Un amico poeta

di Cesare Piccitto - venerdì 9 giugno 2006 - 2609 letture

intervista a Giuseppe Ximenes

di Cesare Piccitto

Giuseppe Ximenes nasce a Catania nel 1959. Dopo la maturità intensifica il suo impegno letterario. Affronta molteplici tematiche nelle sua poetica, caratterizzata principalmente da una precisa e evoluta produzione da cui è scaturita la raccolta inedita dal titolo: ” Il volto del presente ”. Ximenes vive da sempre a Palagonia in provincia di Catania. Ultimamente il periodico “Sotto il vulcano” gli ha dedicato uno spazio della sezione cultura.

Da diversi anni conosco Pippo ma non avevo mai saputo della sua dedizione e passione per la poesia. Da questo mio personale stupore nasce questo breve ed essenziale articolo-intervista. Il tutto si è svolto qualche sera fa nella sua terrazza davanti a un buon bicchiere di vino.

Come e quando è nata la voglia dentro di te di far poesia? In età adolescenziale, quando praticamente si comincia a conoscere e ad aver paura del mondo, quando si percepiscono fino in fondo le delusioni e le gioie. Da un misto di paura e coraggio di vivere che nascono le mie prime poesie.

Speravi di ottenere risultati da questa tua produzione? Se si ne hai ottenuti? Veramente ho cominciato a scrivere poesie perché avevo una voglia praticamente naturale di farlo non pensando ad ottenere risultati. Verso i diciotto anni partecipai e vinsi diversi concorsi di limitata rilevanza ottenendo grande soddisfazione personale. Tra le mie diverse poesie, ho concentrato la mia produzione sulla raccolta “il volto del presente”.

Come ti arriva la cosiddetta “ispirazione”? Qualcosa che nasce dentro e che cerco, spesso ostinatamente, di tradurre per farlo conoscere agli altri, un bisogno primario di comunicare stati d’animo e sensazioni.

Come arrivi dall’ispirazione alla poesia completa? Inizialmente mi concentro su un idea centrale, la materia prima, il tronco della poesia, come un artigiano quindi. Poi con svariati lavori di limatura anche per mesi, viene fuori quasi inaspettata la poesia, mi sento più un artigiano che un poeta insomma.

Qual è il linguaggio che usi, ti ispiri a qualcuno in particolare? Cerco di trovare un linguaggio mio. I modelli sono tutti e nessuno riferendomi a tutti i poeti italiani. Cerco di rendere letterario il linguaggio comune. Perché penso che questo sia un modo attraverso cui è possibile produrre arte e non artificio.

Quali sono le tematiche ricorrenti nelle tue poesie? Le poesie della mia raccolta principale contengono una certa continuità stilistica. Le tematiche sono di tipo paesaggistico, vi sono anche degli sguardi sensibili rivolti per lo più verso il sociale evidenziando anche il forte degrado che caratterizza i quartieri popolari.

Ultima cosa che ti chiedo è quale tecnica usi nella tua scrittura? Maggiormente l’endecasillabo, perché lo considero il più elegante tecnicamente parlando, della poesia italiana in genere. Non disdegno anche di usare rime, giochi e assonanze con le parole.

Versi tratti dalla poesia “ Figli fragili ”

I ragazzi che girano la notte per quel dedalo di viuzze povere…

Fra le gelide gambe sconosciute di nere dee misere e perdute.


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