Un normale giovedì sera

Cosa è "normale"? Essere assalite il giovedì sera, rivolgersi ai carabinieri e non essere prese in considerazione? "Questa volta era toccato a me..."
Un’università nota, del centro Italia. Una delle tante.
Un fatto emblematico.
Solo che questa volta era diverso.
Questa volta era toccato a me.
UN NORMALE GIOVEDI SERA
Quello che doveva essere un classico giovedì sera nel giro di mezz’ora si trasformò in una notte che nessuna di noi avrebbe mai dimenticato.
Era l’una e mezza di notte quando dopo la solita chiacchierata tra coinquiline decidemmo di andare nelle nostre camere. Nel giro di qualche secondo un rumore improvviso lacerò il silenzio da poco creatosi riportandoci di nuovo tutte in cucina. Ai nostri piedi giaceva la serratura della nostra porta, che a causa di un calcio di qualche simpatico ubriacone del giovedì sera si trovava al momento completamente spalancata.
Non potevamo credere a ciò che era appena successo.
Nonostante fossimo consapevoli di abitare in una zona solitamente frequentata e affollata a causa di un famoso locale, non si era mai arrivati a tanto. Di certo non era il primo atto vandalico di cui eravamo vittime, in quanto precedentemente la nostra porta era stata già utilizzata come toilette e quindi dipinta più volte dalla pipì. Lo stesso discorso vale per la nostra cassetta della posta, presa di mira e usata più volte come pungiball dai soliti ragazzi ubriachi.
Prese dal panico, ci avvicinammo alla porta per capire come fosse stato possibile arrivare a tanto. Domandandoci da quando essere ubriachi coincidesse con così tanta cattiveria e inciviltà ingiustificata. Ma non finì lì, proprio perché fu allora che mentre ci trovammo sulla soglia della porta, tentando di aggiustare invano la serratura, un ragazzo ubriaco si avvicinò a noi con l’intendo di entrare in casa. Con tutta la rapidità possibile gli chiudemmo la porta in faccia, cercando di mantenerla chiusa con la forza delle nostre braccia.
Il ragazzo non ancora soddisfatto, e cominciò a lamentarsi per il trattamento subìto… in quanto, secondo la sua modesta opinione, non era affatto carino e educato chiudere la porta in faccia a uno sconosciuto che tenta di invadere la tua proprietà!
E fu così che preso dall’ira mista a un sadico divertimento, cominciò a sbattere contro la nostra instabile porta con l’intento di entrare in casa. Terrorizzate della situazione non sapevamo davvero cosa fare. Provammo a stare zitte sperando in una sua resa; ma quando il ragazzo si fece più insistente cominciammo a rispondergli a tono esortandolo di andarsene e di continuare la sua serata lasciandoci in pace. Per lui, però, questo fu ancor più un pretesto per continuare. Restò davanti alla porta, supplicandoci di farlo entrare, utilizzando oltretutto la scusa di aver bisogno solo di un accendino, quando a pochi passi da lui c’era un locale strapieno di gente che avrebbe potuto fornirglielo. Poco dopo ci rendemmo conto che non era solo, ma che erano in due, e fu allora che decidemmo di chiamare una nostra amica che sapevamo essere uscita quella sera, spiegandole la situazione e ovviamente chiedendole aiuto. Furono proprio lei e i suoi amici a riuscire ad allontanarlo; ma il grande showman non ancora soddisfatto della sua performance, e nell’allontanarsi decise di tornare un attimo indietro e gridarci dall’altro lato della porta la bellissima parola che inizia con la P.
Puttane.
Eravamo letteralmente sotto shock, ma grazie a Dio eravamo riuscite a fare il video dell’intera vicenda riuscendo a riprendere anche i volti dei due ragazzi.
Nei giorni successivi attraverso qualche conoscenza riuscimmo a scoprire i loro nomi; la cosa più sconvolgente è che scoprimmo essere due studenti della nostra stessa università. Con tanto di video, foto e identità ci dirigemmo in commissariato per denunciare la vicenda.
Dal primo istante in cui entrammo, lo sguardo dei carabinieri ci comunicò che non ci stavano prendendo sul serio. Facemmo il colloquio con le guardie, ma come al solito proprio coloro che dovrebbero essere responsabili della nostra sicurezza ci guardarono negli occhi e ci dissero:
“Beh! Che volete che vi dica… sono le solite sciocchezze del giovedì sera”
“Non so quanto vi convenga fare denuncia, anche perché poi ci andreste di mezzo anche voi”.
L’ennesimo caso di donne che decidono di non tacere e che non vengono prese con la dovuta serietà.
Solo che questa volta era diverso, questa volta era toccato a me.
Non posso descrivere a parole la tristezza e l’impotenza che ho provato, mi rimane solo da sperare che un giorno tutte le voci di noi donne provochino un frastuono così forte da risvegliare questa società dormiente e colpevole.
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