quindi lo si capisce fin dall’inizio) è molto giovane e soprattutto alla scoperta della vita. È uscito dalla sua vita confortevole per scoprire cosa gli riserva il mondo. Tutti gli attori sono assolutamente credibili e forti di una recitazione rigorosa e professionale.
La genialità di questo film è proprio quella di paragonare la normalità della nostra vita a una storia che si rivela un’orgia dell’orrore e dello splatter e, se non avete lo stomaco per reggere certe scene, potrete anche voltare il capo dall’altra parte ma vi perdereste gran parte della seconda parte del film.
C’è una Happy End, eccome, ma non sembra avere un significato cogente con tutto il resto se non per il riferimento al KKK.
Attenzione però di Happy End ce n’è un’altra, per la precisione ce ne sono almeno tre, nascoste fra le pieghe dei titoli di coda e quindi, appena li vedrete apparire, non alzatevi per andare via ma aspettate, con pazienza, che l’ultima immagine, di nuovo il titolo del film, svanisca e lasci il posto al buio in sala. Vi sorgerà spontaneo recitare una frase contenuta nella canzone, a mio avviso, più bella del film: «Non so perché diavolo sono qui» e non è certo riferito alla sala buia quanto piuttosto alla realtà in cui siamo immersi. È necessario vedere Sinners per poter gioire di questa esorcizzazione del male, di questa esigenza di gustare una vera orgia di musica e di libertà.
[1] Queste, come tutte le altre citazioni virgolettate, sono tratte da frasi recitate nel film
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