Un atto di pirateria in acque internazionali
È accaduto ciò che era stato preventivato; e ancora peggio qualcuno – come il governo italiano - lo aveva addirittura auspicato: imbarcazioni battenti bandiera italiana assaltate e italiani sequestrati da Israele.
È accaduto ciò che era stato preventivato; e ancora peggio qualcuno – come il governo italiano - lo aveva addirittura auspicato.
Le navi – anche battenti bandiera italiana – impegnate nella Global Sumud Flottilla siano state oggetto di un assalto militare israeliano con un atto di pirateria e i pacifisti a bordo (ovviamente disarmati) sono stati catturati (= sequestro di persona) e portati, contro la loro volontà, nello stato di Israele.
In sintesi, le barche della Global Sumud Flottilla, quando si trovavano ancora in piene acque internazionali, intorno a 60 miglia dalla costa palestinese, come riportavano i TG che trasmettevano la diretta dell’evento, sono state assaltate dall’esercito israeliano, calpestando senza alcuna pietà – come stanno facendo da anni nella stessa striscia di Gaza - il Diritto Internazionale.
Il Diritto internazionale prevede che nessuno Stato possa sequestrare navi battenti bandiera straniera in acque internazionali, a meno che non vi siano evidenti atti illegali in mare o traffici illeciti e nulla di tutto ciò riguarda la Global Sumud Flotilla in quanto si trattava di un’iniziativa interamente civile e pacifica – di carattere umanitario – finalizzata a consegnare aiuti umanitari a una popolazione stremata dalla fame e dall’assedio. Peraltro, a fronte di questo abuso, Israele giustifica l’operazione sostenendo ragioni di sicurezza, ma tale versione non regge di fronte alle norme del Diritto Internazionale.
L’assalto israeliano non è quindi soltanto un atto ostile verso centinaia di pacifisti, ma rappresenta una vera e propria violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, della Carta dell’ONU e dei principi fondamentali di sovranità degli Stati, dal momento che le navi italiane – e anche quelle degli altri Stati - sono da considerarsi territorio dello Stato di cui espongono bandiera a tutti gli effetti.
Di fronte a ciò, le domande che si impongono sono chiare: Come potrà il governo italiano giustificare il silenzio di fronte all’atto di pirateria effettuato dall’esercito israeliano e al successivo sequestro dei propri cittadini e rappresentanti istituzionali?
Quale ruolo dovrà assumere l’Unione Europea, che ha visto alcuni suoi parlamentari catturati in acque internazionali?
E soprattutto: fino a quando la Comunità Internazionale potrà tollerare che il Diritto Internazionale venga sistematicamente calpestato?
Oggi non si tratta soltanto di difendere la Global Sumud Flottilla, ma di difendere l’idea stessa che il mare sia spazio di libera navigazione. Se l’Italia e l’Europa non avranno il coraggio di rivendicare l’abuso patito dai propri cittadini e il rispetto della legalità internazionale, allora la pirateria avrà vinto non solo al largo delle coste della Palestina, ma sarà un incentivo per qualunque altro stato canaglia.
Bibliografia e riferimenti utili
Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS, Montego Bay, 1982) – in particolare art. 87 (libertà di navigazione), art. 92 (giurisdizione esclusiva dello Stato di bandiera), art. 101 (definizione di pirateria).
Carta delle Nazioni Unite (1945) – art. 2, par. 4 (divieto dell’uso della forza).
Comunicati ufficiali Global Flotilla Coalition (Global Sumud Flotilla, sito ufficiale, comunicati stampa).
Rapporti ONG: Human Rights Watch, Amnesty International, B’Tselem (Israele) → spesso denunciano violazioni di blocchi navali e diritti umani.
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