Un campo di calcio, i giovani disorientati

Il campo sportivo si può ripristinare, si può riempire di giovani entusiasti. E’ una questione di forte volontà di una comunità che deve darsi carico dell’educazione delle nuove generazioni. La famiglia, la scuola, le istituzioni pubbliche e private hanno questa basilare responsabilità.

di Antonio Carollo - martedì 24 giugno 2008 - 2804 letture

Trabia è una cittadina di quasi 9.000 abitanti. Sorge su un luogo molto avvantaggiato per la frequenza dei propri giovani alle scuole superiori di Termini, Bagheria e Palermo e alle relative palestre. Lodevolmente è stato costruito un bel palazzetto dello sport, dove ci si può allenare e fare diversi sport. Mi risulta che è usato intensamente da una valorosa squadra di volley femminile. Io stesso ho vi assistito un giorno ad una avvincente partita, in cui la mia brava nipote, Francesca, ha fatto un figurone. Ci sono le condizioni insomma per la creazione di associazioni sportive e per fare sviluppare tra i giovani una forte propensione alla pratica sportiva. Non riesco a capire perché il campo di calcio, costruito con tutti i requisiti richiesti dalle autorità sportive, da diversi anni è abbandonato a se stesso, non è frequentato, non vi si svolgono tornei giovanili, i manufatti sono in decadenza. Di tanto in tanto un manipolo spontaneo di ragazzini ci va a tirare quattro calci su un fondo ormai degradato e non certo agevole; le sbucciature dei ginocchi non si contano. Se non ricordo male qualcuno da qualche parte ci ha tirato fuori un suo orticello. Ma posso sbagliarmi. In questo blog una Signora ha lamentato civilmente questa grave trascuratezza e si è rivolta agli amministratori comunali. Credo che non abbia avuto alcuna risposta. Non mi meraviglia. L’estensore di queste modeste note tante volte ha sollevato problemi molto seri per Trabia: evidentemente il palazzo comunale è una fortezza impenetrabile. Nel caso del campo sportivo in malora non tutte le colpe sono degli amministratori. Se nessuno reclama un campo curato ed efficiente, fatalmente il problema finisce per scomparire dall’agenda dell’assessore allo sport. Mi domando: come è possibile che i giovani trabiesi si disinteressino di uno sport, il calcio, che può dare sapore e senso ai loro verdi anni? Non esistono a Trabia associazioni, sodalizi, squadre, gruppi giovanili per invocare e pretendere la disponibilità di una struttura sportiva, in piena efficienza? I paragoni sono sempre antipatici. Non vorrei fare la figura dell’emigrante viddanu arrinisciutu che vanta i pregi del luogo dove è costretto a vivere, a nevrotico contrappeso di una perdita che brucia. Pregi e difetti sono dovunque. Qualche volta però il confronto può essere utile. Viareggio è, diciamo, cinque volte più grande per abitanti rispetto a Trabia. Una piccola città. Dispone di una quindicina di campi scuola per il calcio, oltre allo stadio per 6-7.000 spettatori e a diversi impianti per altri sport. . Fin dai 7-8 anni i bambini (certo, non credo tutti) vengono iscritti ad una società e consegnati (per dire) alle cure di istruttori. Per tutta l’infanzia e l’adolescenza continuano a frequentare i campi di calcio partecipando ai regolamentari tornei organizzati dalle federazioni. Per esempio: da questi campi è uscito Marcello Lippi, il commissario tecnico della Nazionale campione del mondo. Per quanto riguarda Trabia le cose non sono semplici, me ne rendo conto. Neanche si può dire che le colpe siano tutte dei giovani. E’ una situazione figlia di un ambiente che non riesce a scostarsi dall’inerzia per tradurre in comportamenti la consapevolezza, che pure possiede per l’alto indice di scolarizzazione oltre l’obbligo di legge, dei propri diritti e doveri. Sappiamo che le cause sono un ginepraio di fattori storici, ambientali, di costume, di mentalità, compresa la complicità di un clima (atmosferico) che spinge alla rilassatezza. Non è questa la sede per parlarne. Conosciamo gli effetti devastanti e paralizzanti di un simile stato di cose. Pensate come si sta distruggendo il paesaggio di Trabia, tra i più suggestivi della Sicilia, con l’attuale selvaggia e volgare speculazione edilizia o ai due invidiati castelli che stanno cadendo in rovina. L’abbandono di un campo sportivo è un problema, tutto sommato, modesto, ma è la spia di una mancanza, di un vuoto che attanaglia la comunità trabiese. E’ una delle prove visibili di una condizione giovanile smarrita, lasciata a se stessa, senza stimoli, senza autostima, senza interlocutori responsabili, preda di falsi miti creati da una società materialistica, su cui grava, per giunta, come un macigno la massa delle cause del sottosviluppo meridionalistico. Allora? Non c’è nulla da fare? No, c’è molto da fare, e si può fare. Tutto è nelle possibilità dell’uomo. Il campo sportivo si può ripristinare e si può riempire di giovani entusiasti. E’ una questione di forte volontà di una comunità che deve darsi carico dell’educazione delle nuove generazioni. La famiglia, la scuola, le istituzioni pubbliche e private hanno questa basilare responsabilità.


Il campo di calcio abbandonato, una lettera del Sindaco di Trabia

All’amico e concittadino Antonio Carollo va dato atto della Sua sensibilità, attenzione e vicinanza ai problemi che interessano questa Comunità cittadina.

Il tema che, questa volta, ha attenzionato, e cioè lo stato di dissesto e degrado dell’area dove una volta sorgeva un Campo Sportivo utilizzato da una squadra di calcio che partecipava ai campionati federali per dilettanti, è meritevole di considerazione.

