Un esempio trascorso di tentato abuso di democrazia
Prova certa di disuso delle vere competenze: TAV si/TAV no e il referendum.
L’eventuale attuazione del referendum per sciogliere il dilemma sulla realizzazione o no del TAV rappresenterebbe la fisiologica sintesi dell’insipienza della classe politica, dei partiti, dei media e del mondo satellitare che vi gira intorno. Piuttosto che un dirimente strumento di democrazia diretta, ne costituirebbe una sorta di vilipendio d’uso. Sarebbe come volere impiegare lo strumento costituzionale di consultazione della volontà popolare per decidere se puntare alla roulette sul rosso o sul nero.
Quando ai cittadini mancano sia i parametri elementari di valutazione tecnica di un’opera ingegneristica di tali dimensioni e sia quelli relativi alla valutazione dei suoi effetti economici nel medio-lungo periodo, qual altro valore potrebbe assumere una consultazione siffatta?
Anzi, come si fa ad avanzare una proposta del genere quando nessuno degli organi istituzionali preposti ha ancora preso conoscenza e coscienza dello studio scientifico sui costi e benefici dell’opera, da loro stessi commissionato e a loro appena consegnato? E il cui esame richiederà l’attento studio di esperti tecnici, prima di essere passato al vaglio politico? Ma sarà mai letto? Io temo che non si perderà tempo a leggerlo (nonostante sia stato commissionato), tenuto conto che in Italia siamo andati sempre avanti a lume di naso.
Non per niente il presidente Chiamparino, in un recente confronto televisivo con il professore Ponti (responsabile dello studio in oggetto), ha affermato che di studi scientifici sul TAV ne sono stati fatti troppi: già sette; dato ribadito dall’onorevole Delrio (in Agorà) e validato scientificamente (sic) dall’alto della sua esperienza di “ex ricercatore” (?). Ebbene, questi due nostri onorabili rappresentanti politici non si rendono conto (per ignoranza specifica) di avere dato prova provata del contrario della tesi che volevano sostenere. Come dire che, loro malgrado, sono stati “rei confessi” di avere portato avanti una grande opera senza alcuna seria valutazione dei costi e benefici. Infatti, quando vi sono numerosi studi sullo stesso oggetto, vuol dire, quanto meno, che nessuno di essi è esaustivo e che, quindi, nessuno di essi ha un valore scientifico attendibile.
Ed ancora, perché i politici (partiti e parlamento) pensano di potere scaricare la responsabilità di una loro decisione su un elettorato non idoneo ad assumerla, con il pretesto che il referendum è uno strumento di consultazione veramente democratico? Lascio a voi la risposta!
Inoltre bisogna tenere presente che la valutazione tecnico-scientifica dei costi/benefici delle grandi opere, specie in un regime come il nostro di estreme ristrettezze economico-finanziarie, è indispensabile per poter pianificare le loro priorità. Come dire che la gravità della situazione economica e sociale non lascia spazio alle scelte politiche: in tempi di emergenza non c’è il tempo per le opere strategiche di medio o lungo periodo, ma per quelle indispensabili.
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