Un benessere passeggero
Un benessere passeggero / di Alessandra Calanchi. - Senigallia : Ventura Edizioni, 2023. - pp. 56. - (Palestra di poesia). - ISBN 979-12-81388-33-8.
Un benessere passeggero. Due parole racchiudono già un dialogo, una posizione esistenziale, un’aspettativa e una difesa, prima della più grande e abbandonata accettazione. Il movimento di apertura è il tentativo di chiarire cosa è benessere e cosa è passeggero: entrambi sono qualcosa che passa, qualcuno che viaggia. L’essere, forse, nel suo continuo discontinuare la vita. Forse. Il dialogo è fra sé e sé, con il sé stesso (a) di chi scrive, col suo dubbio filosofico sulla possibilità che un bene essere duri, e col libro, che ha chiamato chi scrive a entrare nella sua splendida dominazione, il quale non ha uscita che non riporti al suo interno, come avverte Edmond Jabès. Un interno che si espande nella dimensione del tempo (in -e- terno, basta una lettera per cambiare tutto) in rapporto con l’incalcolabile moltitudine dei lettori: i viventi, ma in dialogo a loro volta, come chi scrive, con realtà invisibili, i morti in primo luogo, così presenti, cari e importanti, e cercati per un consiglio e un contatto con ciò che ci pervade in mancanza, soprattutto nelle società cosiddette tradizionali e nel mondo greco antico, come vediamo in Luciano di Samosata, e in poesie di questa silloge, in cui il dialogo si estende al cosiddetto animale che fu compagno di vita.
- Copertina di Un benessere passeggero, di Alessandra Calanchi
Dialogo col libro, cui partecipa chi scrive e quell’altro di sé che abita al suo interno, così familiare e così estraneo, così intimo e così distante e imperscrutabile. “Nell’armadio, le camicie/Sistemate secondo il colore/E il tessuto./Libri spolverati e scambiati di scaffale/Per autore, formato, editore./Ogni cosa al suo posto./Solo un top sfuggito alla retata/Sporge da sotto il letto”.
Dialogo con lo spirito che aleggia sulla parola, o forse sull’abisso da cui sorgono i mondi, e la spinge all’impresa impossibile del dire. Questo spirito è la poesia, che gioca e si mostra fuggevolmente, come la volpe - dice Wallace Stevens - che rapida compare e subito si infratta nella macchia. Non meno evanescente è il soggetto, dissipato nel tempo: “Non ricordo/ Cos’ho fatto mercoledì scorso/Né quello prima/Né giovedì, o venerdì/E a essere onesto neanche ieri/ [...] Non ricordo nemmeno/Chi sono/A volte/ Alle prime luci dell’alba/Quando il mondo/ È sospeso/In un sogno arancione/[...]"
Soggetto che talora invoca il tempo per preservare intatti gli affetti, e la propria non negoziabile intimità, come in Ai miei genitori: "Ero sempre nervosa/ Quando uscivo dal cinema/O tornavo da un viaggio./In tutti gli altri casi/Avevo fretta./Devo andare/Ho tanto da fare/Ci vediamo/Ci sentiamo/Vi chiamo. [...]".
Chi è l’autore del libro? Il quesito, che coinvolge Valéry e Mallarmé, è di quelli destinati a restare senza risposta, ma che sono molto utili da formulare. C’è in ballo l’essenza della poesia, cosa è, cosa fa poesia, e chi la detta. La lettura, ogni volta rivelatrice e sempre chiaroveggente, dei testi di questa scrittrice, che chiama in causa le figure e le vicissitudini dell’esistenza, per arrivare poi molto lontano, e in terre non viste prima, facendo balenare una luce che cambia il mondo e trasforma il proprio particolare in tratto spirituale della comunità vivente, sembra confermare la distanza della poesia dal quotidiano soggettivo, dalla realtà personale degli affetti e dalle realtà del mondo di cui pure è l’immagine nascosta, da ogni narrazione che abbia un senso riconosciuto, dai pretesti e strumenti narrativi usati. A chi scrive è richiesto di accettare ciò che si esprime di universale, e che per attimi di visibilità rappresenta l’autore senza storia e senza nome, senza genere né età, e di affrontare il rischio di una perdita di riconoscibilità del mondo, in una separazione dal vecchio che è richiesta per entrare in quelli nuovi, cui la poesia, qui questa poesia, conduce.
Pietro Pascarelli è psichiatra, psicoanalista, saggista, autore di testi in campo psicoanalitico, antropologico, letterario. Ha pubblicato nel 2022 la raccolta di poesie Strada Statale 92. la terra in cielo. Ha curato insieme a Giovanni De Renzis un volume di scritti propri e di autori vari su James Joyce (JOYC’E’. Dalla gaia scienza di Ulisse alla scienza nuova di HCE, Cronopio 2023). Ha tradotto raccolte di poesie di Hart Crane, racconti e romanzi di Henry James, H.G. Wells, Edith Wharton, Thomas Hardy, H.P. Lovecraft. Ha scritto su Doppiozero, Le parole e le cose, il Manifesto, Psicoterapia e Scienze Umane, European Journal of Psychoanalysis. Vive a Reggio Emilia.
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