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Un’idea che si estende oltre il perimetro del nostro Centro

Cosa lega l’attività ordinaria del Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale a Sulaimaniya, in Iraq, e quella quotidiana delle botteghe artigiane di sarti, carpentieri nelle officine e i laboratori in città?

di Redazione - venerdì 8 novembre 2019 - 1887 letture

Ogni anno, a partire da febbraio, lo staff di EMERGENCY si prepara all’inaugurazione dei corsi di formazione professionale che riserviamo agli ex pazienti del Centro con l’obiettivo di insegnare loro ad esercitare un lavoro compatibile con la loro disabilità, a riacquistare fiducia in sé stessi e nelle proprie competenze.

Dopo la conclusione dei corsi, nel mese di giugno, lo staff del Centro è pronto ad accompagnare gli ex pazienti diplomati verso l’allestimento e l’apertura delle attività professionali all’interno degli spazi cittadini nelle proprie abitazioni. Con il conseguimento del diploma, ognuno di loro può contare sul supporto economico e gestionale di EMERGENCY per esercitare il mestiere che ha imparato grazie ai nostri formatori.

Ci piace ricordare questo progetto in autunno perché è un periodo che spesso segna nuovi inizi: gli studi, il lavoro, un viaggio, un’esperienza particolare. In qualche modo, anche a Sulaimaniya l’avvio dei corsi di formazione per i pazienti segna l’inizio qualcosa di bello, emozionante e stimolante, per le nostre attività ma soprattutto per le persone che curiamo.

Sarte, carpentieri, falegnami, esperti in lavorazione del PVC e del cuoio, fabbri, specializzati in idraulica ed elettrotecnica: vediamo ogni anno i nostri pazienti recuperare la volontà di impegnarsi per imparare un nuovo mestiere e guardare oltre l’orizzonte della propria disabilità fisica. Le protesi che indossano sono sviluppate e create direttamente nel Centro grazie all’aiuto dello staff tecnico e sostituite o adattate periodicamente al loro corpo in caso di bisogno.

Camminare per la città e scorgere le insegne delle attività aperte ci rende davvero orgogliosi, e ancora di più vedere i nostri pazienti tornare da noi per raccontarci le loro esperienze e i loro successi professionali.

È anche attraverso questo percorso di formazione che cerchiamo di dare ancora più valore all’idea di cura che mettiamo in pratica ogni giorno in questo Centro. Grazie a questa opportunità, e alla volontà di restituire un futuro ai pazienti mutilati e disabili, la cura si estende oltre il perimetro della struttura e raggiunge i laboratori dove ogni giorno chi ha ricevuto le cure nel nostro Centro ora può continuare a condurre una vita autosufficiente, non solo dal punto di vista fisico, ma anche economico.

Perché un programma di formazione professionale per pazienti disabili in Iraq? In un paese come l’Iraq, se si è disabili o amputati, reinserirsi nel tessuto sociale e ricominciare a vivere la propria vita nella maniera quanto più vicina a quella che si conduceva prima della perdita di un arto o della riabilitazione non è affatto semplice e scontato.

In un contesto gravato da instabilità politica e risorse economiche limitate, come quello iracheno, la disabilità — sia come eredità dei prolungati e ripetuti conflitti armati sia come condizione congenita — espone le persone al rischio concreto di discriminazione ed esclusione sociale, alla difficoltà di accesso ai servizi, all’istruzione, al lavoro diventando inevitabilmente causa di povertà ed emarginazione. Le donne sono i soggetti più esposti al rischio di esclusione, poiché la condizione di disabilità si somma alla percezione culturale della figura femminile nella società.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il supporto economico mensile erogato dal governo iracheno a ognuno dei circa 2 milioni di disabili presenti nel Paese è pari a 35 dollari, una cifra non sufficiente a garantire un livello di vita dignitoso. L’erogazione dei sussidi, inoltre, spesso è soggetta a ritardi.

Di fronte a un simile scenario, l’accesso al lavoro e a una fonte di reddito diventa un nodo cruciale da sciogliere per restituire alle persone disabili il ruolo che spetterebbe loro all’interno della società.

E proprio per questo motivo, la reintegrazione nel tessuto sociale dei nostri pazienti attraverso il programma di formazione professionale rimane una componente fondamentale delle attività nel nostro Centro di riabilitazione di Sulaimaniya. Dal 1998 a oggi, sono state oltre 360 le cooperative aperte con il nostro supporto, 11 quelle avviate solo nel 2018.

Il rischio quotidiano delle mine nel terreno Dei pazienti che riceviamo nel Centro, la maggior parte è vittima di mine antiuomo. Gli ordigni inesplosi disseminati sui terreni e sulle montagne irachene, e oggi diventati eredità mortali delle guerre precedenti durante la ritirata degli eserciti dal campo, ma anche di combattimenti e scontri più recenti, continuano a ferire e uccidere e rappresentano un rischio quotidiano per la popolazione che vive e si muove in questo territorio.

Con il passare del tempo, i processi di sminamento sono rallentati: negli ultimi 25 anni, gli incidenti da mina sono stati circa 14.000 nel solo Kurdistan iracheno, 6.000 le persone che hanno perso la vita.

Sulaimaniya Emergency

Testimonianza Gulstan

Un’amputazione dovuta a un incidente stradale subito all’età di 4 anni e la voglia di provare a rimettersi in gioco per sconfiggere paure e isolamento. Dal recupero della forza e della fiducia con i primi esercizi di riabilitazione all’apertura del suo laboratorio professionale. Continua a leggere… “Oggi mi sento più sicura, e amo il mio lavoro”


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