Va detto, subito, che la rievocazione storica ha grande significato e và sottolineato che i fatti citati si riferiscono al passato: la storia, purtroppo, a Trabia si è fermata nell’anno 1990; dopo di allora è subentrato il silenzio, l’apatia, l’inerzia, l’indifferenza che, nonostante la lubrificazione degli ingranaggi operata in questi tre ultimi anni con tutto l’olio di oliva prodotto nel territorio comunale, non si è ancora riusciti a superare.

Nella Relazione Sindacale di fine anno 2007 queste considerazioni vengono più diffusamente esplicitate e ad esse si rimanda per una ulteriore, approfondita riflessione.

All’epoca – tra il 1983 ed il 1990 – avevamo realizzato un Campo di calcio con relativi spogliatoi, un Campo di tennis, una pista di pattinaggio e/o di pallavolo-pallacanestro con separati spogliatoi, con il risultato di una viva, attiva partecipazione giovanile in termini di attività agonistica, sportiva ed associativa.

Poi, successivamente, col passare del tempo tutto si è bloccato ed è andato in malora precipitando nell’oblio e nel dimenticatoio.

L’attuale Amministrazione, volendo sviluppare una politica in favore dei giovani e dell’Associazionismo e ritenendo che la presenza di strutture sia quanto mai essenziale, di ausilio al perseguimento di tali obiettivi, si è mossa nel senso di predisporre un progetto generale di ristrutturazione dell’intera area sportiva, prevedendo la realizzazione di un campo di calcio e relativi spogliatoi, una piscina coperta attrezzata, un campo di tennis ed un parcheggio a servizio della struttura.

In assenza di finanziamenti pubblici e non volendo sovraccaricare il Comune di debiti, mediante contrazione di mutui con il “Credito Sportivo”, ci si avvarrà anche in questo caso, come per i 750 loculi cimiteriali, in corso di realizzazione, della procedura del project finance, in modo da garantire non solo la realizzazione ma anche e soprattutto un’oculata gestione aperta ai ragazzi ed ai giovani del paese.

L’adozione di tale procedura, permette, anche, la riduzione dei tempi di realizzazione, come è dimostrabile con l’analoga esperienza in fase di svolgimento, ed offre, finalmente, dopo tanti anni il recupero di un’area di proprietà comunale che, oggi, versa in uno stato di totale abbandono.

Le note dell’Amico Antonio sono, sempre, puntuali, gradite ed utili; ma sarebbe stato tanto meglio se Antonio, invece, di fare l’osservatore acuto ed intelligente, da lontano, avesse partecipato, accettando l’invito ad una collaborazione più diretta e ravvicinata.

Grazie Antonio per quello che pensi e che scrivi.

Con affettuosa, immutabile amicizia. Totò Piazza


Dubito che un impegno diretto del sottoscritto nell’Amministrazione di Trabia avrebbe sortito un qualche effetto. Avrei avuto l’abilità, per fare un esempio, di convincere i consiglieri comunali ad occuparsi del piano regolatore e, quindi, della salvezza dalla cementificazione del territorio di Trabia, anziché dichiararsi “incompatibili” non attivandosi a rimuovere i presupposti di questa pretesa “incompatibilità”? Ben altre energie, che le mie, occorrerebbero per ribaltare una situazione incancrenita che marcia speditamente sul piano inclinato del progressivo assottigliamento di ogni chance di valorizzazione delle risorse ambientali, paesaggistiche, storico-culturali e di sviluppo di Trabia. La tristezza che ho colto nella relazione dell’anno 2007 per gli scivolamenti verso un insidioso stato di impoverimento dei trabiesi è la spia di un’ardua obiettiva difficoltà nella conduzione della cosa pubblica nel contesto di un ambiente così chiuso e refrattario ad ogni discorso che ponga al centro il futuro della comunità. Ciò nonostante sarei felice di poter dare una mano se cause di forza maggiore non mi inchiodassero in un luogo così lontano da Trabia. La vicenda del campo di calcio abbandonato e in degrado mi sembra sintomatica della della mancanza di fiducia della società trabiese verso se stessa. Non basta ricostruire quanto è stato realizzato vent’anni prima. Nel decennio trascorso la condizione giovanile si è ulteriormente deteriorata. Il solo intervento sulle infrastrutture di servizio non basta. La popolazione non ha la forza, né la voglia, di intraprendere un percorso di emancipazione civile. Troppo oscuro vede l’avvenire dei propri figli, troppo aleatorie le possibilità di riscatto da uno stato di. frustrazione e di avvilimento. Ogni visione di un domani le è preclusa. Il muro degli interessi particolari e dell’inadeguatezza della classe politica le appare insormontabile. A Palermo è andato alle urne il 41 per cento degli elettori. Non si vede un barlume di cambiamento. Disincanto e repulsione ormai dominano nella coscienza comune. Vince la corsa dei più spregiudicati verso l’intruppamento nelle clientele politiche, in cerca di protezione e vantaggi, o il cedimento alle estemporanee lusinghe clientelari, mentre i giovani sono assenti, inerti o perduti dietro miti e chimere, creati ad arte, quando non sono preda dell’alcol, della droga, del nichilismo, della violenza e del malaffare. La notizia che ci dà il Sindaco Piazza in sé è estremamente positiva e come trabiesi gliene siamo grati. Ma il lavoro più difficile è quello da fare sul tessuto sociale, cioè sulle famiglie, sugli studenti, sull’associazionismo e il volontariato, da parte, in primo luogo, delle istituzioni locali, per non ritrovarci tra dieci anni, di nuovo, con gli scheletri e i ruderi delle opere oggi ricostruite. A.C.


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